Inserita in Nera il 22/03/2013
da redazione
Non mandavano i figli a scuola
Cinquantadue persone sarebbero responsabili del reato di inosservanza dell'obbligo dell'istruzione scolastica perchè non avrebbero assicurato la regolare frequenza alle lezioni ai loro figli. Ad accertare il reato, con l’aiuto dei presidi delle scuole di Erice e di Trapani, nell’ambito di una serie di controlli effettuati nelle ultime settimane, sono stati i carabinieri di quartiere delle Stazioni di Trapani e di Trapani Borgo Annunziata. I militari dell’arma avrebbero verificato che le persone coinvolte nell’inchiesta si sarebbero rese responsabili di non aver provveduto ad assolvere l’obbligo di accompagnare a scuola i propri figli non provvedendo così alla loro scolarizzazione obbligatoria. Si tratterebbe di persone residenti nelle zone maggiormente degradate della città. Nomadi ed extracomunitari che, pur domiciliando stabilmente nel nostro territorio, solitamente sfuggono al censimento ed istruiscono i propri figli a fare lo stesso e, anche per quanto riguarda i cattivi insegnamenti, si sa, imparano in fretta.
Secondo quanto accertato dalle indagini, i cinquantadue denunciati non si sarebbero minimamente curati di impartire ai figli neppure i rudimenti dell’istruzione scolastica. Uno scenario, questo, che si inserisce all’interno di un più ampio e triste quadro. Quei bambini imparano, ad esempio, che al posto dei libri è meglio lavorare (nel migliore dei casi) oppure… oppure, all’interno di quel quadro, che spesso facciamo finta di non vedere volgendo lo sguardo altrove, le pennellate di colore possono diventare sempre più cupe come le storie che ogni singolo personaggio rappresentato racconta. Storie di vite difficili dove ogni persona diventa bocca da sfamare ma contemporaneamente dalle braccia che devono diventare presto forti per lavorare o veloci, come le gambe, per rubare.
Tele che narrano di genitori per caso, o per forza, che probabilmente vivono in baracche e ringraziano un qualsiasi dio per l’arrivo della primavera ogni 21 marzo dell’anno. Genitori che rubano (anche) le infanzie che non tornano più, che impongono un futuro come quello che qualcun altro, a loro volta, ha imposto loro non sapendo che invece un libro non è una perdita di tempo. A volte, tra loro, c’è chi si sente inferiore rispetto al figlioletto di soli 7 anni che ha imparato a leggere, scrivere e far di conto. E’ sulla strada che loro sono più bravi e più forti, hanno più esperienza e tante cose da poter insegnare al piccoletto. Con i libri, invece, dovrebbero imparare per non sentirsi “piccoli” né farsi vedere tali e, come se non bastasse, dovrebbero pure lavorare per due o per tre. Il delirio di questa gente arriva fin qui ed oltre. A tutela dei più piccoli c’è la legge ma applicarla non è sempre così facile. Questa volta i Carabinieri hanno vinto su più fronti.
Marina Angelo
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