Inserita in Sport il 16/02/2015
da Gabriele Li Mandri
Il punto sulla Serie A: e l’Italia s’incazza
Conferenza stampa precedente a Empoli-Milan: Pippo Inzaghi si presenta di fronte alle telecamere urlando “siamo tutti incazzati”. Alla luce di quanto visto al Castellani nell’anticipo pranzereccio della domenica, ad incazzarsi dovrebbero essere i tifosi milanisti, costretti ad assistere all’ennesimo scempio (1-1 il risultato finale), frutto di una squadra costruita senza né capo né coda. Ma i rossoneri possono quanto meno sorridere: non sono gli unici ad averne le scatole piene. Parafrasando “Il secondo tragico Fantozzi” e le conseguenze di quel film (in realtà mai esistito) la cui visione il prof. Riccardelli impose agli impiegati insieme alla “Corazzata Kotiemkin”: e alla fine l’Italia s’incazzò davvero.
Bizze presidenziali, intercettazioni assassine, allenatori che prendono granchi colossali, giocatori in vacanza-premio a febbraio: non c’è che dire, è stata una settimana ricca di motivi di incazzamento. Chiedere ad esempio ai supporters blucerchiati: avevano una squadra che funzionava come un orologio svizzero, che macinava punti su punti, e se la sono vista stravolgere sotto al naso nel mercato di gennaio. Via Gabbiadini (3 gol in 3 partite con la maglia Napoli), dentro Eto’o e Muriel, reduci da infortuni o da stagioni non esattamente glorificanti. Ferrero fa, Ferrero disfa: da vero presidente sanguigno, la Samp è come pongo nelle sue mani, è un giocattolo che può prendere forme diverse a seconda delle bizze del suo presidente. Risultato? 5 scoppole dal Torino, un pareggio col Sassuolo e la fresca sconfitta per 2-1 in casa col Chievo. E la settimana prossima c’è il derby della Lanterna. Altro che film sulla storia di Eto’o con Morgan Freeman protagonista, Ferrero rischia ben altro flop al botteghino: qui non è Hollywood.
Non stanno meglio i tifosi del Carpi, e non per motivi legati alla loro squadra: primi in Serie B a +6 sul Bologna, stanno vivendo il sogno di una storica promozione nel calcio che conta. Ma non tutte le cenerentole sono così tanto apprezzate: a Lotito, ad esempio, le favole devono proprio stare antipatiche. La sua telefonata a Pino Iodice, “grande amico” nonché dirigente dell’Ischia, resa pubblica dallo stesso Iodice, lo sta confermando. In merito ad una discussione sui diritti tv, il presidente laziale (fra le altre cose) s’è lasciato scappare un poco edificante “se mi porti su il Carpi... se mi porti squadre che con contano un c… fra due o tre anni non c’abbiamo più una lira”. Poveri carpigiani, vai a spiegarglielo che il calcio di oggi preferisce alle favole il volgar denaro.
Per non parlare dei tifosi romanisti, oramai ufficialmente passati dal profumo dell’annata giusta al puzzo del vino rancido che, purtroppo, sa sempre più di vecchio: la Juve oramai è distante 7 lunghezze, il sogno scudetto definitivamente tramontato, le prestazioni della squadra in caduta libera come la borsa di Wall Street nel 1929. Col derelitto Parma è arrivato il 5 pareggio nelle ultime 6 partite e, soprattutto, non è andato via quell’alone di scoramento, di sufficienza, di pigrizia che oramai sembra diventato il marchio di fabbrica delle prestazioni romaniste. A nulla è servito il ritorno di Gervinho e di Doumbia dalla Coppa d’Africa: al di là delle prestazioni personali, quando si rompe qualcosa c’è poco da fare. E non parliamo solo dei delicati equilibri di una squadra.
Scegliamo volontariamente di chiudere, come la settimana scorsa, col Palermo del fumantino Zamparini: strano a dirsi, ma anche lui s’è incazzato. E di brutto. Motivo? Non il solito allenatore, perché i rosanero stanno viaggiando a vele spiegate verso un posto in Europa grazie ad un Dybala sempre più strabiliante, anche quando non va in rete o non fa assist decisivi. E il povero Iachini sta facendo di tutto per non dargli un motivo valido per l’esonero. Allora cosa c’è che non va? C’è che Dybala, per citare le parole del presidente, “è in mano a procuratori corrotti che non pensano al suo bene ma solo ai soldi”: cioè, leggendo fra le righe, c’è che Dybala (in scadenza a giugno 2016) ha giustamente chiesto un corposo adeguamento del contratto dato che le big farebbero a gara per riempirlo di soldi. Trattare con Zamparini, però, significa dirgli si e basta: ed infatti sarà cessione anticipata in estate. Solo che Zamparini si consolerà con una trentina di milioni, i tifosi rosanero no. Insomma: “Siamo tutti incazzati”, per dirla alla Pippo Inzaghi.
Gabriele Li Mandri
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