Inserita in Cronaca il 27/06/2013
da redazione
Storie di migranti trapanesi che ripartono da qui «Vogliamo fare crescere nostro figlio a ‘casa’»
Partono con la valigia ma non sono storie di vacanze. Iniziano piegando l’indispensabile a partire dai sogni che si riprendono dal cassetto e si accostano alle speranze che il tempo non è riuscito mai nemmeno a sgualcire. Partono così le storie dei migranti. Migranti trapanesi che, finita la scuola, magari proprio la maturità che in queste giornate sta tenendo in agitazione moltissimi studenti, partono per un’altra città.
Roma, Milano, Bologna, Pesaro, Napoli, Pisa, Urbino, Genova, Firenze è lì che inizia una nuova vita. E’ li che ci si sente grandi anche se, mamma e papà continuano a mancare tremendamente. Le storie dei migranti di ieri si riconoscono appena in quelle scritte nel presente dei giovani odierni. Iniziano tutti con gli occhi pieni di mare.
E il sale lo sentivi ieri e lo senti oggi. Lo ha sentito chi si è lasciato rigare il viso dalle lacrime fino alle labbra. Ma se a fare la differenza non sono gli intenti, ci sono gli addii. Se l’appuntamento con i saluti lo si dava alla stazione o al porto, magari mentre si era impegnati a trasportare bagagli pesantissimi e ricchi principalmente di cibo e prelibatezze che mamma e parentato avevano preparato per il viaggio della speranza, oggi in aeroporto, le compagnie low cost ne hanno drasticamente ridotto il peso.
«L’essenziale è invisibile agli occhi» non si stancava mai di far ripetere Antoine De Saint Exupery al suo Piccolo Principe e l’essenziale, soprattutto di questi tempi, dopo la salute, è crearsi un futuro e, perchè no, provare ad essere felici. Oltre a chi parte per studio, c’è chi parte per lavoro. Chi lo trova finalmente si “sistema” tranquillizzando non solo se stesso ma anche l’intera famiglia entrata in ansia già dopo la terza media. Perchè piuttosto che partire non provare qui? Per tanti motivi. E qualcuno, giustamente, potrebbe chiedere: furbo chi va o chi resta?
Furbo chi prova a vivere la sua vita. Non importa dove. Vivere al nord, non è affatto facile. Un siciliano non si abitua mai alle giornate uggiose, al cielo grigio, alle estati senza il mare o con un suo surrogato. Non si abitua alla lontananza dagli affetti, dal calore della sua terra. Si adatta. Si abitua. Ma gode di regolarità che, chiamatele abitudini, a volte sono anche comode o comodità. Stiamo parlando di certezze lavorative che si traducono in edilizia per il futuro. Con molti sacrifici, certo.
A volte tirando le somme c’è chi pensa di tornare.
E’ il caso ad esempio di Linda e Giuseppe Barraco «a Trapani avevamo un´attività commerciale che abbiamo tenuto per 4 anni poi abbiamo capito che non potevamo nemmeno affittarci un appartamento e vivere per conto nostro e abbiamo deciso di andare fuori a cercare lavoro».
Adesso vivono a Genova da 7 anni « abbiamo scelto Genova perchè è una città che molto si avvicina a Trapani, infatti è sul mare e ha la montagna alle spalle, non ci volevamo distaccare troppo dalle nostre radici» ma di Trapani gli manca « tutto: il poter dire “va bene stasera ci andiamo a fare una passeggiata a Erice, o al centro storico” o semplicemente andare a casa dei nostri genitori» Perch´ volete tornare? «per poter dire ecco sono nella mia terra non voglio scappare per trovare lavoro voglio poter lavorare e crescere mio figlio dove sono nato e cresciuto, respirare giornalmente l´aria di mare la salsedine, ma nel frattempo riuscire a garantire anche un futuro a lui e a noi!»…la storia continua…
Marina Angelo
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