Inserita in Politica il 17/02/2015
da REDAZIONE REGIONALE
MOVIMENTO DI VOLONTARIATO ITALIANO - Riforma del Terzo Settore Contributo del MoVI per il dibattito sullŽart 3 del disegno di legge delega
EŽ in discussione presso la XII Commissione della Camera dei deputati, il disegno di legge n.2617, delega al Governo per la riforma del Terzo Settore. In particolare in prossimi giorni dovrebbe iniziare lŽesame dellŽarticolo 3, che riguarda più da vicino il volontariato.
Recentemente è stato inoltre presentato, un poŽ a sorpresa, un disegno di legge quadro di riforma della L 266/1991, progetto nr n.2791, che si "intromette" nel dibattito sollevando alcune questioni rilevanti. Il MoVI, con lo scopo di contribuire al dibattito, ha inviato alla Consulta del Volontariato presso il Forum un proprio contributo al fine di avviare il percorso che porterà poi alla scrittura di un testo base per unŽauto convocazione del Volontariato Italiano che è prevista per la prossima primavera.
La riforma della legislazione del Terzo Settore a nostro avviso è benvenuta se riesce ad incidere in due direzioni. 1. FARE UN PASSO AVANTI PER IL COMPIMENTO DI UNA DEMOCRAZIA SOCIALE E PARTECIPATA Proseguire in quel processo di innovazione di cui la riforma del Titolo V art 118 della Costituzione con lŽintroduzione del Principio di Sussidiarietà rappresenta uno dei passi più significativi. Processo per dare compimento alla Carta costituzionale, dando forza e promuovendo una democrazia sociale fondata sulla partecipazione dei cittadini e delle organizzazioni sociali al fianco delle istituzioni nel garantire i diritti sociali e tutelare lŽinteresse generale, sviluppando nuove forme di amministrazione condivisa e partecipata. 2. SEMPLIFICARE E RAZIONALIZZARE IL SISTEMA NORMATIVO Rivedendo in un quadro unitario le diverse normative di settore, favorendo una semplificazione che porti ad un minore complessità e carico burocratico, eliminando aree grigie e verificando lŽeffettiva efficacia di politiche di sostegno, valorizzazione e promozione del settore. In questo quadro, in relazione allŽart 3 del DDL sul TS, proponiamo le seguenti riflessioni:
a) armonizzazione delle diverse discipline vigenti in materia di volontariato e di promozione sociale Armonizzare si ma senza negare differenze e specificità. Ben venga una riforma delle due leggi di riferimento (266/1991 e 383/2000) anche al fine di coordinarle e creare possibili raccordi ma non vediamo possibile ridurre le due tipologie di soggetti ad una sola realtà. Le diverse missioni, promozione dei propri soci e impegno a favore di terzi, hanno dato vita a due movimenti che presentano differenze importanti pur condividendo un comune riferimento ideale alla solidarietà e un comune impegno per lŽinteresse generale. In questo quadro vediamo positivamente la proposta di Riforma della legge quadro sul volontariato n.2791 che può rappresentare un punto di partenza relativamente alla riforma della 266/91. Ben venga analoga iniziativa relativa alla 383/2000 e, se possibile, una composizione dei due testi in un quadro armonico e coordinato limitatamente a: - attuazione dellŽart 118 ultimo comma della Costituzione e corretto rapporto con le istituzioni; - obblighi di democrazia interna; - obblighi di bilancio e rendiconto; - riconoscimento e sostegno dei livelli nazionali; - composizione e funzionamento degli osservatori nazionali; Pensiamo sia importante fondare lazione normativa su una riflessione approfondita di cosa sia il volontariato oggi, per dare impulso ad una mobilitazione diffusa di cittadinanza attiva e solidale per la cura dei beni comuni, la promozione dei diritti di cittadinanza, il cambiamento sociale verso una società più equa e sostenibile. Queste sono le sfide su cui sono impegnate le realtà del volontariato italiano che si riconoscono nella contemporanea presenza di due fattori, che dovrebbero essere utilizzati per delineare e distinguere il volontariato da altri soggetti: 1. Lambito di azione identificabile sostanzialmente nellimpegno per lattuazione degli articoli 2 e 3 della Costituzione (solidarietà sociale e rimozione degli ostacoli), superando una definizione che parta unicamente dalla forma giuridica e mettendo maggiormente lattenzione sulle finalità e la missio dellorganizzazione. 2. La gratuità assoluta, che è sia caratteristica dellimpegno del singolo volontario che criterio di orientamento dellŽorganizzazione. Gratuità che vuol dire garanzia di azione civica per linteresse generale con lesclusione di qualsiasi utile diretto o indiretto.
