Inserita in Sport il 10/03/2015
da Gabriele Li Mandri
Lazio e Juventus avanti tutta: vincono Klose e Allegri
Mancavano solo loro all’appello della ventiseiesima giornata: come anticipato ieri, a giocarsi tanto di quello che rimane del campionato era soprattutto la Lazio, a soli 3 punti dal terzo posto occupato dal Napoli. La Juventus, dal canto suo, contro il Sassuolo aveva a disposizione l’ennesimo jackpot per allungare in modo decisivo il vantaggio sulla Roma. Entrambe hanno sfruttato il posticipo per raggiungere i rispettivi obiettivi.
Chi esce da questo lunedì con tante certezze è soprattutto la Lazio: attesa all’Olimpico contro una Fiorentina in formissima, reduce dalla vittoria in Coppa Italia contro la Juventus e forte di un Salah inaspettato bomber del mercato di gennaio, ha avuto la forza per conquistare non solo i tre punti, fondamentali, ma anche per segnare i 4 gol decisivi per il sorpasso sul Napoli in base alla differenza reti. La partita è stata, fuori da ogni pronostico, senza storia: i viola, domati nel gioco e nel risultato per 90 minuti, sono usciti dal campo con la testa rotta e con il probabile addio alla corsa per il 3 posto, adesso lontano 4 punti e con due pretendenti davanti. Protagonista del match il tedesco Miroslav Klose, con una doppietta da rapace dell’area di rigore e con la consueta dichiarazione (evidentemente di moda questo weekend) sui dubbi riguardanti il rinnovo del contratto. Se da questa partita doveva uscire il nome del pericolo n.1 per il Napoli, ammesso che ci fosse bisogno di una conferma, quel qualcuno ha ufficialmente la maglia biancoceleste.
Che dire della Juventus? Quello che preoccupava i bianconeri non era certo lo scudetto: 9 punti o 11 non cambiano di molto la sostanza. Il vero scossone al campionato (o forse l’aver evitato di subirlo) era già arrivato con il pareggio contro la Roma la scorsa settimana. Allora perché tanta apprensione? Forse la bocca dei tifosi juventini era stata abituata fin troppo bene, non solo da Conte ma anche dalla squadra che fino a qualche settimana fa sembrava poter vincere lo scudetto con un anticipo ancora maggiore. Vedere la Roma rallentare così tanto e non approfittarne adeguatamente avrebbe messo del pepe addosso a chiunque perché, si sa, nel calcio se sprechi poi paghi. Ma il problema non era e non è solamente di origine numerica: molti tifosi sono di fatto vedove di Conte, della cattiveria della sua squadra e della sua juventinità DOC. Allegri non piace e non è mai piaciuto: pesa sul suo curriculum il passato milanista e i numerosi battibecchi con l´ex allenatore bianconero. Quando la Juve vince, è merito di Pogba (sua la rete decisiva contro il Sassuolo) o di Tevez; quando perde, è colpa del mister. Normale che in questo periodo qualcuno di loro, paradossalmente, lo stesse “gufando”.
Solo perché si ha la bontà e l’onestà di ammettere, nel pre-partita, che il Sassuolo non è avversario facile e che andrebbe bene anche l’1-0, non significa fare uno sgarbo all’onore juventino. Solo perché l’approccio coi media è più rilassato e schivo, invece che indemoniato e polemico, non significa che ad Allegri mancano gli attributi. La forza di un allenatore si misura durante la settimana lontano dalle telecamere, sempre che abbia in primis una squadra competitiva da modellare a sua immagine: cosa che, dopo tanti anni, non ha ancora capito Antonio Conte. Lo stesso Conte che, di fronte ai numeri di una Juventus vincente in Italia e per il momento avanti nel doppio confronto agli Ottavi di Champions, non ha potuto fare a meno di dichiarare che “con la cattiveria della (mia) Juve, i punti di vantaggio sarebbero venti”.
Nonostante la terza Panchina d’oro consecutiva, al buon Antonio manca il teleobiettivo delle nostre reti e probabilmente anche le coccole dell’ambiente juventino, lo stesso tradito a sangue freddo pochi mesi fa: chissà che non se ne sia già pentito. La dirigenza bianconera di sicuro no: 11 punti di vantaggio invece di 20 sono comunque una gran consolazione.
Gabriele Li Mandri
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