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Inserita in Cultura il 25/07/2016 da REDAZIONE REGIONALE

AL TEATRO ANTICO DI SEGESTA SI RIDE CON LA MOSTELLARIA DI PLAUTO

AL
La sfrontatezza burlona di Plauto, uno dei più grandi commediografi latini, è protagonista assoluta di questo fine settimana nel corso del Calatafimi Segesta Festival Dionisiache 2016, al Teatro Antico di Segesta.
Ieri sera la “Prima” de la Mostellaria di Tito Maccio Plauto. In scena la compagnia “Fondamenta teatri e teatro”, per la regia di Giancarlo Sammartano.
È la storia spassosa di un servo, menzognero e scaltro, che prepara uno scherzo ai danni dell’ingenuo padrone e del figlio lincezioso.
Il ricco e anziano mercante ateniese Teopropide torna improvvisamente in città dopo tre anni di assenza per affari, ignaro di quanto nel frattempo è accaduto alle sue spalle. Il figlio Filolachete infatti ha sperperato tutto il suo patrimonio e si è dato alla pazza gioia.
L’arrivo del padre, scombinerà la sua vita e allora il servo Tranione, per proteggere se stesso ed il suo padroncino dalle ire di Teopropide, con l’inganno gli fa credere che la casa sia infestata da un fantasma.
La commedia si svolge tra un divertente scambio di equivoci e battute, in cui si avvicendano scherzi, imbrogli e cose inaspettate in una straordinaria ed attuale vena comica.
A salire sul palco Paolo Floris, Tommaso Lipari, Mattia Parrella ed Andrea Puglisi, la scena ed i costumi sono di Daniela Catone, le musiche di Stefano Marcucci.
Si replica ancora stasera e domani sera sempre alle 19,15.



Ma gli appuntamenti in Cartellone del Calatafimi Segesta Festival Dionisichae 2016 - CONTINUANO ...
Teatro Antico – 26 luglio, ore 19.30 Accademie a Segesta
Fondamenta”Scuola di Teatro
LA GUERRA DI TROIA Il racconto
autori vari
Regia:FRANCESCO SALA
Con
Anna Roberta, Asiei Michela, Casertano Riccardo, Cavaliere Ivano, De Medici Marta, De Nicola Michela, Di Tommaso Simone, D´ippolito Anna, Giusto Jonathan, Guida Vincenzo,
Iantorno Vincenzo, Lami Andrea, Lucidi Federico, Malavasi Giulia, Mancino Marzia, Mandolfo Achille, Mencaraglia Clizia, Pagano Rossella, Sablone Luca, Spinozzi Rachele,
Stabile Flaminia, Ventura Davide

Movimenti scenici:Paola Maffioletti
Musiche:Stefano Marcucci

Note:
Lo spettacolo nasce dalla suggestione dell’incontro tra la poesia epica e quella drammatica nella comune radice del mito troiano. La guerra di tutte le guerre, sulle rive dello Scamandro, lo scenario teatrale che fonda la storia della Grecia e del Vicino Oriente raccontata attraverso untesto nuovo e trasversale.Attraverso il montaggio intrecciato di brani della poesia di Omero e Virgilio, di Saffo e Mimnermo, di Eschilo, Sofocle, Euripide, Aristofane e Seneca fino a Dante e Brecht, il racconto della guerra di Troia prende la forma del contrasto drammatico, del cunto, della musica, della danza e, nello spazio di un convivio popolare e contadino, di una scanzonata festa in una delle tante periferie perdute del nostro tempo.
La guerra di Troia è anche riflessione sull’ingiustizia e sull’inutilità di tutte le guerre. Gli eroi, che cercano nella bella morte la leva della memoria storica, sono il segno di un’era che non è mai esistita se non come elegia letteraria, esorcismo e sublimazione dello strazio, dell’orrore, del sangue, della morte collettiva, del destino di distruzione e decadenza che le guerre trascinano con sé. Guardare al passato nel tempo così incerto del presente significa, ancora, cercare una via di pace per tutti quei luoghi dove i sassi lottano con i cannoni, la pietà con il terrore, la saggezza con l’ignoranza.









