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Inserita in Politica il 01/06/2018 da Direttore

Approvata dal Parlamento Europeo la petizione dei magistrati Onorari sull´abuso dei contratti a tempo determinato

Approvata
Il 31 maggio 2018 è stata approvata dal Parlamento in seduta plenaria, a larghissima maggioranza, la Risoluzione sulla risposta alle petizioni riguardanti la lotta alla precarietà e all’abuso dei contratti a tempo determinato, proposta dalla commissione PETI e, in particolare, dall’attivissima europarlamentare Eleonora Evi M5S, , oltre che da Eleonora Forenza e dal suo gruppo GUE, che sono riusciti, questi ultimi, a far inserire nel testo definitivo emendamenti di rafforzamento della risoluzione sulla condanna alla precarizzazione dei rapporti di lavoro, nonché dall’attuale Ministro alla disabilità e alla famiglia, il leghista Lorenzo Fontana, che personalmente, quando era europarlamentare, ha sostenuto le petizioni dei giudici di pace presentate da Unagipa, discusse nella ormai storica seduta del 28 febbraio 2017 davanti alla commissione PETI. 
Non vi è dubbio che questa azione sinergica M5S – Lega a livello europeo abbia determinato l’inserimento nel contratto di programma del nuovo Governo, nato proprio il 31 maggio 2018 contestualmente all’approvazione della Risoluzione del Parlamento Ue, della questione della tutela effettiva dei diritti economici, normativi e previdenziali dei magistrati onorari .
Si è trattato di un grande successo italiano, perché, per la prima volta, europarlamentari italiani, cittadini italiani con le loro petizioni in materia di precariato pubblico, assistiti dagli avvocati Vincenzo De Michele e Sergio Galleano , sono riusciti a far fotografare, in un testo ufficiale dell’unica Istituzione Ue che rappresenta tutti i cittadini europei dei 28 Stati membri dell’Unione, l’inerzia della Commissione europea nei confronti della corretta applicazione da parte degli Stati membri della direttiva 1999/70/CE sul lavoro a tempo determinato.
Certamente, non si tratta di un atto legislativo del Parlamento Ue, ma di un atto di indirizzo, che però ha una valenza politica formidabile, perché cambia gli obiettivi delle Istituzioni europee, in specie del Consiglio e della Commissione, ad orientarsi verso un’implementazione effettiva del Pilastro sociale europeo e all’abbandono delle politiche di flessibilità deregolativa dei rapporti di lavoro.
E’ un atto di indirizzo molto duro nei confronti degli Stati membri, ad adeguare la normativa interna alla regola del contratto a tempo indeterminato come forma comune dei rapporti di lavoro, applicando la giurisprudenza della Corte di giustizia, come la sentenza Mascolo del 26 novembre 2014, espressamente citata in nota 1, che al paragrafo 55 prevede, come misura effettiva per rimuovere l’abusivo ricorso ai contratti a tempo determinato anche nel pubblico impiego, la trasformazione a tempo indeterminato del contratto dopo 36 mesi di servizio anche non continuativi con lo stesso datore di lavoro.
E’ evidente che, dal 31 maggio 2018, in Europa come in Italia dovranno cambiare le politiche del lavoro e gli obiettivi politico-sociali delle Istituzioni sovranazionali, oltre che di quelle nazionali. 
La Commissione dovrà quindi attivare tutte le procedure di infrazione per violazione della direttiva 1999/70/CE, dimostrando una grande capacità di ripensamento delle proprie disastrose scelte operative, che hanno accompagnato e spesso provocato, per la mancanza di controlli, il diffondersi della precarietà lavorativa e la legittimazione degli Stati membri alla deregolazione forsennata dei rapporti di lavoro.

Certamente nel percorso per arrivare all’attuale Risoluzione del Parlamento contro la precarizzazione dei rapporti di lavoro,  un ruolo determinante lo hanno svolto le istanze e le petizioni di Unagipa e della magistratura onoraria discusse il 28 febbraio 2017 davanti alla Commissione PETI, quando l’Unione europea si è accorta, dopo il Consiglio d’Europa, della gravità del problema di mancanza di tutele effettive economiche, normative e previdenziali dei giudici di pace, dei got e dei vpo, di quella parte della magistratura nazionale che, con grande efficienza, risolve il 50% del contenzioso, in sede civile e in sede penale.

Riguardo le petizioni dei giudici di pace e dell’Unagipa, la  risposta del Parlamento Europeo è tanto più clamorosa , considerato che la riforma Orlando proprio per permettere l’”utilizzo” di magistrati onorari senza riconoscere ad essi alcuna tutela previdenziale e lavoristica, li aveva qualificati come semplici “volontari”.


In breve la magistratura onoraria grazie alla riforma del  Ministro Orlando, invece di essere rafforzata,  è stata spogliata delle seppur minime prerogative di cui usufruiva nello svolgimento delle funzioni, come ad esempio quello di godere di tesserino di riconoscimento per l’accesso qualificato negli  uffici giudiziari , essendo  stato ritirato su disposizione del Ministero di Giustizia al fine della distruzione, in quanto troppo simile a quello di cui godono i Magistrati di ruolo.

Il richiamo esplicito nella risoluzione del Parlamento Europeo sul precariato  delle  petizioni inoltrate da numerosi magistrati onorari italiani,  comporta inequivocabilmente il pieno riconoscimento ad essi  della  qualifica di lavoratore a tempo determinato.
 

Pertanto UNAGIPA sente propria  quella Risoluzione del Parlamento Europeo, come vittoria inaspettata contro tutti coloro che considerano i magistrati onorari come amministratori della giustizia di serie B o C, da calpestare e da sfruttare perché il sistema giustizia funzioni perché altri se ne prendano i meriti.




 

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