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Inserita in Politica il 03/09/2013 da Direttore

Quattro chiacchere con il vice presidente del parlamento Europeo Gianni Pittella

Quattro
Il vice presidente del Parlamento europeo, Gianni Pittella, ieri si trovava in visita a Palermo. Un’occasione troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire. Così, noi di Trapani ok, ne abbiamo approfittato per fare giusto qualche domanda d’interesse (speriamo) generale che riportiamo di seguito.

La mafia ha fatto capolino nei menù più o meno turistici dei ristoranti europei. A Trapani, però, il piatto più gettonato è il cous cous, di nazionalità araba e a Palermo oggi non mi sembra le abbiano servito “piovra”. Quale è il suo piatto preferito?

Preferisco la semplicità e la cucina mediterranea. Amo il pomodoro, l’olio, i carboidrati e il vino rosso

Quindi ci dà una sua ricetta segreta?

No, io non sono un cuoco anche se a Bruxelles la sera, quando torno a casa, mi piace cucinare. Come le dicevo amo le cose semplici per questo mi diletto a cucinarmi un piatto di spaghetti con il pomodoro pelato accompagnato con un bicchiere di vino rosso.

Le spezie, in cucina, raccontano di posti lontani. Oggi i più hot sono la Siria, l’Africa (a due bracciate dalle nostre coste) ed il Sud America. Quale è la posizione dell’Europa?

Purtroppo non c’è una posizione dell’Unione Europea. E’ uno dei più gravi problemi che noi abbiamo. A parlare sono i capi dei dicasteri esteri dei singoli Paesi:la Francia sostiene l’idea dell’intervento militare, i britannici sono incerti, l’Italia è contraria. Manca la posizione dell’Unione Europea.

Perchè il commissario europeo agli esteri è inglese vista la loro considerazione sull’Ue?

Perchè i governi nel momento in cui hanno dovuto nominare l’alto rappresentante della politica estera, hanno pensato bene di metterci la persona che poteva meno ridurre le loro prerogative nazionali. Hanno ben pensato, cioè, di posizionare una britannica, ottima persona, ma sicuramente, per origine e per competenza, non hanno fatto la scelta migliore per fare politica estera. I governi, cioè, hanno difeso le loro egoistiche e miopi prerogative pensando di poter fare politica estera ognuno per conto proprio e non pensando, invece, che su questo nuovo scenario, più globale, l’Italia, la Francia, l’Inghilterra o la Germania(che è la più forte economicamente), ma pensiamo anche al Lussemburgo, sono delle piccole entità al confronto dei grandi “competitor” come l’India, la Cina, la Russia, il Giappone o l’America Latina.

Si parla di Unione Europea a rimarcare il concetto di unità mentre l’Italia e per quanto ci riguarda la Sicilia e le sue isole, vengono lasciate sole a gestire il problema immigrazione. Cosa mi dice in proposito?

Anche qui il problema riguarda i governi e non l’Unione Europea in generale. Esiste una direttiva la numero 5 del 2001 che dice “quando ci sono situazioni di emergenza” cioè quando arrivano molti extracomunitari sulle coste, “si deve riunire il consiglio europeo, organo rappresentativo dei governi, e la maggioranza dei suoi membri, può decidere un’azione di solidarietà”. In soldoni una parte di questi immigrati arrivati in maniera così massiccia sulle nostre coste, verrebbero distribuiti sugli altri Paesi: Francia, Spagna, Portogallo ecc. La decisione di riunire il consiglio, però, spetta ai governi che, puntualmente la disattendono lasciando l’Italia a gestire da sola tutto il peso dell’emergenza. Tutto questo succede anche perchè non si vuol affidare la questione all’Unione europea, ma, ancora una volta, la si lascia ai governi.