In relazione allŽattuazione dellŽart 118 comma 4 della Costituzione (principio di Sussidiarietà) è necessario superare lŽapproccio orientato alla prevalenza della pubblica amministrazione, come risultava nel primo articolo della 266/91. Non è la PA che deve dire al volontariato quali sono le finalità da perseguire, ma è lo stesso volontariato che le sceglie mediante la sua "autonoma iniziativa" per lo "svolgimento di attività di interesse generale", o le concerta con le istituzioni. La proposta di riforma della 266 presentata va in questa direzione nella scrittura dellŽArt. 1, ma ricade nel problema quando introduce lŽelenco delle aree di prevalente impegno (Art. 8). In questo quadro riterremmo utile, al fine di favorire più chiarezza del sistema, vietare esplicitamente la possibilità che le OdV possano partecipare alle gare dŽappalto per la gestione di servizi e limitare le convenzioni solo alla realizzazione di progetti effettivamente sperimentali, finalizzati allŽinnovazione sociale oppure a gestione di progetti condivisi con lŽamministrazione, frutto di coprogettazione, per una cogestione sussidiaria di interventi sociali in cui cittadini e istituzioni effettivamente gestiscono insieme beni comuni e servizi di comunità e in cui il volontariato mantiene un ruolo integrativo, complementare e circolarmente sussidiario dellŽazione delle istituzioni. Rispetto a questŽultimo punto, pensiamo che vadano considerate con attenzione, valorizzate e sostenute le significative esperienze che i cittadini stanno promuovendo insieme molte PA in giro per lŽItalia, per la costruzione di un welfare partecipato e la promozione di uno sviluppo dal basso: gestione partecipata di scuole e spazi pubblici, attivazione di servizi di prossimità basati sul vicinato e la solidarietà di quartiere, salvaguardia e valorizzazione di beni comuni etc. Nella testo della succitata proposta di riforma della 266, non condividiamo la deroga alla gratuità per i dirigenti di organizzazioni nazionali di volontariato: secondo noi non ha senso che unŽorganizzazione di volontariato sia rappresentata da un legale rappresentante stipendiato dalla stessa; vediamo invece favorevolmente la possibilità di prevedere agevolazioni nei distacchi dal posto di lavoro, per attività di volontariato, per i dirigenti. b) promozione della cultura del volontariato tra i giovani, anche attraverso apposite iniziative da svolgere nellŽambito delle strutture e delle attività scolastiche; Su questo punto non possiamo prescindere da una riflessione sulla cultura dei giovani di oggi, che li porta a guardare con sospetto proposte strutturate e a praticare invece forme di gratuità e di partecipazione civile più informali. Non si tratta quindi di reclutare giovani per le OdV o per progetti definiti da altri, ma di creare occasioni formative di incontro e conoscenza diretta, e favorire spazi per ideare e gestire insieme ai giovani iniziative di solidarietà e cura dei beni comuni. Pensiamo sia molto importante creare le condizioni per formalizzare percorsi stabili di collaborazione tra scuola e volontariato, al fine di rafforzare lŽazione di educazione civica e di promozione della cultura del volontariato con i giovani. La scuola ha già questo tra i suoi compiti istituzionali (formare le competenze base di cittadinanza) e può collaborare efficacemente con il volontariato per perseguirlo, nellŽambito dellŽintegrazione scuola-territorio. In particolare ci sembra di grande interesse la possibilità di avviare programmi che promuovano lŽapertura delle scuole al pomeriggio per attività dei e con i giovani giovani, anche attraverso la collaborazione e la presenza stabile delle ODV del territorio. Pur essendo discusso in altro articolo del DDL, utile un richiamo al Servizi Civile che rappresenta senzŽaltro