Teatro Antico – 28-29luglio, ore 19.15

IL CICLOPE (U CICLOPU)
di Euripide
Ovvero una farsa mitologico-politica nella versione siciliana diLuigi Pirandello

Regia: FRANCESCO POLIZZI
Con:
ROBERTO D’ALESSANDRO,
e con
Francesco Polizzi, Giancarlo Commare
Coro:
Alfredo Giordano, Giovanni Sicurello, Elena Chiavetta, Simone Meschini, Roberto Luongo ,Deborah Di Francesco, Giuseppe Palazzolo
Scene e costumi: Giuseppe Santilli
Aiuto Regia: Livia Tura
Musiche: Francesco Accascina


Note:
L’episodio messo in scena è forse il più celebre del poema omerico, e il più ricco di fascino: esso vede Odisseo scontrarsi con la forza bruta e selvaggia. Ma la rielaborazione di esso in forma di dramma satiresco,conduce la storia sotto una luce diversa: grazie alla mediazione farsesca di Sileno e del coro di satiri lo scontro tra Odisseo e il Ciclope perde le connotazioni angosciose e metafisiche del racconto omerico e si trasforma in satira politica sull’uso della forza. I tre protagonisti sembrano infatti incarnare le tre possibilità fondamentali della dialettica politica dei rapporti di forza: il tiranno, l’eroe ribelle e la zona grigia. Da un lato il potere del Ciclope, tirannico in senso moderno, fondato unicamente sulla forza e sull’aperto rifiuto di qualunque limite («La forza è il vero dio, il resto non sono che chiacchiere e belle parole»).
Di fronte a questo potere si trova l’eroe Odisseo, che, invece di fuggire o sottomettersi ad esso, decide di affrontarlo faccia a faccia, per orgoglio e per onore, per non perdere la propria dignità («Non scapperò! Se bisogna morire, morirò da prode, o da vivo serberò l’antica fama»). La sua ribellione ha l’effetto di svelare definitivamente il lato empio del potere, la sua natura di forza bruta. «Nessuno è mai scampato» dalle maglie di questo potere, minacciano i satiri sottomessi: ma proprio Nessuno, Odisseo, riuscirà a spezzarne per la prima volta le maglie. Spettacolo creato in esclusiva per

Teatro Antico – 30 luglio, ore 19.15

ENRICO MONTESANO
in
VITA SEMISERIA E AVVENTURE DI UN COMICO SEMISERIO
Musiche dal vivo Riccardo Russo

Note:
«Ebbene sì, confesso. Mi metto a nudo! Nudo integrale? Pardon, confessione integrale? Bhe, diciamo una confessione in mutande!». Cinquant’anni di palcoscenico, successi televisivi e teatrali con incassi record, Enrico Montesano si cimenta in una confessione senza reticenze che fa ridere e commuovere a un tempo, piena di quell’acuta verve che gli ha fatto meritare il soprannome di vurcano de Roma. Un fuoriclasse dello spettacolo italiano nel suo scoppiettante umorismo in uno show dall’ironia travolgenteche, percorrendo ricordi lucidi e graffianti,offre un ritratto del nostro paese senza veli e senza pudori.
Spettacolo in esclusiva per la Sicilia



Teatro Antico – 31 luglio, ore 19.15

FEDRA
di Seneca

Regia: CARLO CERCIELLO
Con:
Imma Villa, Fausto Russo Alesi, Bruna Rossi, Fausto Russo Alesi, Sergio Mancinelli
E con:
Polic Greco, Simonetta Cartia, Federica Cavallaro, Maddalena Serratore, Nadia Spicuglia, Claudia Zappia
Coro:
Accademia D’arte Del Dramma Antico, Sezione Scuola Di Teatro “Giusto Monaco”
(Valerio Aulicino, Dario Battaglia, Alessandro Burzotta, Andrea Cannata, Aurora Cimino, Carla Cintolo, Cinzia Coniglione, Corrado Drago, Alice Fusaro,Desiree Giarratana, Marcello Gravina, Ivan Graziano, Virginia La Tella, Anita Martorana, Riccardo Masi, Vladimir Randazzo, Sabrina Sproviero, Francesco Torre, Giulia Valentini, Arianna Vinci)
Produzione:I.N.D.A. Siracusa

Note:
Fedra è la tragedia della passione e delle contraddizioni umane, la tragedia di una donna che per amore non esita a ribellarsi alle convenzioni sociali ed etiche della società di cui si sente ‘privilegiata’ prigioniera. Sposa di un marito che non esita a tradirla e del quale si sente affettivamente ed effettivamente vedova, Fedra identifica nel mondo del figliastro Ippolito un miraggio di libertà e di passione che, pur di avere, è disposta a pagare con la vita. In Fedra si confondono e si sovrappongono le due figure di Teseo padre e di Ippolito figlio – che Seneca strategicamente non fa mai incontrare tra loro – fino ad arrivare a una completa sostituzione, nel cuore della donna, tra lo sposo e il figliastro. Questa sovrapposizione e questo scambio suggeriscono alla regia la scelta di far interpretare allo stesso attore entrambi i ruoli di Teseo e di Ippolito.
Fedra è un’opera assolutamente moderna e tragicamente umana:Seneca vi mette al centro il senso profondo dell’essere umano, la sua fragilità,ed è pieno di ammirazione per questa donna capace di riscattare le proprie colpe e il proprio senso della dignità e del pudore dandosi sì la morte, ma senza rinunciare fino alla fine alla tragica e sincera ammissione dei propri sentimenti.

 

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