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Inserita in Un caffè con... il 15/01/2021 da Cinzia Testa

Diego Fusaro: “Per la prima volta nella storia dell’umanità vengono trattati come malati anche i soggetti sani”

Intervista a Diego Fusaro, intellettuale dissidente e non allineato, come lui stesso si definisce, insegnante di filosofia presso l’Istituto Alti Studi Strategici e Politici di Milano (IASSP), saggista e autore di diversi libri, di cui citiamo il più recente: “Difendere chi siamo: Le ragioni dell’identità italiana”, edito da Rizzoli.

Mi vuole parlare del suo punto di vista sulla crisi scaturita dal Covid-19?

In estrema sintesi è chiaro come il sole che è sacrosanto lottare contro il virus, potenziare la sanità, ma non si può usare il virus per ridurre libertà e diritti. Cosa che invece viene fatta, con conseguenze paradossali: il virus continua a esserci e a generare problemi sanitari, mentre i diritti no, stanno venendo meno ormai da mesi.

Cosa pensa della ventilata obbligatorietà del vaccino?

Si può discutere se sia opportuno fare il vaccino, se abbia delle controindicazioni, se sia effettivamente protettivo e permetta il ritorno alla normalità. L’obbligo mi pare che sia incostituzionale, salvo errore, e quindi penso si debba puntare al massimo sull’educazione, non certo sull’obbligo; obbligatorietà che non è mai indice di democrazia di uno Stato.

Come valuta lo strumento del Dpcm, al quale ha abbondantemente fatto ricorso il nostro Presidente del Consiglio? È d’accordo con chi rinviene in esso profili di incostituzionalità?

In estrema sintesi e premesso che io non sono un costituzionalista, l’idea che mi sono fatto alla luce di uno studio della questione è che il Dpcm esiste ed è una forma ampiamente prevista dalla Costituzione; quello che è più problematico è che si possa governare ormai quasi da un anno a colpi di Dpcm ormai marginalizzando la normale attività democratico parlamentare.

E concorda con chi definisce il lockdown come una forma di “arresti domiciliari”?

Beh, lockdown tradotto alla lettera quello vuol dire. Se lo cerchiamo sui dizionari è di fatto la reclusione coatta che si applica nelle carceri, quindi sì sono arresti domiciliari naturalmente presentati come una forma di terapia per l’intera società, ma che sul piano politico hanno una funzione evidentemente repressiva, autoritaria.

Qual è la vera differenza tra l’attuale pandemia e tutte quelle che hanno colpito il mondo nei secoli? Come il colera o la spagnola del secolo scorso. E soprattutto qual è la differenza nel modo di affrontarle da parte dei governi?

Dunque, intanto mi risulta che sia aperto un dibattito scientifico nel tentativo di classificarla come pandemia o come epidemia. Le pandemie hanno numeri più alti, basti pensare alla peste di manzoniana memoria. Prendendo proprio ad esempio i Promessi Sposi di Manzoni ci accorgiamo che molte figure ritornano sempre invariate: c’è l’untore, c’è il Don Ferrante che crede che in realtà non esista il malanno, c’è il conte Attilio che vive spensierato, ma andando a fondo c’è una grande differenze tra questa e tutte le altre: mi pare che per la prima volta nella storia dell’umanità si trattino come malati anche i soggetti che sono sani. In ogni pandemia era ovviamente sacrosanto isolare i contagiati, ma mai era passato per la testa di trattare l’intera società come malata a colpi di lockdown e quarantene. Persino i protagonisti del Boccaccio che si isolano e discutono tra loro, lo fanno volontariamente, non vengono costretti alla domiciliazione forzata. E’ una loro scelta per fuggire dalla società in ciò imperversava la peste. Bisognerebbe farlo anche oggi, isolarsi in campagna e spegnere le tv e dialogare di arte e cultura.

Secondo lei perché siamo arrivati a questo cambiamento?

A mio giudizio l’argomento è di ordine biopolitico per dirla con Foucault. E’ chiaro che l’epidemia, o pandemia, che realmente esiste è da subito diventata una ghiotta occasione per il potere per riorganizzare la società usando l’emergenza come metodo di governo e come base per una nuova razionalità politica che si fonda sull’emergenza e che in nome dell’emergenza limita l’attività dei parlamenti, le libertà e i diritti. Questo è quello che sta avvenendo a mio avviso.

Lei ha parlato spesso di phobopolitica

La phobopolitica, come io la chiamo, consiste esattamente in questo, in questa strategia del terrore che soprattuto tramite i media terrorizza la popolazione. Pensiamo ad esempio alle immagini di Bergamo, diventate un macabro spettacolo mediatico con il quale si è trasmesso un messaggio chiarissimo: “non vi azzardate a uscir di casa e a non rispettare le nostre norme perché altrimenti finite come i morti di Bergamo“. Questo è il terrore sanitario: la mancanza d’aria, i tubi, le terapie intensive, è una narrazione terroristica che fa leva sulla paura per indebolire la razionalità delle persone e indurle ad accettare tutto ciò che il potere vorrà imporre.

Perché secondo lei anziché procedere con un lockdown generale, scelta attuata da svariate nazioni europee, in Italia si persevera con la classificazione in zone?

Io credo sinceramente che stiano cercando in ogni modo di evitare un secondo lockdown totale, perché intanto sarebbe la sconfitta nella gestione della pandemia, che si rileverebbe inutile così come svolta finora e poi perché il lockdown generale significherebbe, credo, la morte definitiva della società e dell’economia in italia. Quindi credo che stiano cercando di fare il possibile per evitarlo con esiti molto discutibili in molti casi, ma prendiamo atto che infondo anche loro hanno capito che alla lunga il lockdown può risultare distruttivo e generare delle rivolte.

Perché secondo lei abbiamo registrato approcci di carattere completamente opposto tra la gran parte dei governi ed altri, genericamente classificati di destra o populisti? Pensiamo ovviamente a Trump negli Stati Uniti, Bolsonaro in Brasile e Jhonson in Gran Bretagna.

Dunque, Jhonson si è rivelato alquanto contraddittorio nella sua gestione, anche perché dopo un iniziale tentativo di tenere tutto aperto si è trovato lui stesso coinvolto dal covid e ha fatto retromarcia. Bolsonaro in Brasile ha gestito l’epidemia lasciando tutto aperto e Trump pure. Però bisogna mettere anche altri Stati nel paniere di quelli che non hanno fatto il lockdown e hanno lasciato tutto aperto e che non sono Stati propriamente di destra. Penso alla Bielorussia comunista di Lukashenko o alla social democratica o presunta tale Svezia. Quindi non credo sia questione di destra o di sinistra, ma di diversa prospettiva.

E lei tra le due prospettive quale pensa sia più efficace?

Tra questi esempi riportati credo che quello più interessante sia quello svedese, la Svezia non ha fatto lockdown perché ha un sistema sanitario piuttosto robusto, frutto della vecchia social democrazia scandinava che ha lasciato qualcosa probabilmente. L’opposto della discutibile scelta degli Stati Uniti di lasciare tutto aperto pur non avendo un sistema sanitario adeguato ad affrontare una simile emergenza.

Come si prefigura questo 2021?

Credo che sarà la continuazione del 2020 con esiti ancor più tragici, perché chi ha resistito faticosamente nel 2020 capitolerà nel 2021. Credo che per tutto il 2021 rimarremo all’interno delle grinfie del leviatano terapeutico, come io l’ho appellato.





Cinzia Testa

 

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