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Inserita in Sport il 17/03/2015 da Gabriele Li Mandri

I posticipi della Serie A: Roma, divide et impera

I
C’è stato qualcosa di molto saggio e antico a guidare i piedini dei giocatori scesi in campo lunedì per i tre posticipi della ventisettesima giornata di Serie A: una conoscenza arcana, condivisa collettivamente, un retaggio del passato che solo i detti latini riescono a racchiudere in poche ma semplici parole. Ed è proprio attraverso due di questi che abbiamo scelto di raccontarvi tre match decisivi per i destini dei piazzamenti europei di quest’anno.

Divide et impera: dividi e comanda. Nelle antichi tirannidi si pensava che il modo migliore per comandare il popolo fosse spaccarlo in due, creare rivalità fomentando discordie e distraendo i cittadini dalla vera fonte del potere. Oggi la Roma calcistica è esattamente così: la supremazia pallonara della Capitale è (quasi) equamente distribuita fra Roma e Lazio, in un confronto acido e battagliero per la conquista del secondo posto. Di quel posto che significa Champions senza preliminari, che poi sarebbe la tirannide, l’imperativo necessario per chiunque ambisca ad un’economia sana e ad un mercato di livello. 

Abbiamo scritto “quasi” perché la Lazio, protagonista indiscussa di questo inizio 2015, ha un solo punticino in meno dei concittadini giallorossi. Abbiamo scritto “quasi” anche perché, se il derby si dovesse giocare oggi, la Roma soccomberebbe senza se e senza ma. Con la vittoria per 2-0 in casa del Torino, i biancocelesti hanno fatto un passo decisivo in classifica, superando il Napoli e consolidando un terzo posto che soddisfa ma che al tempo stesso ingolosisce: la Roma è a un tiro di schioppo, superarla significherebbe dare ai rivali uno smacco colossale che, forse, nella testa del tifoso avrebbe un significato simbolico ancora più grande del diritto di partecipare alla Champions senza pescare imprevisti. Distraili e comanda.

Oggi, e saremmo pronti a scommetterci sopra, nessuno ha ancora avuto il tempo di soffermarsi su un particolare non da poco: dopo tantissimi anni d’attesa, il calcio romano è tornato sul tetto dell’Italia. Certo, c’è quella Juve che non vuole togliersi dalle scatole, ma lei fa un campionato a parte. È ovvio che i tifosi romanisti a tutto pensino tranne che al valore complessivo del calcio della loro città: ci mancherebbe altro, sono in crisi nera e con le due pere prese dalla Sampdoria hanno definitamente bruciato un vantaggio che sembrava incolmabile. Sono guariti dalla pareggite però, anche se nel modo peggiore. Un tracollo che comunque non può e non deve togliere nulla alla bontà di un progetto, di una squadra, di una società che punta sull’eccellenza e sui giovani talenti, e che prima o poi troverà la quadratura del cerchio. Roma, divide et impera.

C’è però un altro proverbio che ben si addice alla terza e ultima gara del lunedì: Gallia est omni divisa in partes tres. Non la Gallia cisalpina ma il povero amministratore delegato rossonero Adriano Galliani. Un detto tratto dall’incipit del “De bello Gallico” di Giulio Cesare anche se, questo Milan, “De bello” non c’ha proprio niente. Però calza a pennello, perché l’Adriano-pensiero è diviso in tre: tenere Pippo Inzaghi, prendere il pupillo Sarri, o virare su un allenatore più blasonato (e costoso) come Montella. È una scelta da ponderare con calma: la stessa calma che oramai pervade il tifoso rossonero, la stessa che lo frena dal tirare il televisore dalla finestra tutte le volte che vede giocare l’obbrobrio di Berlusconi.

Una calma quasi zen, l’unica via per uscire da una situazione disastrosa che rischia di diventare fatale: dopo aver ammirato il Milan perdere contro i panchinari della Fiorentina con due gol subiti negli ultimi 10 minuti, per di più vestendo un completo verde-oro giusto per infangare la memoria del futbol bailado di garrinchana memoria, non resta che sedersi a tavolino e ammettere: “Ragazzi, ne abbiamo fatte di vaccate, adesso basta”. Chissà quando arriverà la svolta societaria, che si tratti di una cessione o di un ritorno sulla retta via: intanto, nell’attesa, a fare il Milan è proprio la Fiorentina, in piena zona Europa League e a soli 4 punti dal terzo posto.

Gabriele Li Mandri



 

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