Inserita in Cronaca il 05/11/2013
da Marina Angelo
Cara di Salinagrande: presto una navetta per i collegamenti in città, agli ospiti non più sigarette ma un ´pocket money´
Immigrazione dalle nostre parti rima con accoglienza e scotta sui tavoli dei piani alti ma ancor più sulla pelle di chi giornalmente deve affrontare quello che si è trasformato velocemente da problema ad emergenza.
A Trapani il totale degli immigrati presenti nei centri di accoglienza straordinari è di 458 persone ma se ne aspettano ancora 61. A questi si devono aggiungere i 496 suddivisi tra il Cie di Milo (138) ed il Cara di Salinagrande(358).
Strutture al collasso o quasi che necessitano di aiuto. Quello statale è di 30 euro al giorno per ogni immigrato presente in qualsiasi struttura ordinaria o straordinaria. Ma non basta. Questi numeri, quelli ufficiali, non sono quelli capaci di fotografare la realtà effettiva dell’intera provincia. E a dirla tutta i numeri ufficiosi sono quelli che rendono meglio l’idea del fenomeno immigrazione di tutta la Sicilia. Questi numeri, che si chiamano persone, si raccontano attraverso le baraccopoli o le tendopoli; fenomeni, insomma, che sfuggono al controllo.
Nel trapanese«ci sono decine di migliaia di ospiti presenti nel territorio. – ha detto il prefetto Leopoldo Falco questa mattina nel corso di una conferenza stampa- Flussi abbastanza importanti; numeri che superano i censimenti ufficiali», e sono questi numeri a destare preoccupazione.
E a volte a sfuggire ai controlli e agli schemi imposti da una burocrazia troppo lenta sono gli stessi ospiti chiusi all’interno dei centri di identificazione ed espulsione in attesa di un’amministrazione troppo lenta per pensarci nel 2013, troppo arretrata per crederci innovativi. Capita, come alcuni episodi di cronaca dei giorni appena trascorsi raccontano, che il Cie, con un’attesa troppo lunga, inizi ad essere visto come una vera galera dalla quale fuggire.
La tensione si alza e si prova a rintracciare quella libertà per la quale si è quasi morti. Si prova a scappare. Tentativi che vengono troncati sul nascere e che possono, come è successo, creare più danni che vantaggi. Proprio durante l’ultimo tentativo di fuga avvenuto sabato scorso, un immigrato si è procurato una frattura scomposta alla mano.
E poi c’è il Cara di Salinagrande. Trecentocinquattotto presenze all’interno di una struttura che potrebbe ospitarne 260. Novantotto persone in più che convivono creando, a dire il vero, pochi problemi rispetto a quelli che, in realtà quasi cento persone in più potrebbero creare. E pochi problemi creano anche i gestori. Non fanno sentire il peso di quei pasti in più che giornalmente devono erogare,fa sapere il prefetto.
Al Cara la tensione viene tenuta sotto controllo dalla possibilità di entrata e di uscita che, invece, non esiste al Cie. Adesso, ha detto il prefetto Falco, verrà istituita un bus navetta dal Cara a Trapani e viceversa per 4 corse giornaliere. Domani, 6 novembre 2013, verrà fatta una gara per affidare il servizio ad un gestore. Anche questo a spese dello Stato.
Non solo. Un secondo intervento previsto per evitare l’innesco di strani meccanismi è quello di inserire i “pocket money” ovvero tradurre in termini economici il tabacco dato giornalmente agli immigrati del centro.
Una delle proteste che nei giorni scorsi ha reso ancora protagonisti gli ospiti del centro, aveva come oggetto della battaglia proprio le sigarette: non tutti gli immigrati fumano e, chi fuma, recriminava la scarsa qualità delle sigarette che venivano distribuite. Nel frattempo pare ci fosse chi, con quelle sigarette, avesse iniziato ad avviare un vero e proprio commercio. Insomma il “pocket money” è la somma del costo dei pacchetti di sigarette pari a €2,50 giornalieri per un totale di €17.50 a settimana.
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