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Inserita in Cronaca il 13/04/2013 da redazione

Il Comandante Calabrese spiega il sequestro ai Morici

Il
Il terremoto “Corrupti mores” continua a far parlare di se dentro e fuori i confini cittadini dopo che a Trapani Milano, Roma, Pordenone e Gorizia, agli imprenditori Vincenzo e Francesco Morici, sono stati sequestrati beni mobili ed immobili per 30 milioni di euro grazie ad un’operazione congiunta effettuata da Polizia e Guardia di Finanza.

Una notizia che continua a fare il giro di case, strade, e bar. Noi ne abbiamo parlato con il Colonnello Pietro Calabrese al vertice della Guardia di Finanza di Trapani dal settembre 2010 dopo aver ricoperto per 4 il ruolo di addetto della Guardia di Finanza alla Rappresentanza Permanente d’Italia presso l’Unione Europea, nel settore della criminalità economica e finanziaria.

Colonnello può spiegarci cosa vuol dire l’operazione effettuata nei giorni scorsi?

Si tratta di una misura di prevenzione patrimoniale, una misura speciale che mira a togliere i beni dalla disponibilità di soggetti indiziati di appartenere ad associazioni criminali in quanto il patrimonio, a suo tempo acquisito, viene giudicato socialmente pericoloso perché ritenuto frutto di una serie di agevolazioni criminali o perché ritenuto vicino ad un cartello di imprese legate ad associazioni mafiose. Sono quindi stati sequestrati beni e società e, in alcuni casi, sospesi gli organi amministrativi ed inseriti degli amministratori giudiziari che hanno il dovere di portare avanti la conduzione delle aziende la cui attività prosegue in maniera regolare.

Eppure gli imprenditori Morici, ad oggi, risultano a piede libero. Come mai?

Nell’ambito dei procedimenti penali di questi imprenditori, non posso entrare nel merito perché la Guardia di Finanza non ha condotto le indagini e, quindi, non conosciamo gli sviluppi giudiziari. Sicuramente la posizione è stata valutata. Posso certamente dire, però, che quest’embargo economico in atto in questo territorio non è affatto casuale.

A seguito del mio arrivo, congiuntamente a quello del Questore, sono state formulate valutazioni strategiche sulle modalità di aggredire le attività economico finanziare illecite presenti sul territorio. Il lavoro sinergico, profuso a dedicare un’attenzione investigativa, ci ha consentito, grazie al quadro normativo vigente, di prendere delle iniziative operative.

Un sequestro di questa entità, maggiore o minore, arreca un danno maggiore di un arresto?

L’arresto lo si effettua quando un individuo ha fatto dei reati. Qui, invece, siamo in un campo indiziario dove, ad esempio, relativamente all’aggressione patrimoniale, si ritiene che il soggetto in virtù di alcuni collegamenti, sia stato agevolato nell’ottenere una serie di arricchimenti patrimoniali e quindi si colpisce il patrimonio in quanto ritenuto socialmente pericoloso perché ottenuto attraverso presunte attività illecite.

Formulando un parallelismo con l’evasione fiscale: dal 2008 c’è la possibilità, analogamente a quanto previsto dalla normativa antimafia, di aggredire patrimonialmente l’imprenditore che ha evaso. In sintesi vuol dire che, al di là degli aspetti amministrativi e delle iniziative del fisco, al superamento di determinate soglie, l’imprenditore che ha evaso il fisco può essere aggredito patrimonialmente; cioè se non ha pagato, ad esempio, le imposte per un milione di euro è possibile sequestrare le disponibilità finanziarie o, in assenza, il suo patrimonio mobile o immobile per un valore equivalente alle imposte evase.

Per la vicenda del sequestro che ha riguardato i Morici, si è invece all’interno di misure speciali che a livello comunitario rappresentano una singolarità del sistema di aggressione patrimoniale. Proprio facendo riferimento alla mia esperienza come rappresentante della Guardia di Finanza presso l’Unione Europea, ricordo che l’aggressione patrimoniale alla criminalità organizzata fu oggetto di riflessione da parte della Commissione, che nel novembre 2008 ha emanato una comunicazione dal titolo “Il crimine non paga”.

Dopo aver analizzato alcune legislazioni comunitarie, venne infatti stilato una sorta di decalogo su ciò che è importante fare per aggredire i fenomeni criminali a livello patrimoniale, iniziative ritenute sempre più determinanti per contrastare efficacemente la criminalità.

In questo contesto la normativa antiriciclaggio è di fondamentale importanza, in quanto impone tutta una serie di verifiche non soltanto al settore finanziario/bancario ma anche a quello professionale, sistema che consente di condurre un’azione efficace a contrasto dei fenomeni criminali, ivi compreso quelli legati alle carte di credito.

Marina Angelo

 

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