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Inserita in Tempo libero il 01/04/2017 da Direttore

La tradizione della pecorella pasquale in Sicilia

La
Con la Domenica delle Palme, giorno nel quale la chiesa universale commemora e tiene vivo l´ingresso trionfale di Gesù Cristo nella città di Gerusalemme (in sella ad un asino, osannato dalla folla che lo salutava agitando rami di palma), ha principio il periodo più intenso delle celebrazioni pasquali, il più triste, quello nel quale l’umanità tutta ritorna a riflettere, a chiedere perdono a ricercare amorevolezza e pace.
E concluso il triste triduo pasquale, ecco giungere, sperato e agognato, il giorno più allegro dopo il Natale, quello nel quale i Cristiani festeggiano la Resurrezione di Cristo Gesù, e che trova, congiuntamente alla sacralità di esso e all’alta devozionalità, un degno fare festa anche in tavola. È assai risaputo, difatti, a Alcamo, come in ogni altra realtà isolana, che se si celebra una festività, e la Pasqua è certamente una tra le più importanti, si fa il inverosimile per omaggiarla in ciascuno dei suoi importanti particolari e, tra questi, in maniera principale, quello gastronomico.
Difatti, è possibile affermare, senza possibilità alcuna di smentita, come la cucina, e specialmente la convivialità, concorrono costantemente a prolungare la festa e a renderla maggiormente speciale, unica, irripetibile.
Le ricette prodotte per festeggiare l´importante avvenimento religioso riflettono le antiche regole della culinaria isolana, partendo proprio dai principi del buon gusto, della creatività popolare e del deferenza alla ormai antichissima tradizione.
Nella mitologia latina il termine “pascha” si sovrapponeva con “pascua” ovvero con "i pascoli" del gregge, quadi a volere esprimere proprio il ritorno dell´erba che è, senza dubbio, il principale nutrimento degli agnellini e, generalmente, degli armenti.
Come si sa, l´agnello, è, per eccellenza, il simbolo della pace, pacatezza, calma e..., naturalmente, noi siciliani lo sappiamo bene, gastronomia.
Le pecorelle in pasta reale sono, difatti, unitamente ai "Pupi cu l´ova", tra i principali dolci tipici e popolari siciliani, che adornano, talvolta abbondantemente, le tavole nel ciclo pasquale. Siffatte forme in gesso, permettono di creare degli agnelli realizzati utilizzando la pasta reale detta anche, come ben noto, di Martorana, giacché, lo abbiamo ricordato anche a proposito della frutta realizzata nel periodo della ricorrenza dei defunti, furono le suore del Monastero della Martorana a dar vita e poi sapientemente trasmettere l´arte di tali frutti.
I caratteristici agnellini di pasta di mandorle, addobbati e finanche truccati, adagiati su di un pascolo, attorniati da confettini o caramelle colorati e ovetti in cioccolata (anche quelli con disegni caratteristici), decorati con un fiocco rosso sul petto, la stella argentea in fili in testa, sul dorso lo stendardo rosso col la sigla di Cristo (somigliante a quanto nell´iconografia sacra è nella mano di San Giovanni), proprio in questo periodo, sul finire del periodo quaresimale, conquistano ciascuna pasticceria isolana per la felicità dei più ghiotti.
E tra queste pasticcerie anche quella, a noi assai nota, della principessa del gusto, la maestra pasticciera Enza Pizzolato, con laboratorio e pasticceria, in Alcamo, nella via Fratelli Sant’Anna, 39.
La pecora, in casi assai rari e fortunati, ricoperta di zucchero, quasi a volere riprodurre l’abbondante vello, fa parte dell’infanzia di ciascuno, anzi all´immaginario che modifica il dono in una squisitezza...
Ed è proprio il vello bianco, leggermente imbrunito in alcuni tratti, a caratterizzare l’assoluta novità proposta, a rievocazione del passato, da Enza Pizzolato. Un mantello che impreziosisce l’opera d’arte che diviene vibrante di vitalità e determina armonia.
Indubbiamente possiamo ritenere questo, quello del possesso dell’agnellino e, successivamente, della sua degustazione, uno degli attimi migliori durante il quale è affascinante contendersi, con la moglie o il marito, la madre o il padre, il figlio o con i fratelli e i cugini per una parte di coda, un orecchio o per la testa, che alla fine, spetta, quasi sempre al più veloce e al più fortunato...
Allora, con la piacevolezza delle immagini di questo momento di preparazione, mi auguro che ciascuno di voi possa mangiare e degustare gli agnellini prodotti, con raffinatezza e prelibatezza, dalle sapienti mani di Enza Pizzolato.

 

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