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Inserita in Politica il 11/07/2022 da Patrizia Carcagno

Povertà, in Italia è ai massimi storici. L’Istat conferma che anche nel 2021 nel Mezzogiorno le famiglie con minori vivono uno stato di assoluto disagio economico.

Povertà,
L’Istat nel Rapporto Annuale dello scorso anno segnala come le famiglie più povere sono quelle con figli minori e tutte concentrate nel Mezzogiorno. Tra i tanti problemi del nostro Paese pertanto la povertà delle famiglie è certamente quello che desta più allarme sociale, Il Governo Draghi deve porre mano con urgenza per far fronte a questa situazione, mettendo in campo efficaci strumenti di crescita sapendo bene che i bambini che crescono in queste condizioni hanno in futuro minori probabilità, rispetto agli altri bambini del resto d’Italia,, di ottenere buoni risultati scolastici, di godere di buona salute e di trovare, una volta adulti, un soddisfacente lavoro. I dati dell’Istat pongono in evidenza la criticità in cui versa il Sud del Paese registrando ancora l’ulteriore allargamento della forbice tra Nord e Sud. Tutto ciò si evince, ad esempio, dalle domande presentate dalle famiglie all’Inps per ottenere il reddito di cittadinanza. Nel Sud, in particolare, si segnalano le famiglie monoreddito e migliaia donne disoccupate. Questa situazione, se non verranno adottate le contromisure è destinata a peggiorare ulteriormente. E’ necessario quindi incentivare l’occupazione femminile anche come elemento di contrasto alla povertà, considerato che in Italia, forse unico Paese in Europa, non esiste ancora uno strumento specifico per affrontare questo allarmante problema. Nel tempo gli interventi statali finalizzati alla crescita non hanno abbattuto il problema disperdendo in mille rivoli le risorse pubbliche. La lotta alla povertà e all’esclusione sociale devono essere obiettivi non solo in Italia, ma nell’intera Unione europea. I paesi membri unanimemente debbono favorire la crescita economica, creando le condizioni per nuova occupazione e per una maggiore coesione sociale. È inaccettabile che nel terzo millennio una parte numerosa di popolazione vive ancora in uno stato di pesante disagioe economico. La cosiddetta “folla di nuovi poveri” è motivo di crescente preoccupazione in seno all’Europa, flagellata ancora dal Covid e dal conflitto tra l’Ucraina e la Russia per le conseguenze in ordine all’approvvigionamento del gas. Ritornando ai dati dell’Istat, si segnala come ci sono due fasce della popolazione italiana maggiormente in difficoltà e precisamente quella delle persone non autosufficienti, e dunque più bisognose di cure e assistenza, e, come detto, le famiglie con figli. In particolare il 30,2% delle famiglie con 3 o più figli è povero e il 48% di queste famiglie sono concentrate al Sud. L’inoccupazione femminile è determinata da due fattori/fenomeni: quello della “rinuncia” da parte delle donne alla ricerca di un e quello dall’abbandono di moltissime lavoratrici del loro posto a causa della nascita del primo figlio, mancando di di adeguate strutture di sostegno all’infanzia. Il quadro delle politiche economiche e sociali è quindi desolante. Ed è il risultato di tutto quello che è accaduto negli ultimi decenni: tagli alla scuola, alla sanità, ai servizi sociali, alle autonomie locali, nessuna forma di sostegno al reddito di famiglie e pensionati, nessuna intenzione di dare solide basi al terzo pilastro del welfare, quello dell’assistenza, e garantire così ai cittadini i diritti sociali che la Costituzione e il titolo V riconoscono come fondamentali promotori di uguaglianza e di vincoli di solidarietà. Occorre agire presto allora. Basti pensare, ancora, che nel rapporto del 2022 in Itali calano le nascite ma crescono le famiglie. Oltre al calo demografico- sempre secondo l’Istat- “ c’è il problema che riguarda l’invecchiamento della popolazione, che prosegue con una longevità sempre più marcata: gli anziani over 65 sono 14 milioni 46mila a inizio 2022, 3 milioni in più rispetto a venti anni fa, un dato pari al 23,8% della popolazione totale. L´indice di vecchiaia (rapporto percentuale tra anziani di 65 anni e più e giovani di età inferiore a 15 anni) è pari a 187,9%, aumentato in vent´anni di oltre 56 punti. Gli over 80 superano i 4,5 milioni, mentre si confermano interessanti anche le rilevazioni che riguardano i centenari: il numero raggiunge le 20mila unità, quadruplicandosi negli ultimi 20 anni”. L’insicurezza economica, rimane, in conclusione, per il nostro Paese, il problema principale che alimenta lo stato permanente di precarietà per le famiglie del Sud, che finisce col frenare lo sviluppo e la crescita complessiva dell’intera nazione.
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Enza Maria Agrusa

 

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