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Inserita in Cronaca il 16/05/2025 da ALESSANDRA GIANNOLA

Come si effettua la clorazione shock per l’acqua della piscina: procedimento e modalità

Come

La clorazione shock è un intervento intensivo pensato per sanificare a fondo l’acqua della piscina, riportandola in condizioni ideali per il bagno. Si tratta di un’operazione straordinaria che prevede l’uso di una quantità di cloro molto più alta del normale, utile per eliminare alghe, batteri e residui organici che con il tempo possono accumularsi. Ma come si esegue correttamente questo trattamento d’urto per sanificare l’acqua della piscina? Scopriamolo insieme in questo articolo.

Quando è necessario fare il trattamento d’urto?

Questo tipo di trattamento non va fatto ogni giorno, ma è fondamentale in alcuni momenti specifici della gestione della piscina, ossia:

  • all’apertura stagionale, dopo un lungo periodo di inattività;

  • prima della chiusura invernale, per mettere “a riposo” la piscina in condizioni igieniche ottimali;

  • quando l’acqua diventa torbida o verde, spesso a causa della proliferazione di alghe.

Durante l’estate, gli agenti atmosferici (sole, pioggia, vento) e l’uso frequente della piscina possono alterare l’equilibrio chimico dell’acqua, anche se i trattamenti regolari vengono rispettati. In questi casi, la concentrazione standard di cloro può non bastare, e una disinfezione d’urto diventa l’unico modo efficace per riportare tutto alla normalità.

Quale tipo di cloro è più adatto?

Per un trattamento shock efficace, è consigliabile usare il dicloro granulare, che contiene circa il 60% di cloro attivo. È una soluzione particolarmente apprezzata per la rapidità di scioglimento e l’efficacia immediata, senza lasciare residui. In alternativa, si può ricorrere al tricloro al 90%, che però richiede un’attenzione maggiore: si scioglie lentamente e non va mai gettato direttamente in piscina, soprattutto se è presente un rivestimento in liner o se viene introdotto negli skimmer, poiché i granuli possono risultare abrasivi per le superfici interne. Oltre alla versione in granuli, però, il cloro per piscine è disponibile in vari formati, come liquido o in pastiglie, ognuno adatto a situazioni e modalità d’uso diverse.

Come eseguire correttamente la clorazione shock

È fondamentale conoscere bene ogni fase del trattamento d’urto, perché anche piccoli errori possono compromettere la disinfezione o, peggio ancora, danneggiare l’impianto e rendere l’acqua inadatta alla balneazione. Vediamo quindi insieme, passo dopo passo, come effettuare la clorazione shock in modo sicuro e con i risultati desiderati.

1. Controllare i parametri dell’acqua

Prima di tutto, è importante verificare il livello di pH presente, che deve essere intorno tra 7,2 e 7,6. Un pH troppo basso rende l’acqua acida e può corrodere le superfici, oltre a causare irritazioni a pelle e occhi. Dall’altra parte, un livello troppo alto può ridurre notevolmente l’efficacia del cloro e quindi facilitare la formazione di alghe e batteri. Proprio per questo, anche la concentrazione di acido cianurico va monitorata: un valore corretto (intorno a 60 ppm) protegge il cloro dai raggi UV, ma se troppo elevato può rendere inefficace il disinfettante.

2. Dosare il cloro

Per il trattamento shock si utilizzano circa 15-20 grammi di dicloro per ogni metro cubo d’acqua, ovvero circa il doppio del normale. Per una piscina da 100 m³, ad esempio, servono tra i 1.000 e i 2.000 grammi di prodotto. Ovviamente, il dosaggio può variare in base alla condizione dell’acqua e al tempo che si è disposti ad aspettare prima di tornare a fare il bagno. È importante tenere a mente che, dopo il trattamento, la piscina non può essere utilizzata fino a quando il cloro libero non scende sotto 1 ppm, il che può richiedere da 24 a 72 ore.

3. Sciogliere il cloro correttamente

Il cloro in polvere non va mai versato direttamente in vasca, ma è meglio prima diluirlo in un secchio o contenitore con circa 20 litri d’acqua, mescolando finché non si è completamente sciolto. Dopo aver impostato l’impianto di filtrazione in modalità “ricircolo”, si può versare la soluzione nella piscina, con calma, distribuendola in più punti per evitare concentrazioni elevate in una sola zona.

4. Attendere e monitorare

Dopo aver completato la clorazione shock, bisogna poi monitorare regolarmente i livelli di cloro residuo. Solo quando il valore rientra nei limiti consigliati si può tornare a utilizzare la piscina. In caso contrario, si può usare un riduttore di cloro oppure aspettare il naturale abbassamento dei valori.

Se l’acqua è ancora torbida?

A volte può succedere che, anche dopo la clorazione shock, l’acqua resti verde o opaca. Questo accade quando ci sono microparticelle sospese troppo piccole per essere trattenute dai filtri. È il caso in cui diventa necessario ricorrere ai flocculanti, cioè sostanze che aggregano queste particelle rendendole più grandi e facilmente filtrabili. I flocculanti, disponibili in formato liquido o in pastiglie, aiutano a rimuovere alghe, detriti organici, residui di calcio o metalli e altra sporcizia introdotta da agenti atmosferici o bagnanti.

 

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