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Inserita in Cultura il 30/01/2016
da Giusy Modica
LA CULTURA SHAOLIN
La cultura Shaolin, ribattezzata anche come la “cultura del benessere”, affonda le sue radici nel lontano V secolo, quando in Cina, sul monte santo Song Shan, venne edificato il monastero Shaolin, il famoso tempio buddista. La parola “Shaolin” è collegata a “Shaolin Quan“, un’arte marziale praticata dai monaci, che prevede, oltre un allenamento molto intenso, un percorso basato sulla meditazione, sfidando addirittura le leggi gravitazionali. Trent’anni dopo la fondazione del tempio arrivò dall’India un monaco di nome Bodhidharma, chiamato dai cinesi Ta Mo, che diede vita ad una nuova forma di buddismo ricca di meditazione statica. La sua dottrina divenne il fondamento di una nuova scuola della filosofia buddista, il Buddhismo Ch´an, definito successivamente dai giapponesi Buddhismo Zen. Il patriarca di Shaolin, Bodhidharma, apprese dal maestro Buddha il metodo di realizzazione spirituale del “dhyana” (meditazione), insegnato allora ai discepoli come mezzo per realizzare il sé, e con il nome di “Ch’an” lo introdusse in Cina. L’istituzionalizzazione del Ch’an all’inizio del primo millennio, portò con sé la necessità di integrare il sistema didattico istantaneo con la disciplina graduale, per assicurare l’illuminazione alla crescente ed eterogenea popolazione monastica. Oggi nella dottrina Chan, disciplina e misericordia vanno di pari passo, perciò anche se i monaci sperano sempre nella misericordia speciale del Signore, non sprofondano nell’ozio in attesa di ricevere un favore così raro, ma adempiono sempre i loro doveri. La vita del monaco shaolin è molto equilibrata in quanto guidata da un apparato di norme che prende il nome di “codice gerontologico”, che regola ogni cosa, in modo che niente venga trascurato. Nella sua giornata, otto ore sono dedicate alle necessità del corpo, come mangiare dormire, lavarsi i vestiti, pulire la propria stanza ecc..; otto ore sono dedicate ai doveri sociali, come lavorare, svolgere il proprio servizio per il monastero, praticare il kung-fu, accudire i bambini o i maestri anziani; e otto ore vengono interamente dedicate alla pratica spirituale, che include l’adorazione del Signore Buddha nel Tempio, la meditazione, lo studio dei Testi Sacri, e la preghiera. Questa vita regolata è necessaria, perché senza regole anche la virtù scivola nel vizio. La disciplina spirituale mira alla liberazione dalle illusorie suggestioni imposte dalla mente attraverso la pratica della meditazione, che riporta alla luce i contenuti psichici sprofondati nell’inconscio, per conoscerli, selezionarli e gestirli, in modo da smantellare i condizionamenti mentali. L’allenamento del fisico si lega a quello della mente secondo la sincronia tra i movimenti del corpo, generata dall’intenzione e dalla strategia, conferenti “sapore e ritmo” agli stessi movimenti. L’armonia tra corpo e mente, che prende il nome di "Qi", stimola la concentrazione, favorendo la buona riuscita di ogni attività del quotidiano: la professione, lo sport, la famiglia e le altre relazioni ne possono trarre ottimi vantaggi.
Palermo 30 Gennaio 2016
Giusy Modica Consulente per la salute con lo sport presso l’Associazione Anas zonale Oreto. Per informazioni e appuntamenti chiamare al numero 091-336558 dalle ore 9:00 alle ore 13:00.
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