Inserita in Sport il 24/11/2014
da REDAZIONE REGIONALE
Milan-Inter 1-1: un derby d’altri tempi
Un derby d’altri tempi: esattamente. Guardando i primi minuti del primo tempo ci si è resi subito conto che uno dei derby più famosi della storia, in quella storia c’è proprio rimasto. Sembrava di essere tornati indietro al lontano 1857 quando, nella pacifica città di Sheffield, Nathaniel Creswick fondò la prima squadra di calcio al mondo. Un calcio antico, preistorico, senza regole ben definite, dove addirittura ci si chiedeva se fosse stato giusto mantenere l’usanza per cui anche le mani andavano bene per scagliare la palla in rete.
Ora, non che questo c’entri granché con il nostro caro derby targato novembre 2014. Non c’entra col glorioso Sheffield e non c’entra con l’harpastum, l’antenato greco del football, così come non c’entra con il cinese tsu’ chu, che al posto della palla prevedeva le teste dei soldati nemici. C’entra invece con la vecchiaia di un calcio che non ne vuole sapere di progredire, di scrollarsi di dosso la sua polvere, di darsi una regolata. Novembre 2014: Milan e Inter han dato vita ad un derby che è l’espressione dell’arretratezza del calcio italiano, una condanna morale per chiunque si ricordi la bellezza e l’importanza delle stracittadine degli anni ’90 e 2000. Come si fa a chiamare “calcio” una partita dove, per assistere a 2 passaggi di fila riusciti senza intoppi, bisogna ubriacarsi per vedere doppio. Ditecelo voi.
Ed è questo che i primissimi minuti del derby han reso manifesto ai milioni di telespettatori sparsi per il globo: il gioco del calcio, signori, non è più di casa a Milano. Telefonare ore pasti a Casa Milan o alla Pinetina per farsi indirizzare da chi, quel tipo di calcio, sta almeno provando a metterlo in pratica, in Italia. Errori tecnici che farebbero scalpore persino in prima categoria, calcioni gratuiti, allucinanti occasioni da rete gettate al vento da El Shaarawy e Icardi manco fossero la reincarnazione calcistica di Egidio Calloni. Una tristezza tale da far rimpiangere i tempi in cui Inzaghi e Mancini, invece che sgolarsi inutilmente in panchina, mostravano sul rettangolo verde cosa significava essere italiani, cosa voleva dire giocare a calcio.
Ed invece la partita di ieri sera può semplicemente riassumersi in un gol di Menez tanto meraviglioso quanto estemporaneo, ed in un gol di Obi finito all’angolino giusto perché Lopez, già autore di due miracoli, s’era preso una meritatissima pausa caffè. Un pareggio inutile per entrambe le squadre, che continuano a navigare là dove meritano: a metà classifica. Vincere avrebbe significato avvicinarsi al terzo posto del Napoli, all’Europa che conta, ma forse questo pareggio è stato un gesto di clemenza divina: 2 punti in più avrebbero solo illuso chi, da quell’Europa, è distante in realtà anni luce.
Gabriele Li Mandri
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