Inserita in Cronaca il 13/04/2013
da redazione
L´evasore trapanese si ´dimentica´ la dichiarazione
Il Colonnello Calabrese riesce a darci uno spaccato della realtà trapanese dopo tre anni di vita nel territorio. Un’analisi che tocca diverse realtà e che traccia alcuni identikit come ad esempio quello dell’evasione fiscale a Trapani.
E’ un fenomeno che si inserisce comunque in una realtà tecnicamente depressa. Il tessuto produttivo è oggettivamente limitato. E’ chiaro che comunque ci sono fenomeni evasivi, anche importanti, ma non possono sicuramente essere paragonati, per entità, alle manifestazioni d’evasione in altre realtà del territorio molto più economicamente industrializzate. Nonostante tutto c’è ancora chi crede di poterla fare franca.
Pare dunque che politica e criminalità non si mettano d’accordo solo su questioni di edilizia…
Non voglio fare riferimenti che non mi appartengono. Faccio l’investigatore e coordino l’azione investigativa. Per noi non c’è colore né appartenenza sociale: chi commette un reato è poi chiamato ad assumersene le responsabilità. Allo stesso modo accogliamo le denunce e cerchiamo di fare chiarezza sui diversi casi che ci vengono via via proposti. Attraverso un’azione attenta di diffusione delle notizie, è possibile sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della correttezza dei comportamenti economici e finanziari, soprattutto in un momento di crisi, come quello attuale in cui versa, anche se non da solo, il nostro Paese.
In Italia, le funzioni di polizia economico-finanziaria sono affidate alla Guardia di Finanza, quale presidio della libertà negoziale, della libertà d’impresa e del libero mercato, ovvero gli assi portanti della nostra Costituzione economica. Il Corpo è così un modello di riferimento a livello comunitario ma non solo.
La crisi e le strette di governo hanno intensificato i vostri controlli o per lo meno così è l’immagine mediatica degli ultimi tempi anche se la vostra presenza sul territorio è stata sempre abbastanza capillare. La crisi è direttamente proporzionale all’aumento del reato di evasione fiscale?
La crisi sicuramente alimenta i comportamenti illeciti e rappresenta purtroppo anche una grande opportunità per l’illegalità. Mentre occorre ristabilire un clima di fiducia nel mercato, riaffermando l’importanza del rispetto delle regole di equità fiscale e di concorrenza leale, anche per rispondere alla forte domanda di legalità che si leva dalla società civile, dai cittadini onesti.
Come ad esempio è successo a Valderice con il distributore di benzina?
Per esempio.
Quanto può danneggiare un comportamento del genere il singolo cittadino?
Molto, soprattutto in periodi di difficoltà economiche come questo, dove i bilanci familiari risentono molto dello stato di crisi.
Al di là dell’entità del danno, se si pensa ad esempio all’operazione di qualche giorno fa, quando venivano sequestrate 72 agenzie di poste private che non potevano gestire i bollettini postali, pensi a quanto quelle 100 o 200 euro possano aver pesato a fine mese in un bilancio familiare dove, magari, c’era anche una persona in cassa integrazione.
Chi è l’evasore tipo trapanese?
Assistiamo a molti casi di imprenditori che, pur comportandosi regolarmente nel corso dell’anno, poi si “dimenticano” di presentare la dichiarazione. Con gli altri operatori l’imprenditore in questione si comporta regolarmente: emette le fatture, le registra, emette lo scontrino, ma a fine anno non presenta la dichiarazione.
Quanto si rischia?
Per omessa dichiarazione si rischia da uno a tre anni.
Lei è qui dal settembre 2010. Se dovesse dare uno spaccato della “Trapani criminale” quale sarebbe?
La “Trapani criminale” esiste in parallelo ad una Trapani fatta di gente che ha una gran voglia di emergere. Ci sono grandi segnali di vivacità che registriamo quotidianamente. Li avvertiamo soprattutto dai giovani quando andiamo nelle scuole dove stiamo curando un’azione di formazione in materia di legalità, soprattutto economico-finanziaria.
Vediamo una grande voglia di emergere, di uscire fuori da questa apatia e da ogni forma di condizionamento. La gente non ne può più di sentire il termine “mafia”: è importante che la società senta il bisogno di un riscatto sociale. C’è in città una mobilitazione culturale giovanile, ma non solo, verso la legalità.
Molti però sono ancora gli ostacoli da dover superare come ad esempio il lavoro nero. Quanto lavoro nero c’è a Trapani?
Beh è un po’ il frutto della grave difficoltà economica che viviamo. Il problema della realtà trapanese è che nonostante questa splendida realtà in cui sorge Trapani non c’è un’iniziativa imprenditoriale adeguata. Relativamente al lavoro nero bisogna distinguere: nonostante il lavoro, talune imprese preferiscono comunque impiegare lavoratori non in regola; in altri casi, alcune aziende si prestano per realizzare false assunzioni al fine di ottenere le indennità di disoccupazione piuttosto che maternità inesistenti. Assunzioni strumentali che si intervallano alla creazione di finte realtà aziendali.
Trapani è in linea con la tendenza nazionale che certifica un aumento delle denunce al 117?
Si, la gente denuncia. Divulgare il messaggio di legalità andando a colpire i comportamenti illeciti sostanziali (appropriazione indebita, truffe, estorsione, sprechi, evasione) ha alimentato una maggiore fiducia nei confronti delle istituzioni in genere ed ovviamente facciamo parte di questo contesto anche noi.
Con il nostro servizio pubblico 117 abbiamo registrato, in certi periodi dell’anno, quasi un raddoppio delle chiamate rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
E quali sono i reati che vengono maggiormente denunciati?
Di solito quelli di natura fiscale, tributaria ma anche legati al lavoro nero.
Marina Angelo
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