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Inserita in Cronaca il 18/06/2021
da Cinzia Testa
MCL Trapani ricorda Pietro Morici, ucciso dalla mafia 38 anni fa
Il Movimento Cristiano Lavoratori della provincia di Trapani ha commemorato le vittime della strage di via Scobar a Palermo, in cui 38 anni fa morirono tre carabinieri, tra cui il valdericino Pietro Morici. Il presidente dell´Unione provinciale di MCL Trapani, Ubaldo Augugliaro, ha partecipato alla celebrazione eucaristica presieduta da mons. Aguanno, Assistente ecclesiastico provinciale del Movimento Cristiano Lavoratori di Trapani, tenutasi in Cattedrale con la partecipazione di una rappresentanza della famiglia Morici. Augugliaro ha presentato le ragioni per le quali si è voluto onorare liturgicamente la memoria di tre uomini dell´ Arma dei Carabinieri che 38 anni fa sono stati barbaramente uccisi da Cosa nostra a Palermo in via Scobar per porre fine al loro coraggioso impegno investigativo volto a contrastare il malaffare. In quell´attentato morirono il Capitano Mario D’Aleo, l’appuntato Giuseppe Bommarito e il carabiniere Pietro Morici, valdericino, della Compagnia dei Carabinieri di Monreale, tutti animati dal loro elevato senso del dovere, come lo era stato anche il predecessore Capitano Emanuele Basile, anche lui ucciso dalla mafia tre anni prima nel 1980, il quale, a sua volta, aveva raccolto il testimone del capo della Squadra Mobile di Palermo Boris Giuliano, dopo il suo omicidio. “Palermo e la sua provincia - ha detto Augugliaro - sono state e sono fortemente condizionate dalla presenza mafiosa nel tessuto sociale, da una mafia, già all’epoca, in grado di tessere relazioni con la politica e le istituzioni e di infiltrarsi persino fin dentro le Forze dell’Ordine”. Il Capitano Mario D’Aleo si avvaleva dell’appuntato Giuseppe Bommarito per la sua preziosa memoria storica per conoscere il territorio e le inchieste svolte dal suo predecessore Basile, e del giovane carabiniere Pietro Morici che gli collaborava, facendo anche da autista, per indagare su legami, relazioni e interessi economici, su attività imprenditoriali, riciclaggio e traffico di droga, varcando un limite per cui Cosa nostra, ordinò il loro triplice omicidio la sera del 13 giugno 1983 in via Cristoforo Scobar, dove abitava D’Aleo. Augugliaro ha aggiunto che nel 2007 per la loro morte ebbero una condanna definitiva all’ergastolo, in qualità di mandanti, i componenti della Cupola di Cosa nostra, Salvatore Riina, Michele Greco, Pippo Calò, ed altri e, in qualità di esecutori materiali, Michelangelo La Barbera, Francesco Paolo Anzelmo, Domenico Gangi, Giuseppe Giacomo Gambino e Salvatore Biondino.
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