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Inserita in Cronaca il 22/02/2015 da REDAZIONE REGIONALE

Caccia - Lega Nazionale per la Difesa del Cane, la stagione venatoria si è chiusa con un tragico bilancio

Caccia
Un consuntivo di 22 morti e 66 feriti, fra i quali 4 morti e 22 feriti, compresi 3 bambini, fra la gente comune. Questi drammatici dati non riguardano una battaglia avvenuta in uno dei tanti teatri di guerra nel mondo, bensì sono il triste risultato della stagione venatoria italiana che si è conclusa di recente. Una “mattanza” avvenuta nell’arco di 110 giorni (dal 1 settembre al 31 gennaio) così come previsto dalla Legge 157/92 sulla caccia, le relative normative regionali e dai calendari venatori.

Diventa inevitabile chiedersi per quali irrazionali motivi mentre da una parte le norme del Ministero dell´Interno sono decisamente rigide e restrittive per quanto riguarda le licenze al porto di pistola per difesa personale, dal canto opposto risultano invece permissive quelle inerenti le armi lunghe a uso caccia. Armi che, ricordiamo, possono raggiungere una gittata massima anche di 3 chilometri, pertanto estremamente pericolose per la pubblica incolumità.

Sul fronte degli animali uccisi, oltre alla strage legalizzata della fauna selvatica, si devono mettere in conto le regalie che alcune regioni italiane, e praticamente tutte le province, concedono al mondo venatorio in nome di uno squallido scambio di favori fra politici e cacciatori: deroghe alla regole stabilite in cambio di voti che assicurano la rielezione nel momento opportuno. Un esempio eclatante è quello della cattura di uccelli mediante reti e richiami vivi, pratica che, pur essendo vietata dalla Direttiva Uccelli (Allegato IV) e nonostante le minacce da parte della Commissione Europea di comminare pesanti sanzioni al nostro Paese, regioni come Lombardia, Emilia Romagna e Veneto ha reso possibile con delibere ad hoc. Delibere poi annullate forzosamente dal Consiglio dei Ministri, per evitare le penali comunitarie.

Come si devono mettere in conto i vergognosi piani di abbattimento autorizzati, in qualunque periodo dell´anno, da regioni e province nei confronti di animali quali volpi, nutrie, caprioli, daini a loro dire dannosi per l´agricoltura. Piani incuranti dell’esistenza di alternative ecologiche -per altro previste per legge- e che hanno dato il via libera agli impazienti cacciatori. Un recente esempio è quello relativo all´abbattimento, per fortuna sospeso dal Consiglio di Stato, degli ormai tristemente famosi daini nel ravennate. Oppure, il raccapricciante episodio avvenuto a Castelnuovo Scrivia (AL) nel corso del quale tre cacciatori hanno ucciso a bastonate un’inerme volpe soltanto perché, secondo loro, appartenente a una specie nociva per la selvaggina. Una quindicina di persone, comprese le guardie della provincia, assistevano indifferenti allo scempio.

Per completare un quadro nazionale decisamente non edificante, si deve menzionare il grave problema del bracconaggio, causa dello sterminio di migliaia di specie protette (soltanto per il lupo se ne contano circa 200 unità all´anno, nonostante sia tutelato da normative nazionali e comunitarie). In proposito non si può dimenticare che, quando colti in flagranza di reato, i bracconieri risultano essere quasi sempre in possesso di regolare porto d´armi ad uso venatorio, in sintesi sono cacciatori.

Lega Nazionale per la Difesa del Cane, ritiene indispensabile da parte del Governo Italiano una seria riflessione sul problema caccia, sul deprecabile atteggiamento di svariate pubbliche amministrazioni locali (regioni e province) volutamente permissive a favore delle attività venatorie e incuranti dei periodici richiami della Commissione Europea e dei relativi rischi di sanzioni che andrebbero fra l´altro a carico del contribuente. Nonché, sull’allarmante fatto che oltre 700 mila cacciatori siano autorizzati a detenere armi decisamente letali, e che la loro età sia per lo più compresa fra i 65 e i 78 anni (dati Istat) un elemento niente affatto rassicurante per la sicurezza pubblica.

Michele Di Leva Responsabile caccia e fauna selvatica

21 febbraio 2015

Lega Nazionale per la Difesa del Cane
Ufficio Stampa

 

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