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Inserita in Cultura il 26/05/2016
da Giusy Modica
LA FOTOGRAFA ALCAMESE, FRANCESCA BOSCO, AL VERNISSAGE "OMAN, IL FASCIO DISCRETO DEL SULTANO"
Giorno 25 Maggio 2016 a Milano, presso la “Palazzina Appiani” (Arena Civica, viale Byron) è stata inaugurata la mostra fotografica dal titolo “OMAN, IL FASCIO DISCRETO DEL SULTANATO”. Al vernissage ha partecipato con le suoi scatti, anche la fotografa alcamese Francesca Bosco, poiché selezionata da una giuria qualificata, tra numerosi candidati provenienti da tutta l’Italia. Il Sultanato dell´Oman è uno stato asiatico situato nella porzione sud-orientale della penisola arabica. È bene precisare però che già l’anno scorso, la signora Bosco aveva esposto i propri scatti raffiguranti, le bellezze paesaggistiche e i momenti di vita quotidiana del sultanato, presso il Museo della Permanente di Milano. Tra gli scatti più apprezzati della fotografo alcamese, vi sono sicuramente quelli intitolati “Gemelli”, “Dune rocciose” e “Moltiplicazioni di Pesci”.
A seguito di questo invito al vernissage, Agostino Ferrara, studente di giurisprudenza all’Università di Palermo e collaboratore giornalistico presso “Io Studio News” dell’Ersu di Palermo, ha deciso di intervistare la signora Bosco. Riportiamo qui di seguito la breve intervista:
- Da quanto tempo fa questo mestiere?
Faccio questo mestiere da quando avevo diciotto anni, perché appena maggiorenne ho avuto la fortuna di incontrare un fotografo, che da lì a poco sarebbe divenuto mio marito. Tuttavia, aldilà della professione, ho sempre avuto la passione per la fotografia: fin da quando ero piccola desideravo immortalare nel tempo tutto quello che mi suscitava un’emozione.
- Cos’è per lei una fotografia?
Per la fotografia è un’arte, una forma espressiva, forse anche la più realistica; questo significa che ha anche un suo linguaggio, attraverso il quale posso raccontare, suggestionare ed evocare sensazioni ed idee. Non è soltanto immortalare nel tempo, un istante, ma anche provare un’emozione, attraverso un obbiettivo. Se dovessi spiegarla con due parole, rifacendomi alla sua etimologia greca, direi che fotografare significa "Scrivere con la luce”.
- Consiglierebbe ad un giovane di intraprendere questa professione e perché?
Si consiglierei molto ad un giovane di intraprendere questa professione, ma con alcune precisazioni; penso che la prima cosa che bisogna avere per fare il mio lavoro è la Passione per la fotografia rimanendo particolarmente sensibili e cogliendo, in modo profondo, le emozioni che viviamo ogni giorno. Come secondo appunto direi che non bisogna guardare a questa professione come un qualcosa di redditizio, piuttosto come un’arte da coltivare. L’arte è più importante della professione, se poi riesci a trasformare la passione per quell’arte in professione, ecco che ti puoi sentire realizzato ed appagato.
- Quanto contano le fotografie al giorno d’oggi, con l’avvento di Internet e dei social?
Le fotografie oggi contano moltissimo, ed è difficile fare un paragone col passato: nell’ottocento la fotografia era l’ancella della pittura, poi nel novecento divenne elemento fondamentale dell’informazione e dei giornali, oggi invece le fotografie non sono più degli elementi di contorno, piuttosto elementi essenziali. Infatti proprio per questo sono nati social iteramenti dedicati alle fotografie e alla loro diffusione, chiunque ormai con il proprio smartphone può scattare fotografie di altissima qualità, tuttavia la differenza sta nel come si scatta la foto e nel quanto si è professionali: “Tutti possono scattare fotografie, ma solamente pochi possono definirsi fotografi”. A tal proposito invito tutti quelli che hanno la mia stessa passione a studiare tanto, ed apprendere le tecniche fotografiche, solamente così ci si può distinguere.
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