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Inserita in Economia il 30/08/2018 da Direttore

Ritorno alla Lira: Vantaggi e svantaggi per l’economia italiana.

Ritorno
L’eventuale ritorno alla Lira continua ad essere un argomento di discussione. Appare opportuno illustrare quali potrebbero essere i vantaggi e gli svantaggi per l’economia italiana e il relativo impatto sui maggiori indicatori macroeconomici.
In Italia si dibatte sul fatto che il ritorno alla Lira possa essere un’ancora di salvezza facendoci tornare ad avere un’economia florida basata sull’industria e sulla produzione manifatturiera.
Ma quali scenari si possono ipotizzare, definendo le dinamiche e le conseguenze partendo dall’ipotesi che non sia l’Italia ad uscire dall’Euro ma l’area Euro, minacciata da choc esterni e interni di grave intensità, a disgregarsi?
Se l’Italia esce dall’Euro e torna alla Lira in un contesto in cui l’Eurozona non esiste più il primo effetto sarebbe l’innalzamento dell’inflazione dovuto al ritorno di una moneta fortemente svalutata e di una crescita del PIL che nel medio periodo tornerebbe ad avere più consistenza rispetto ai dati attuali.
Questo perché, con il ritorno alla Lira svalutata a livelli congrui per l’economia, ripartirebbe l’industria che potrebbe così esportare molto più di quanto faccia adesso e tornare ad avere così un contributo positivo netto dalla domanda estera sulla bilancia commerciale italiana; dinamica che adesso, nonostante la svalutazione dell’Euro, non avviene.
Le industrie dovrebbero sostenere maggiori costi per i materiali di produzione a causa della svalutazione della moneta ma è indubbio che una classe dirigente capace potrebbe evitare il peggio liberalizzando il mercato, aumentando la concorrenza e alimentando l’abbassamento dei prezzi. Tornando alla moneta originaria lo Stato potrebbe far leva sul tasso di cambio decidendo di svalutare e rivalutare la moneta a seconda delle necessità, cosa che ora non accade.
La produzione industriale ripartirebbe causando non pochi problemi a chi, invece, ha beneficiato dell’Euro come la Germania, che ha preventivamente sussidiato le imprese avvantaggiandosi in un secondo momento e diventando così leader indiscussa delle esportazioni in Europa a scapito di Paesi come l’Italia, un tempo seconda in Europa per la sua produzione industriale.
L’ingresso nell’Euro ha compromesso la distribuzione della ricchezza, una dinamica che, invece, non si verificava quando l’Italia poteva decidere indipendentemente la propria politica economica.
Lo Stato, se lasciato agire - con il presupposto di avere una buona classe dirigente - potrebbe contrastare il fenomeno inflattivo incidendo sui prezzi o incentivando l’aumento dei salari o ancora facendo leva sulla produzione di moneta.
Rimanendo nell’ambito dell’occupazione, con la disgregazione dell’Euro si dovrebbe beneficiare di un aumento. La Germania, con l’enorme surplus commerciale che ha, vedrebbe il Marco rivalutarsi mentre gli Stati vicini comincerebbero a svalutare la moneta il più possibile per rilanciare, come detto prima, l’export.
Di conseguenza, aumentando l’export e la produttività, le aziende crescerebbero con conseguente incremento dell’occupazione.
Gli svantaggi del ritorno alla Lira sarebbero legati al debito pubblico e ai tassi di interesse.
Il debito pubblico con una buona gestione politica potrebbe migliorare. L’inflazione fa in modo che la moneta valga di meno e che quindi il valore dei debiti si riduca.
Il rapporto debito/PIL dovrebbe scendere per effetto dell’aumento delle esportazioni e dell’aumento della spesa interna delle fasce medio-alte di lavoratori. Lo Stato inoltre non avrebbe più le mani legate negli adattamenti di politica economica e potrebbe ridurre in parte la spesa pubblica a fronte di una minore imposizione fiscale sulle imprese, permettendo a quest’ultime di essere rilanciate innescando i meccanismi favorevoli.
Il problema vero sarebbe rappresentato dai tassi di interesse. Con una disgregazione dell’area Euro i tassi di interesse dell’Italia volerebbero. Lo Stato non riuscirebbe a finanziarsi e potrebbe avere problemi nel ripagare i tassi di interesse sul debito. Un elemento che potrebbe controbilanciare questo svantaggio, oltre a fare tutto ciò descritto prima, sarebbe l’attrazione di nuovi investimenti dall’estero.
Se l’Italia tornasse alla Lira, con uno scenario di moneta ipersvalutata descritto prima, sarebbe molto probabile che investitori esteri puntino all’Italia visti i vantaggi derivanti dalla Lira svalutata e dalla qualità della produzione.
Con l’aumentare degli investimenti, della spesa dei consumatori e del saldo della bilancia commerciale lo Stato potrebbe fare a meno di spingere la spesa pubblica concentrandosi a ripagare il debito pubblico. Purtroppo, nel breve potrebbe essere costretto ad alzare la tassazione sui consumi almeno fino a quando non migliorano i tassi di interesse.
Un ritorno alla Lira sembra vantaggioso anche se non indolore. Nel breve termine il caos generato dalla disgregazione dell’Euro, però, renderebbe di difficile digestione il ritorno alle valute nazionali.
Alla base di uno scenario di uscita dalla moneta unica c’è quello di avere una classe dirigente che sappia affrontare il caos iniziale mettendo a punto manovre di politica economica volte a cogliere l’opportunità del ritorno alla moneta nazionale. Alla luce di quanto fatto dalla classe politica negli ultimi 20-30 anni resta difficile pensare che la classe dirigente italiana sappia gestire un’uscita dell’Italia dall’Euro.
Francesco Gallo

 

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