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Inserita in Politica il 04/06/2021
da Cinzia Testa
In arrivo i miliardi del Recovery Plan. Il Sud non è riuscito a spendere i fondi già stanziati da tempo
La storia si ripete: le risorse ci sono ma non si riescono a spendere. Il rilancio del Sud così stenta a decollare. E i dati lo dimostrano chiaramente: 47,3 miliardi di euro erano stati programmati nel Fondo per lo Sviluppo e la Coesione dal 2014 al 2020, ma ne sono stati spesi poco più di 3 miliardi (circa il 6.7%). Solo nel 2017, 647 opere pubbliche sono state avviate ma mai completate e guarda caso ben il 70% di queste opere sono ubicate al Sud, per un valore di circa 2 miliardi di euro. Dati, questi, che il Presidente del Consiglio Draghi ha comunicato qualche giorno nel corso di una iniziativa presente la ministra per il Sud e la coesione territoriale Mara Carfagna. Nei prossimi sette anni per il Mezzogiorno si avranno a diposizione 210 miliardi di euro di risorse pubbliche, (per oltre due terzi finanziati dal Recovery Plan), i fondi strutturali 2021-2027, compresi quelli per lo sviluppo rurale (Feasr) oltre che il Fondo sociale (Fse) e il Fondo per lo sviluppo regionale (Fesr). La quota nazionale arriva dal cofinanziamento obbligatorio dei fondi strutturali europei e soprattutto (56 miliardi) dal Fondo sviluppo e coesione. L’importo aumenta con la quota di 29,7 miliardi della programmazione 2014-2020 che l’Italia deve ancora spendere entro il 2023. Nel dettaglio le somme saranno così ripartite: 82 miliardi per Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, 9 miliardi per il Fondo Europeo per lo sviluppo rurale 2021/2027, 8,4 miliardi per il REACT-EU (assistenza alla ripresa per la coesione e i territori d´Europa), 56 miliardi per il Fondo sviluppo coesione, 54,3 per i fondi strutturali FESR - FSE. Non si può dire allora che il Sud non possa decollare e allinearsi finalmente al resto del Paese, eliminando questo divario con il Nord, ormai sempre più distante, e adeguarsi così ai ritmi di crescita del resto del Paese e perché no, anche alla media europea.
Da sottolineare infine che la parte più consistente è quella di oltre 80 miliardi che arriverà dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, (PNRR) e che il 37% delle risorse andrà alla transizione verde e il 20% a quella digitale. Gli investimenti saranno in infrastrutture, sia fisiche sia digitali, per la mobilità sostenibile ma anche in istruzione e ricerca, inclusione e coesione sociale e per la salute. Tra le opere più significative che il PNRR dovrebbe avviare sono il potenziamento della rete ferroviaria esistente e la realizzazione di nuove linee Alta Velocità lungo il meridione. Un obiettivo primario per rilanciare così sia gli investimenti e la spesa pubblica nel settore delle infrastrutture e dei trasporti e sia in un’ottica di raggiungimento degli obiettivi europei di riconversione ecologica e decarbonizzazione. E chissà magari un giorno i 100 km tra Palermo – Trapani, si potranno percorrere in treno in meno di 7 ore.
Enza Maria Agrusa
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