Inserita in Salute il 22/03/2013
da redazione
Leucemia: possibile riprogrammare cellule
È una terapia che modifica geneticamente le cellule del sistema immunitario dei pazienti, riprogrammandole: il trattamento è finito sotto i riflettori perchè, per la prima volta, ha fatto regredire la leucemia linfoblastica acuta, un tumore del sangue molto aggressivo e generalmente letale, in un paziente adulto già gravemente malato.
Tutte le tracce della patologia, spiegano i ricercatori del Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di New York, autori dello studio pubblicato su 'Science Translational Medicine', sono scomparse in otto giorni. Tanto che gli stessi scienziati definiscono al di là delle previsioni una «risposta così profonda e rapida».
Il trattamento, va precisato, è sperimentale; è stato usato solo in un piccolo numero di pazienti e non ha avuto gli stessi effetti in tutti. Gli esperti, tuttavia, lo considerano un approccio promettente per una serie di tumori, inclusi altri tipi di neoplasie del sangue e di organo, come la prostata. I pazienti arruolati nello studio erano stati sottoposti a chemioterapia senza risultati e hanno tentato poi la via del nuovo trattamento.
La terapia cellulare sperimentata è simila a quella usata su una bimba di 7 anni, Emma Whitehead, che era in fin di vita e, circa un anno fa, ha visto regredire la sua malattia. Stesso approccio anche per un gruppo di adulti con leucemia cronica (con un trattamernto chemioterapico fallimentare alle spalle), per i quali si sono registrati risultati positivi.
Questi studi erano stati condotti dall'University of Pennsylvania e ricerche collegate erano state promosse anche dal National Cancer Institute. Ma la terapia cellulare non era mai stata provata negli adulti con leucemia linfoblastica acuta, una malattia che ha una percentuale di cura del 40% negli adulti, contro l'80-90% registrato nei bambini. Il trattamento consiste nell'estrarre le cellule T del sistema immunitario, che normalmente combattono i virus, dal sangue dei pazienti. Su queste cellule i ricercatori fanno un'operazione di ingegneria genetica: viene usato un virus disattivato come vettore per portare nuovo materiale genetico all'interno delle cellule, per riprogrammarle e renderle capaci di riconoscere e uccidere le cellule colpite dal tumore (i linfociti B, portatori di una particolare proteina sulla loro superficie).
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