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Inserita in Politica il 17/02/2016 da REDAZIONE REGIONALE

CGIL - EMERGENZA RIFIUTI A PALERMO

CGIL
I provvedimenti, ex art 191 della legge 152/2006, adottati dalle amministrazioni comunali sono serviti nella fase acuta della crisi della raccolta dei rifiuti, per ripulire le strade e i marciapiedi dalle montagne di spazzatura. Ovviamente, la situazione è migliorata, anche se permane ancora qualche disservizio, soprattutto in alcune vie delle nostre periferie.
Sbaglierebbero, tuttavia, i cittadini se pensassero che siamo usciti dall’emergenza. Anche perché non si può nemmeno escludere, in questa fase di lunga e interminabile transizione, che alcuni sindaci possano, anche in futuro, determinare le condizioni per agire ex articolo 191, con il rischio di adottare criteri poco trasparenti.
Continuiamo ad essere dentro una matassa arruffata costruita, con sapienza, da politici e dirigenti incapaci e corrotti.
E permane una situazione di confusione normativa e regolamentare, in presenza di comportamenti incoerenti e di polemiche continue tra i diversi enti istituzionali.
Non c’è né programmazione, né una chiara strategia per la risoluzione del problema.
Mentre in Europa si fanno passi avanti verso una gestione integrata dei rifiuti, la Sicilia ha di fatto rinunciato a perseguire questo obiettivo, fermandosi ai gradini più bassi della scala delle priorità individuati dall’Unione Europea.
L’unica alternativa pensata dal governo regionale, per ridurre il ricorso alle discariche (fra l’altro, nella maggior parte non in regola e di proprietà dei privati) è la costruzione dei termovalorizzatori, che, invece di essere due di grandi dimensioni, saranno sei di dimensioni più contenute. I politici regionali, dopo aver rappresentato per anni come delle mostruosità ambientali i termovalorizzatori, ora dovranno convincere le popolazioni a condividere una scelta, che molti considerano scellerata, assunta con l’accordo Stato-Regione, ai sensi dell’art. 35 del Decreto sblocca Italia.
Il governo siciliano sembra così rinunciare alla priorità di aumentare la raccolta differenziata. Infatti, sarebbe una scelta senza senso procedere alla costruzione di ben sei termovalorizzatori prima di adottare tutte le iniziative per incrementare la raccolta differenziata.
Tutto questo, mentre si rischia seriamente di non poter utilizzare le risorse dei fondi strutturali europei da investire nella costruzione di impianti e strutture moderne, in coerenza con gli orientamenti dell’Unione Europea.
Inoltre, rimane ancora confuso il modello organizzativo.
Dichiarata fallita l’esperienza degli Ato (senza aver indagato a fondo le colpe e le responsabilità dei sindaci e degli amministratori, per l’aumento vertiginoso dei costi e dei debiti, per la poca trasparenza sulle nomine e sulle assunzioni, per tutte le consulenze, gli incarichi, eccetera,) si sarebbe dovuto procedere, con immediatezza, alla chiusura degli stessi, sostituendoli con le SRR (Società di regolamentazione rifiuti), istituiti con la legge 9/10.
Infine, gli Aro (ambiti di raccolta ottimali) istituiti con la legge regionale n. 3 del 2013, avrebbero dovuto riportare la gestione del servizio di raccolta dei rifiuti in mano ai Comuni.
Il nuovo modello organizzativo sembra aver cambiato tutto, per non cambiare nulla.
In una recente intervista, l’assessore Vania Contraffatto ha denunciato il ritardo con cui le SRR stanno provvedendo a definire i piani d’ambito e le dotazioni organiche.


Nessun piano economico, inoltre, sarebbe stato presentato correttamente, in quanto non vengono indicati tutti i costi reali che i Comuni dovranno sostenere per la gestione dei rifiuti che riguardano:
a) gli oneri per il Piano di raccolta;
b) gli oneri pro-quota dei Comuni per la partecipazione obbligatoria alle SRR;
c) gli oneri pro-quota del debito delle Società d’ambito in liquidazione di cui i Comuni sono soci .
Infatti, queste tre voci concorrono a stabilire il costo complessivo su cui il Comune dovrà determinare l’importo delle “bollette” dei cittadini.

Un problema più serio da affrontare riguarda le dotazioni organiche. In Sicilia, in carico ai vecchi Ato c’erano circa dodici mila lavoratori, tra operatori ed amministrativi, una buona parte di essi sono stati assunti con metodi clientelari, senza una corrispondenza con i reali fabbisogni. Per l’assessore Contraffatto non tutti potranno transitare alle SRR. Infatti già sono state bocciate diverse piante organiche pervenute all’assessorato, da parte delle SRR.
Tenendo conto che i costi complessivi per il personale dovranno essere coperti dalle entrate del piano tariffario, si tratta di capire come fare a salvaguardare tutto il personale senza aumentare le bollette che dovranno pagare gli utenti. Non si può aumentare il costo a carico dei cittadini per coprire il transito dalle Ato alle SRR di tutto il personale assunto precedentemente.
Bisogna trovare una soluzione al problema con spirito costruttivo e collaborativo. I sindaci la smettano di fare polemica tra di loro e insieme al governo regionale e alle parti sociali affrontino il problema, salvaguardando l’occupazione, ma evitando di scaricare sulle SRR le stesse contraddizioni che hanno determinato il fallimento degli Ato.

Infine rimane il problema del controllo ambientale. I cittadini devono pretendere di ricevere puntualmente e compiutamente tutte le informazioni sulla cava di fuoco in c.da Campana nel territorio di Mazara del Vallo, vicino a Torretta Granitola. Bisogna procedere con urgenza alla bonifica dell’area interessata ed estendere i controlli anche su tutte le altre aree del territorio.

Trapani lì 7 febbraio 2016

Il respons. Cgil sviluppo economico
Vito Gancitano

 

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