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Inserita in Politica il 04/06/2016
da REDAZIONE REGIONALE
LUMIA - INTERROGAZIONE AL MINISTRO DELL’INTERNO
Premesso che:
la cittadina di Corleone ha vissuto un periodo positivo, seppur faticoso e travagliato, di liberazione dall’egemonia mafiosa con scelte senza precedenti sul piano amministrativo. Ma anche su quelli culturale, sociale e religioso, a partire dalla stagione post stragi del ‘92-‘93;
non sono stati anni facili, vista la scelta dei boss Riina e Provenzano di far continuare a crescere a Corleone le loro famiglie, sicuri di avere nella cittadina una sorta di protezione e legittimità sociale di tipo mafiose. Negli anni minacce, attentati e financo omicidi si sono susseguiti per riaffermare la centralità mafiosa di Corleone in alternativa alla centralità antimafiosa che man mano si diffondeva nella comunità territoriale e che si accreditava, conquistando consensi e legittimazione tra i cittadini e i giovani, in Italia e del mondo intero;
nell´attività mafiosa spicca il ruolo della famiglia Lo Bue, ma non va trascurato neanche il ruolo delle famiglie Garriffo, Spatafora, Grizzaffi, Di Miceli e Di Marco. In particolare i Lo Bue sono stati capaci di tenere insieme famiglie del calibro di Riina, Provenzano e Bagarella e di evitare divergenze, alcune delle quali anche di dominio pubblico;
a Corleone la pax mafiosa ha retto all´arresto di Riina, prima, di Bagarella, dopo, e infine anche di Provenzano. Così anche dei principali esponenti della cosca del corleonese, compreso Giovanni e Giuseppe Riina. Quest´ultimo di recente balzato agli onori della cronaca per l´intervista realizzata dalla tv di Stato, dove adoperando un linguaggio mafioso, chiaro ed esplicito, si è proposto come nuovo capo di Cosa nostra, lanciando un messaggio a quanti pensano di potere fare a meno del ruolo della famiglia mafiosa di Corleone;
di recente, l´amministrazione comunale è stata sottoposta a una rigorosa verifica da parte della Commissione prefettizia per verificare le infiltrazioni mafiose e il grado di collusione dell´amministrazione stessa. Circostanza che ha esposto in negativo il Comune in quanto nuovamente permeabile, dopo tanti anni, alle infiltrazioni di Cosa nostra. Una responsabilità che l´attuale amministrazione rischia di scaricare sulla vita dei cittadini che in questi anni, nella stragrande maggioranza dei casi, hanno fatto di tutto per percorrere cammini di legalità e sviluppo;
un segnale di gravissima regressione si è registrato di recente con l´ennesimo "inchino" o "fermata", verificatasi proprio alcuni giorni fa durante la processione religiosa di San Giovanni, sotto casa di Ninetta Bagarella, sorella di Leoluca e sposa di Totò Riina. Corleone sembrava ormai fuoriuscita da questo genere di rituali. Invece, nonostante il cammino innegabile e positivo fatto dalle parrocchie, dai gruppi associativi del mondo cattolico, dalla scuola, dal mondo del volontariato e dell’associazionismo, da quello sindacale … questa battuta d´arresto la dice lunga su quanto bisogna lavorare sui fronti culturale e educativo per prevenire e curare il cosiddetto "sentire mafioso",
si chiede di sapere:
quali azioni si intendano intraprendere per impedire la ripresa collusiva di Cosa Nostra con la vita politica, istituzionale e sociale di Corleone, valutando azioni repressive e di prevenzione personale e patrimoniale da attivare su larga scala contro tutti gli indiziati di mafia;
quali progetti culturali, sociali ed economici si intendano promuovere per riportare il cammino di Corleone ai valori di legalità e di sviluppo che ha saputo percorrere negli ultimi venti anni, al di la degli schieramenti.
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