Inserita in Politica il 27/05/2015
da REDAZIONE REGIONALE
Agnelli (Confimi)/ D’Aguanno ( Confimi Sicilia): Mettere a rischio il marchio Made in Italy manifatturiero è perdere oltre 100 miliardi di euro in esportazioni
Roma, 27 maggio 2015 - “Il Made in Italy è la prima garanzia per il nostro manifatturiero. No a compromessi" commenta così Paolo Agnelli Presidente di Confimi Impresa, la Confederazione dell´Industria Manifatturiera Italiana e dell´Impresa Privata, la possibilità che durante il Consiglio Competitività che si terrà a Bruxelles domani 28 maggio si possa votare l’obbligo di indicare in etichetta il paese di provenienza della merce venduta in Europa solo per calzature e ceramiche.
“Il Governo italiano ha già scritto al Presidente della Commissione Ue Junker. Bene ma non basta– dice Agnelli - settori come calzature, tessile e moda, ceramica, gioielleria, mobile e arredo, edilizia valgono oltre 100 miliardi di esportazioni, chi si assumerà un naturale calo delle commesse e quindi dei fatturati a seguito di questa brusca e irresponsabile decisione?"
“Per l’industria manifatturiera in Italia – ricorda il Presidente - l’etichettatura è garanzia e riconoscimento di una filiera, di un lavoro di qualità e di professionalità" E continua Agnelli "Rendere obbligatorio il Made In vorrebbe dire muoversi in due direzioni. Da una parte impedirebbe di lasciar intendere come europei, o peggio ancora italiani, prodotti magari scadenti realizzati altrove, dall’altra permetterebbe al consumatore di operare una scelta consapevole al momento dell’acquisto”.
Un braccio di ferro che vede coinvolti tutti i Paesi dell’Unione, divisi in pro e contro l’etichettatura del Made In a seconda del valore, che nei loro confini, riveste l´industria manifatturiera. "Non è solo una questione economica, ma anche politica" afferma Ninni D’Aguanno Presidente di Confimi Impresa Sicilia "Rappresentare sempre una minoranza - anche per questioni prioritarie per il nostro Paese come il Made in Italy che è sinonimo di garanzia in tutto il mondo - mette in dubbio la nostra sovranità
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