Inserita in Sport il 09/02/2015
da Gabriele Li Mandri
Juventus-Milan: i bianconeri vincono per una prospettiva a zero
Che il calcio giocato oramai conti quanto un due di coppe con briscola a mazze, è cosa nota e risaputa. Quando scende in campo il Milan, poi, non ne parliamo. Ma è quando Milan incontra la Juve, che si raggiunge l’apice del non-calcio. Tralasciando le solite polemiche pre-partita, oramai morte e sepolte visto il volontario abbandono di qualsiasi velleità di classifica dei rossoneri, uno dei match più belli del recente passato calcistico italiano si trasforma prontamente in un vespaio, con le due dirigenze pronte ad insultarsi come facciamo noi normalissimi tifosi da divano. Questo Juve-Milan non ha fatto eccezione, anzi: ha rappresentato il non plus ultra di quella vergogna extra-calcistica che non può e non deve uscire dalle bocche di chi il calcio lo gestisce.
Sulla partita vera e propria, limitiamoci a dire che è finita 3-1 per i bianconeri, con gol di Tevez, Antonelli, Bonucci e Morata. E che, ovviamente, è stata a senso unico. Tutto il resto merita un discorso a parte, che col calcio non ha niente a che fare e che si lega semplicemente all´antipatia reciproca di due società che di giorno si stringono la mano, e di notte provano ad accoltellarsi a vicenda.
Miccia scatenante, manco a dirlo, un gol della Juventus forse macchiato da un fuorigioco di 2 centimetri ed un replay convincente che non è mai stato mandato in onda e mai neanche girato. Ad aumentare il carico, il pietoso e fallimentare tentativo di risolvere l’enigma tramite ardite ricostruzioni in computer grafica, con foto ritoccate dalle varie trasmissioni sportive decise a vestire i panni di Euclide per stabilire una cosa che probabilmente è vera (la regolarità della posizione di Tevez), ma che non potrà mai essere dimostrata in assenza di un’altra ripresa video lineare. Il tutto nel nome della parolina magica che in queste settimane è già stata sputacchiata da Galliani, da Marotta e da Garcia in occasione del gol dato ad Astori: prospettiva.
Prospettiva: una parola che un normale tifoso di calcio faticherebbe persino a pronunciare, ammesso che non la scambi per il nome di un nuovo acquisto. Prospettiva. Che nel dizionario del calcio significa: strana condizione dell’occhio umano per cui una palla o un corpo sembrano dentro la rete o in gioco, e forse non lo sono, o forse si. Nel dubbio, comunque, scanniamoci.
Ci ha pensato Galliani a dare il via alle danze, accusando la Juventus di gestire in proprio i cameramen dello Stadium (dunque di manipolare per convenienza le riprese ed i conseguenti replay). La società rossonera, non contenta, ha anche pensato di additare Sky e Caressa come gli esecutori di quel bagno di onestà con cui la Juve si sarebbe illegittimamente mondata, il tutto pubblicando sul profilo Twitter ufficiale rossonero la “prova” di questo misfatto: l’unica inquadratura disponibile con la famosa riga bianca a tracciare un fuorigioco che non c’è. Una riga storta da far paura se considerata come il frutto del normale allineamento alla linea di metà campo ma “giustificata”, appunto, dalla prospettiva e dalle altre linee del manto erboso.
Figuraccia pietosa, a prescindere dal fuorigioco o meno, o dal fatto che tali “prove” siano il frutto di una manipolazione fotografica (innocente), risultato delle manie di protagonismo delle nostre Tv, che credono di poter dare sempre e comunque una risposta anche in mancanza del materiale per poterlo fare. Basta farsi un giro in rete per vedere esempi di prospettiva a favore dell’una o dell’altra tesi e per capire l´inutilità di una discussione che non porta a nulla, perché i fuorigioco millimetrici (nel caso questo lo fosse) sono giustamente tollerati dal regolamento.
A gettare benzina sul fuoco, il solito Caressa tanto inebriato di cultura da autoproclamarsi professore di Geometria: “La prospettiva la capisce persino mia figlia che va alle medie”. Non ci è andata giù leggera neanche la Juve, con un comunicato sarcastico che ha smontato in quattro e quattr’otto le accuse di Galliani sui cameramen “proprietari”, rinfacciandogli anzi l’ignoranza su quelle regole che lui stesso, da Vicepresidente della Lega Calcio, ha contribuito a stabilire. La contro-replica della società rossonera è stata, infine, un poetico: “Arroganza è cosa Juve, che ad essa non sa sfuggire”.
Insomma, che dire: in attesa che Euclide risorga dalla tomba e ci spieghi chi dei due monellacci ha ragione, per dar pace ai loro e ai nostri animi, la Juventus strapazza il Milan. Per una prospettiva a zero.
Gabriele Li Mandri
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