Proprio qualche giorno fa ad Alcamo due extracomunitari hanno salvato una donna dalle fiamme. Per questo sono stati ricevuti dal Presidente Crocetta che ha proposto una cittadinanza di fatto per tutti gli stranieri nati in Sicilia. Di sicuro un bel gesto ma il problema immigrazione necessita di concretezza e, una cittadinanza, tra l’altro senza alcuna finalità giuridica, lo lascia irrisolto, non crede?


E’ sicuramente un segnale politico e morale importante che io condivido ma il problema si risolve adeguando la legislazione nazionale ai principi dell’integrazione. Noi dobbiamo convincerci che l’immigrazione legale, quella onesta è utile nella misura in cui è una ricchezza e non un problema per l’Italia. Dobbiamo fare in modo che chi viene da noi sia integrato nella scuola, nelle istituzioni, nella società al fine di confrontarci per arricchirci vicendevolmente. Più manteniamo una distanza con l’altro, più aumentiamo il problema sicurezza nelle nostre città.

Quale è l’immagine dell’Italia a Bruxelles ed a Strasburgo?

L’Italia è un Paese amato. La classe politica italiana viene vista ricca di luci ma anche di ombre. Alcune cose, infatti, non se le spiegano tra tutte, ad esempio, il fatto che una persona condannata in tre gradi di giudizio non faccia un passo indietro ma pretenda una sorta di salva-condotto, risulta piuttosto inspiegabile in un contesto come quello europeo nel quale se un leader politico viene anche solo accusato di corruzione a volte fa due passi indietro e qui, come ho detto, si tratta di condanna in ben tre gradi di giudizio

Quale è il suo punto di vista sulla situazione politica (ed in particolare del PD) dell’Italia?

Una situazione molto speciale: se alle elezioni c’è stata una sorta di pareggio per il PD s’è trattato di una sorta di sconfitta. Per necessità, siamo stati costretti ad aderire ad una linea politica che non era e non è la nostra, ovvero le larghe intese. Una scelta che ci crea delle grandi difficoltà. Tuttavia è giusto che un governo vada avanti, almeno per alcuni mesi, e porti a casa dei risultati che sono utili agli italiani primo tra tutti la riduzione del carico fiscale sul lavoro sulle imprese, secondo alcuni provvedimenti che riguardano i cassaintegrati e gli esodati, terzo un po’ di misure per aiutare i giovani e quarto la riforma elettorale. Detto questo grava sul governo un macigno che è la pretesa del Popolo della Libertà di mercanteggiare il suo sostegno al governo al salvataggio in extremis di Berlusconi. La giustizia, però, è uguale per tutti e non può fare eccezioni per qualcuno.

Quanto incidono nel ruolo del Parlamento Europeo le lobby ed i vari gruppi di pressione?

Esiste un codice etico che grava su ogni deputato europeo nella misura in cui deve essere rispettato. Ci siamo dotati di un registro che obbliga tutti coloro i quali hanno rapporti con i parlamentari o i commissari europei a registrarsi. L’attività parlamentare è intensa tuttavia, i parlamentari mantengono la propria autonomia. Ascoltano, parlano, si confrontano sulle posizioni ma alla fine decidono secondo la propria testa e la propria coscienza. Il concetto di lobby, in Italia ha una valenza negativa ma in se ha un valore del tutto legittimo: consiste nel tentativo da parte di un gruppo di persone unite da interessi comuni a portarli avanti. Alla politica spetta il compito di capire se gli stessi interessi possono essere validi per l’intera collettività o meno. Per la classe politica la cosa principale deve restare l’interesse generale del Paese.


Si ricorda almeno la metà più uno degli emendamenti che ha fatto approvare in 57 secondi?


No, perchè erano emendamenti su cui il voto dei gruppi politici era chiaro ed univoco. L’esito era scontato. Per questo ne ho accelerato la votazione senza alcun problema di criticità nella votazione. Quando gli emendamenti sono invece controversi, la votazione procede molto più lentamente.



Marina Angelo


 

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