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Inserita in Gusto il 10/06/2015 da REDAZIONE REGIONALE

LA TRADIZIONE SICILIANA AD EXPO 2015 CON LE MINNI DI VERGINE

LA
LA TRADIZIONE SICILIANA AD EXPO 2015 CON LE MINNI DI VERGINE DEI FRATELLI SORRENTINO DI ALCAMO
 
I fratelli alcamesi Vito e Vincenzo Sorrentino sbarcano ad Expo 2015

Sbarca a Milano, all’Expo 2015, tra le tante tipicità della Nostra Italia, uno dei più tradizionali piaceri della tavola e della pasticceria siciliana. A farsi carico di rispolverare una tradizione, perno della pasticceria siciliana, due giovani pasticcieri, i fratelli Vito e Vincenzo Sorrentino di Alcamo, tre generazioni legati al mondo del piacere dolciario.
È stato demandato a loro il compito di portare al salone universale Expo 2015, a Milano, un dolce che continua ad essere considerato afrodisiaco, non tanto per l´uso di ingredienti che stimolano di per sé i sensi del piacere, ma per la sua forma e il suo significato, che, particolarmente nel passato, periodo durante il quale si lasciava maggior spazio all´immaginazione, suscitava sensuali turbamenti.
«Questo particolare dolce, presente in tutta la Sicilia, ha un nome che, invece, offre poco spazio all´immaginazione, i " minni di virgini" (seni delle vergini). La paternità di questa prelibatezza viene ancora oggi rivendicata sia a Alcamo, a Palermo, a Catania, che a Sambuca di Sicilia (AG).
Questo dolce, come ha ricordato ai migliaia di curiosi visitatori dello stand lo stesso Vincenzo Sorrentino, è stato "nobilitato" da Tomasi di Lampedusa nel Gattopardo, che con le sue parole ne ha espresso perfettamente il senso. Don Fabrizio, proprio durante il famoso ballo, vedendo di fronte a sè un vassoio di dolci scelse quelli che: "...si sfaldavano quando la spatola li divideva... ´trionfi della gola´ col verde opaco dei loro pistacchi macinati, impudiche ´paste delle vergini´ " e si domandava: " Come mai il Santo Ufizio, quando lo poteva, non pensò a proibire questi dolci? I trionfi della gola (la gola, peccato mortale!), le mammelle di S. Agata vendute dai monasteri, divorate dai festaioli! Mah".
Ne parla – sottolinea il pasticciere Vito Sorrentino - anche il Pitrè raccontando le tradizioni palermitane "In tutto l´anno tenevansi in alta fama le suore del monastero delle Vergini con le impareggiabili loro "sussameli" e, meglio, con certi loro pasticci, il nome de´ quali, "minni d´i Virgini" (mammelle di vergine) si presta ancora oggi ad un bizzarro, e un po´ salace bisticcio".
Ed anche nella letteratura più recente, una scrittrice siciliana, Giuseppina Torregrossa, ha scritto un libro che parte proprio dal racconto della fattura di questi dolci per parlare di donne siciliane, "Il conto delle minne" (il racconto dei seni).
A Catania "le minne di Sant´Agata" raccontano di una storia cruenta di sesso, omicidio e santità. Un dolce che ricorda il martirio della giovane cristiana Agata, perpetuato da parte del pagano proconsole Quinsiano, il quale dopo aver visto rifiutate le sue avances nel nome della religione cristiana, tentò di corrompere la moralità della fanciulla, affidandola "alle cure" di una prostituta sacra di un tempio pagano, e non potendovi riuscire, la torturò recidendole i seni. I dolci catanesi hanno quindi la forma di due cupolette di pasta frolla, ricoperte di glassa bianca, ripiene di crema di latte e canditi e sormontate da due ciliegie rosse. Devo dire che conoscerne la storia, smorza un po´ il potere erotico di questo dolce delizioso.
Nella tradizione di Sambuca, invece, il dolce fu inventato da Suor Virginia Casale di Rocca Menna del collegio di Maria, sotto richiesta della Marchesa di Sambuca, che per l´occasione del matrimonio del figlio, desiderava trovare in tavola una novità in campo di dolci. Nel 1725 la suora, probabilmente stupendo tutti per la sua sfacciataggine, creò, ispirata dalle dolci sinuosità delle colline della sua terra, un dolce morbido di pasta frolla, ripieno di crema, zuccata, cioccolata e spezie che risvegliassero i sensi, come pure la forma maliziosa di seno.
Ed infine la tradizione palermitana, che vuole questi dolcetti, a questo punto definibili dei veri peccati di gola, inventati e prodotti dalle suore del monastero di S. Maria delle Vergini, nella salita Castellana in corso Vittorio Emanuele, le quali si divertivano a ironizzare sul nome del loro monastero. Le "minni delle vergini" venivano vendute al pubblico dalle suddette suore, forse un pò troppo ingenue o forse precorritrici del marketing (avevano già capito quanto il corpo femminile fosse un buon veicolo per fare affari in un mondo declinato al maschile), fino agli anni ´60, tramite un´apertura del loro convento su Piazza Venezia.
Un grande successo determinato dal fatto che il pasticciere alcamese Vito Sorrentino abbia realizzato le famose Minne di Vergine davanti agli interessati frequentatori dello stand, mentre l’abile voce del fratello di lui, Vincenzo, ripercorreva la storia di questo nobilissimo dolce, anche, alcamese.
Ai due fratelli Sorrentino, Vito e Vincenzo, da poco impegnati nella riconsegna, agli amanti del nobilissimo passato siciliano, dei locali della Conchiglia di Balestrate (che tra poco riaprirà alla vita mondana siciliana) sono giunti i plausi di tantissimi curiosi, ma principalmente di tantissimi stranieri innamoratosi di questo gusto particolarmente afrodisiaco.
Filippo Nobile


 

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