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Inserita in Sport il 20/10/2014 da redazione

Serie A: il punto sulla 7° giornata

Serie
Dopo due settimane di astinenza ecco che tornano finalmente le emozioni della Serie A: una giornata, quella che si concluderà ufficialmente lunedì col posticipo fra Genoa ed Empoli, che ci ha regalato discrete emozioni e importanti movimenti in classifica.

UN SASSUOLINO NELLA SCARPA

Doveroso partire dallo scontro a distanza destinato ad animare le tante giornate che restano da giocare: Juve e Roma, che saranno (si spera) protagoniste in settimana nei duri campi europei della Champions, ci han messo poco per smentire il pronostico di una Juve lanciatissima non sempre per esclusivi meriti dei propri 11 in campo. È stato un sabato eloquente, il loro: la Roma ha confermato che se non ci si mettono gli arbitri di mezzo, oggi è quella che in Italia gioca il calcio migliore meritando un primato che attualmente non c’è, e non è detto che mai ci sarà. La Juve, invece, ha dimostrato ancora una volta che in avanti fatica paurosamente e che se non le sblocca Tevez, le partite si complicano persino se l’avversario si chiama Sassuolo, ex-ultima in classifica. Reduce, da spettatrice, dalla passeggiata della Roma ai danni del Chievo, la squadra bianconera ha affrontato il classico sparring partner voglioso di scherzetti: Il Sassuolo ha avuto il grande merito di giocarsela a viso aperto, approfittando delle amnesie di Evra e dei miracoli di un Consigli in versione Superman. Di buono c’è, per i bianconeri, che finalmente s’è sbloccato Pogba e, in assenza di un Vidal sempre più ai margini per infortuni e per proprie colpe, se torna al 100% il francese potrà fare la differenza in ottica scudetto. Oggi, però, nella corsa al tricolore, la Juve ha dovuto fare i conti con un “sassuolino” nella scarpa.

UN MILAN MADE IN JAPAN

Del Milan s’è detto di tutto in estate: che non era una squadra completa, che non aveva giocatori all’altezza e che mister Inzaghi fosse troppo esordiente per gestire una situazione societaria che aveva già portato al collasso un allenatore navigato come Allegri. Non ci sono soldi, di fatto non c’è quasi più un presidente e il mercato “only zero parameters” è sempre sinonimo di una bella grattata al fondo del barile eppure, nonostante le pessime premesse, i rossoneri stanno facendo un piccolo miracolo con l’attuale 4 posto ad una sola lunghezza dalla zona Champions. Gran parte di quel miracolo, almeno stando ai numeri, è merito del giapponese Honda: parametro 0 per eccellenza, il suo “acquisto” era stato apertamente motivato con questioni riguardanti il marketing in Oriente, ed il buon Keisuke nulla aveva fatto, nei suoi primi 6 mesi italiani, per smentirlo. La poca corsa, la poca tecnica e la palese inutilità in un calcio diverso da quello dei cartoni di Holly e Benji sono oggi un lontano ricordo: grinta, sacrificio difensivo, dribbling, sinistro micidiale e persino una sconosciuta spietatezza in zona gol gli sono valse l’attuale primato di capocannoniere del Milan e della Serie A, con 6 gol all’attivo (due oggi), in concomitanza con Tevez e Callejon. Quando i soldi mancano, c’è poco da fare: l’economico Made in Japan si rivela sempre la scelta più azzeccata.

MARO’, CHE INTER-NAPOLI

Citando un freschissimo Tweet di Pepe Reina, portiere del Bayern ma con il Napoli ancora nel cuore, il posticipo di lusso fra Inter e Napoli è stato da “Marò”, da mettersi le mani nei capelli. Una partita a lungo bloccata dall’indecisione e dalla paura di finire peggio dei rivali, esplosa all’improvviso negli ultimi 15 minuti del match con dei continui botta e risposta emozionanti e divertenti, ha confermato che le difficoltà di queste due squadre riflettono momenti e ambizioni diverse: il Napoli è stata una big fino a qualche mese fa, prima di uscire malamente ai preliminari di Champions e di subire l’inevitabile contraccolpo psicologico, e lo 0 nella casella dei gol segnati da Higuain rispecchia questo momento di appannamento e di mancanza di fiducia nei propri, grandi, mezzi. L’Inter, dal canto suo, avrebbe tutto per essere una grande ma viene frenata dall’inesperienza e dalla discontinuità che, non a caso, è il marchio di fabbrica del suo giocatore di maggior talento, Hernanes. Quattro gol in 15 minuti, che potrebbero anche essere una delusione visto il piccolo punticino andato a entrambe, lasciano però intravedere che il potenziale c’è: bisogna solo che i “Marò” diventino di stupore e non di delusione.



 

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