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Inserita in Cultura il 30/03/2018 da Direttore

"Lu cannatuna" o "u pupu cu l´uovu" simbolo della rinascita continua a vivere ad Alcamo

Lu cannatuna
"Lu cannatuna" o "u pupu cu l´uovu" vuol dire pupazzo con l´uovo. In realtà, solo raramente raffigura un bambolotto, considerato che l´iconografia dolciaria e la simbologia cristiana ha sempre preferito puntare sugli animali e, in maniera particolare, come avviene in molte città dell´isola più bella del Mediterraneo, la Sicilia, sugli uccelli, con una prelidizione per la colomba, simbolo di pace quanto mai appropriato nel periodo pasquale.

(afu) È un dolce legato intimamente alla Pasqua, tipico e fortemente amato in Sicilia, che viene realizzato, dalle mani sapienti di molte donne nelle famiglie (ancora, per fortuna in quelle attuali), nei conventi (specie quelli di clausura), nei panifici o nelle pasticcerie (le più sapientemente legati alla tradizione) per i giorni di questa festa dedicata alla resurrezione del Cristo morto. A seconde delle aree geografiche dell´isola dove viene realizzata (diffusissima, ovunque), assume forme e denominazioni diverse. Fa chiaramente parte della pasticceria siciliana e nessuno può rinunciarvi in prossimità della santa Pasqua. È una ricetta comune in tutta la regione, tramandata su figli ingialliti dal tempo, da madre in figlia, che cambia soltanto di denominazione da zona a zona così, nel trapanese lo chiamano "campanaru" (ad eccezione nell´alcamese, la città di Cielo d´Alcamo, dove è chiamato "cannatuna"), nel catanese "cuddura cù l´ova", nel ragusano, ad esempio, "panaredda" e nell´agrigentino "palummedda".

Solo in origine, come si diceva precedentemente, rappresentava un pupazzo ("pupu"), solo dopo, con il passare degli anni il simbolo più realizzato è la colomba che inglobava l´uovo sodo. Naturalmente la fantasia dei pasticcieri lo ha più volte trasformato ed è così che sono nate altre forme. Evidentemente, tralasciando il valoro della forma, quel che più conta in termini di cristianità è l´uovo che simboleggia la Santa Pasqua.

La tradizione dell´uovo, infatti, è fatta risalire a prima della nascita di Cristo. Slegandolo, dunque, dal cristianesimo al quale, invece, pare adesso profondamente in simbiosi. Si narra che furono i persiani, qualche secolo prima della venuta di Cristo, a scambiarsi uova di gallina in primavera in occasione proprio del cambio della stagione. Era, evidentemente, collegata detta tradizione, non solo all´arrivo dei mesi delle abbondanti raccolte di messi e prodotti agricoli, ma addirittura all´inizio del nuovo anno. Quale migliore rinascita, paganamente parlando, svuotando il simbolo dei valori legati al cristianesimo, che qulla che assicurava la primavera. Le uova si schiudevano, le piante si riempivano di foglie, fiori, frutti, gli animali si riproducevano e dai mari s´aveva copiosa produzione di pesci. Dette usanze, con l´arrivo del cristianesimo, si fusero in ogni parte del mondo mettendo assieme paganità e riti religiosi, e l´uovo è diventato, non solo per i più piccoli, il punto d´incontro dei quattro elementi dai quali ha avuto origine e l´ha tuttora la vita: l´acqua, l´aria, la terra e il fuoco.

L´uovo diventa, così concepito, un rilevante simbolo di nascita. Ogni essere umano, nonostante sia così solo parzialmente, nasce da un uovo, dalla fecondazione di un uovo, tutta la vita promana da lì e non per caso originariamente la solennità della Pasqua veniva appellata, con una buona e consolidata ragione, "Pasqua d´uovo", ed era festeggiata, ovunque, con la distribuzione di uova sode colorate e benedette in chiesa. Molte di queste uova decorate artisticamente a mano, alcune di esse impreziosite da piccole opere d´arte oggi sempre più difficile a trovare considerata la minore pazienza di chi prima vi si dedicava con energia e passione la settimana che precedeva la domenica delle Palme.

´U pupu cù l´uovu", oggi pregevolmente prodotto dal panificio di Filippo Bongiorno, con la preziosa collaborazione della moglie e dei due figli Piero e Rosanna (che dedica il suo tempo, da pregevole docente, per la verità, a ricercare, tra manoscritti, ricette e tradizioni da tutelare), al di là delle simbologie, è molto atteso dai bambini (e non!) che sono sempre ben felici di gustarli e tenerli vicino per la forte valenza simbolica che hanno. Chi volesse possederne uno, arricchire la propria casa, far gioire i propri figli, può ancora correre ad Alcamo, in corso dei Mille, al panificio da Filippo Bongiorno, un vero e ineguagliabile laboratorio artistico e culturale, per non permettere che anche questa tradizione muoia come le tante che, purtroppo, vivono solo sui libri di antropologia ed etnostoria (afu).

 

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