unŽimportante azione di promozione del volontariato nel quale le OdV e le APS sono spesso coinvolte anche in qualità di Enti gestori del Servizio Civile Nazionale. I progetti di Servizio Civile potranno riguardare anche le suddette attività con le Istituzioni Scolastiche. c) valorizzazione delle diverse esperienze di volontariato, anche attraverso il coinvolgimento diretto, nelle attività promozionali, delle organizzazioni di volontariato, incluse quelle che riuniscono militari; Riteniamo superfluo questo punto: il rispetto e la valorizzazione dellŽautonomia e del pluralismo del volontariato sono principi fondanti chiari e non in discussione. Non comprendiamo in particolare quali possano essere le ODV che riuniscono i militari. Una delle caratteristiche di unŽorganizzazione di volontariato è infatti lŽapertura a tutti i cittadini. d) riconoscimento e valorizzazione delle reti associative di secondo livello; Necessario senzŽaltro introdurre il registro nazionale delle associazioni di volontariato, già previsto per le APS, a cui accedano i coordinamenti e le reti nazionali di volontariato: è una nota lacuna della legge 266/1991. La formulazione in tal senso indicata nella proposta di modifica della 266 è condivisibile. Utile introdurre un meccanismo di sostegno destinato alle reti e coordinamenti nazionali, come già avviene per le APS, riconoscendone la funzione di promozione del volontariato e valorizzando la loro dimensione sovra-territoriale e politica. e) revisione e promozione del sistema dei centri di servizio per il volontariato e riordino delle modalità di riconoscimento e di controllo degli stessi; importante rilanciare il meccanismo di produzione dei fondi speciali presso le regioni provenienti dagli utili delle fondazioni bancarie, precisando bene quale è la percentuale a questo destinata e superando i limiti introdotti dalla "Circolare Visco". La proposta di legge di riforma della 266, ribadisce la presenza di comitati di gestione regionali che condividiamo, contro la formula circolata nei mesi scorsi di un "Super Coge nazionale" (e fatta propria anche dal Portavoce del Forum del terzo Settore nel suo recente documento programmatico). Utile definire meglio lŽarticolazione del sistema dei CSV, precisandone le funzioni. In un quadro di risorse rese più certe, i CSV non dovrebbero scivolare verso tentazioni da "imprese sociali", costretti a cercare risorse da altre fonti. Pensiamo sia importante ribadire nelle nuove normative, come da giurisprudenza corrente, che i CSV devono essere governati dal volontariato, con una governance davvero partecipata e trasparente. Pensiamo sia possibile lŽapertura dei servizi dei CSV alle APS, purché questo avvenga garantendo risorse chiare e aggiuntive. f) revisione e razionalizzazione del sistema degli Osservatori nazionali per il volontariato e per lŽassociazionismo di promozione sociale. Fondamentale qualificare e valorizzare gli Osservatori, chiarendone il ruolo e mettendoli in grado di svolgere una funzione utile di monitoraggio, promozione e impulso. In particolare in relazione allŽOsservatorio del Volontariato, come scritto sopra, lŽistituzione del registro nazionale delle reti e dei coordinamenti del Volontariato renderà possibile finalmente una maggiore linearità nella definizione della sua composizione per una maggiore rappresentatività dellŽOsservatorio, chiarendo le modalità con cui si scelgono i componenti tra i rappresentati delle organizzazioni nazionali. Mo.V.I. Movimento di Volontariato Italiano Via del Casaletto, 400 - 00151 Roma - Cod. Fisc: 97023390582 Email: segreteria@movinazionale.it http://www.volontariatoinrete.it Sede operativa: Via Garibaldi, 23 - 33038 San Daniele del Friuli (UD) - Tel 0432 943002 - fax 0432 943911
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