Inserita in Cronaca il 06/06/2013
da redazione
Rostagno, il sindaco spiega perchè ha detto no - Poi aggiunge: «Se vedessi il documentario potrei ripensarci»
Si chiama "Sanatano. La vita di Mauro Rostagno" e a realizzarlo sono stati Diego Gandolfo, Andrea Ossino, Federico Zanghì, Saul Caia. Si tratta di un documentario su Mauro Rostagno, il giornalista e sociologo assassinato a Lenzi, nei pressi di Valderice il 26 settembre del 1988. Il video, prodotto da Memento, (società di produzione audiovisiva gestita da alcuni giovani giornalisti freelance) lo scorso anno è arrivato alla finale del festival del giornalismo di Perugia. Adesso gli autori sulla storia del giornalista piemontese trapiantato a Trapani vorrebbero realizzare un documentario più lungo. Mauro Rostagno non ha bisogno di presentazioni. La sua storia, soprattutto a Trapani, dove è stato assassinato, la si conosce bene.
In un passaggio del documentario quasi all’inizio una ragazza dice: «Lui aveva il coraggio di parlare pur non essendo siciliano perchè credeva che fosse giusto rendere partecipe gli altri». E sapeva farlo. Nessuna retorica intorno a tutta la lotta alla mafia che, chi fa bene il lavoro del giornalista, usa con le armi che ha a disposizione: le parole per la conoscenza, l’informazione. Lui dentro e fuori Rtc gridava senza alzare la voce. Infuocava. Lanciava missili e innescava bombe ad orologeria. Troppo per questo territorio. Quella mitraglietta che sparava a raffica senza guardare in faccia nessuno era stata più volte avvertita e fatta avvertire. E’ stato ucciso in un agguato e oggi, 25 anni dopo, al Tribunale di Trapani è in corso il processo sul suo omicidio che vede imputati il presunto mandante, il boss Vincenzo Virga, ed il presunto killer, Vito Mazzara. I ragazzi vogliono raccontare Mauro attraverso parole e immagini di chi Mauro lo conosceva e di chi era troppo piccolo per ricordarsene ma ne ha sentito parlare. Voglio raccontarlo attraverso le sue stesse parole, le sue stesse denunce, i suoi stessi insegnamenti.« E’ una rappresentazione dei diversi mondi sociali e culturali transitati nella penisola. La storia del sociologo e giornalista ucciso a Lenzi il 26 settembre del 1988 è la storia d’Italia, delle sue culture, delle idee che l’hanno solcata, delle lotte sociali contro la mafia o per un mondo migliore.» si legge sul sito produzionidalbasso.com .
Per farlo, hanno bisogno di fondi. Soldi che iniziano a cercare, oltre a quelli che il Ministero dei beni Culturali ha messo a disposizione –ma che non bastano- ovunque. Non tutte le porte però si aprono. Il periodo è quello che è. Le casse sono vuote un po’ da tutte le parti. Chiedono il patrocinio al Comune di Trapani: «La condizione economico finanziaria dell’ente, in relazione all’attuale fase di redazione del bilancio di previsione, non consente l’assunzione di alcun impegno di spesa». Questa la risposta che ottengono. Ma ci riprovano.
Non che ce ne fosse bisogno, ma cercano di rendere ancora più autorevole il documentario e chiedono, sempre al Comune di Trapani, il patrocinio gratuito, per inserirlo nei titoli di coda. Ma è ancora un altro no ad arrivare il 10 maggio scorso sempre dal primo cittadino della città di Trapani così argomentato: «Nel riconoscere il valore culturale dell’iniziativa, non si ritiene che essa possa rientrare tra le manifestazioni promozionali per la città di Trapani»
L’immagine di un uomo che muore per cercare di salvare una città da se stessa e dai suoi mali non è una buona promozione della città della vela, del sale e del vento.
Ma questa risposta, come la precedente, fa sapere il sindaco di Trapani, Vito Damiano, interpellato sulla vicenda, sono risposte che arrivavano quando entrambe le richieste venivano «fatte a scatola chiusa. La questione era stata definita qualche mese fa e non so per quale motivo viene strumentalizzata e portata alla ribalta in questi giorni anche se posso immaginarlo. – dice il primo cittadino trapanese - Si richiedeva un patrocinio su qualcosa che bisognava ancora realizzare ed il patrocinio non può essere incollato a questo o quell’altro prodotto senza nemmeno sapere di cosa si tratta. Mauro Rostagno come protagonista non basta. Il patrocinio non si da a “chi” ma a “cosa” viene realizzato e se deve essere ancora fatto quella richiesta viene evasa d’ufficio, in maniera generica. – spiega Vito Damiano. Se già un’autorità come il Ministero dei Beni Culturali avesse dato loro tale beneficio, avrei fatto lo stesso senza nemmeno aprire la busta ma..» Quindi ad oggi se le facessero vedere quanto realizzato potrebbe dare tranquillamente il patrocinio richiesto? «Perchè no?!»
Il documentario che gode invece del patrocinio gratuito dal comune di Erice sta cercando di reperire fondi on line sul sito produzionidalbasso.com. E´ con un clic e qualche spicciolo che possiamo contribuire a realizzare un grande progetto. Per tutti.
Marina Angelo
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