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Inserita in Cultura il 17/11/2014 da REDAZIONE REGIONALE

CONSORZIO DI PANTELLERIA - QUESTIONARIO PER LA CANDIDATURA DE LA PRATICA AGRICOLA DELLA COLTIVAZIONE DEL VIGNETO AD ALBERELLO IN PANTELLERIA” COME PATRIMONIO IMMATERIALE DELL’UMANITÀ UNESCO

CONSORZIO
1) Quali sono e quando sono nate le associazioni che promuovono/praticano/salvaguardano la pratica agricola di coltivazione del vigneto ad alberello tipica di Pantelleria?

Gli unici esempi di aggregazione presenti sull’isola sono i tradizionali “circoli”, situati negli insediamenti abitativi più consistenti (Khamma-Tracino, Scauri-Rekhale, etc.) .
Ma questi hanno solo una fisionomia prevalentemente ludica, comunque caratterizzandosi quali luoghi di ritrovo: celebrano feste di contrada, mantengono spacci interni di bevande, riuniscono quotidianamente persone attorno a tavoli da gioco, organizzano balli a Carnevale, etc. Talora svolgono anche alcune attività culturali, quali incontri di informazione per lo più in campo agricolo.
A coprire lo spazio deputato alla salvaguardia della vitienologia isolana è proprio lo scrivente organismo: il Consorzio Volontario per la Tutela e la Valorizzazione dei vini a d.o.c. dell´Isola di Pantelleria è stato costituito con atto notarile del 19 marzo 1997. Ne fanno parte dall’origine la Cantina Sociale Enopolio e le aziende Murana, Miceli e Pellegrino, cui si sono aggiunte Case di Pietra, Nuova Agricoltura, Fico d’india e Santa Teresa: insieme recepiscono la quasi totalità delle uve pantesche e rappresentano piu’ dell’80% dell’intero venduto annuo in bottiglie di vini a d.o.c. Pantelleria.
Gli scopi sono quelli previsti dalla normativa sulle denominazioni d’origine e vanno individuati nella esigenza di assicurare una legittimata difesa alla buona immagine della denominazione ed al reddito dei produttori agricoli panteschi.
Il Consorzio ha scelto l´effigie della dea Iside quale suo simbolo: se ne toccano già con mano i suoi impulsi di "rinascimento" del vigneto e del vino pantesco, ormai più che solo ambiziosi sul piano produttivo, normativo e sociale. In un´isola abituata ad un´agricoltura eroica, tutto ciò viene vissuto con una crescente solidarietà popolare.





2) Come potreste definire la pratica agricola di coltivazione del vigneto ad alberello?
Trattasi di consuetudine secolare e comunque molto antica.
Essa ha preso piede nell’isola, alla stessa stregua di ciò che accade per gli esseri viventi che adattano il proprio organismo, la propria stessa conformazione (e talora perfino il temperamento) alle condizioni climatiche del luogo in cui si trovano.

3) In cosa consiste tale pratica agricola? Quali tecniche peculiari utilizza? È possibile descriverla per punti o fasi di lavoro?
La ventosità dell’isola, spesso impetuosa e distruttiva, ha verosimilmente consigliato i primi viticoltori a mettere al riparo la pianta della vite dalle folate, collocandola in una conca scavata nel suolo di terra lavica. Così adagiati, i tralci si abbracciano e i grappoli guadagnano prossimità all’humus vulcanico. Ne risulta peraltro custodito, anzi amplificato il calore topico, che consente agli acini di fare ancor più arrossare la propria superficie esterna.

4) Quali sono gli strumenti, gli oggetti, gli artefatti della coltivazione del vigneto ad alberello?
Certamente e quasi solamente la zappa. Ma anche l’aratro trainato dal caratteristico asino pantesco (anch’esso minacciato di estinzione) idoneo a scalare le impervie pendenze di quest’isola scoscesa.
Quanto agli artefatti, in nessun altro luogo si possono rinvenire gli inconfondibili vigneti a terrazzamenti, ognuno dei quali è delimitato da muretti a secco di pietra lavica: chi si peritasse a misurarli, scoprirebbe che nell’insieme si estendono per oltre 7.000 chilometri
5) Vi sono figure professionali o individui della comunità di particolare rilievo ed importanza nell’ambito della pratica agricola di coltivazione del vigneto ad alberello? Se sì, devono avere caratteristiche particolari?
E’ la stessa tipologia umana del contadino pantesco che va considerata come una razza in via di prossima scomparsa. E, dunque, come una specie da proteggere.
Il vigneto ad alberello, in tanto sopravviverà a Pantelleria, in quanto si ridetermineranno le condizioni socio-economiche con le quali possa perpetuarsi questa inimitabile genìa abituata ad affrontare le difficoltà del sito, le vicissitudini della storia, le avversità del tempo.

6) Quali sono le modalità con cui le conoscenze e le tecniche legate alla pratica agricola di coltivazione del vigneto ad alberello vengono tramandate ed insegnate alle generazioni future? Quali iniziative sono state poste in essere dalle comunità, dalle associazioni e dagli enti pubblici per fare ciò?
A parte l´evento climatico (antica e naturale componente di variabilità che da sempre condiziona accidentalmente i raccolti), a Pantelleria è riscontrabile un progressivo abbandono del vigneto che sostanzialmente è il frutto di un cambiamento generazionale, di un più generico disimpegno dalla tradizione ed una ancor più generica e diffusa crisi dei valori che attanaglia l’intera società italiana. Nuovi stili di vita,nuovi modelli di comportamento e stereotipi fanno sì che figli e nipoti maggiormente attratti da altri sbocchi occupazionali meno gravosi, quali quelli del settore turistico, dismettono o non continuano la tradizione vivaistica degli anziani che appare sempre meno appealing e faticosa malgrado il miglioramento redditivo verificatosi negli ultimi anni per effetto del costante aumento dei prezzi delle uve che questo Consorzio ha determinato.
Tutto ciò costituisce una minaccia di sicura scomparsa non solo di un’intera filiera economica, ma un disastro sistemico che produrrà danni a catena abbattendosi sugli altri sottosistemi (turistico, soprattutto).
A fronte di sole enunciazioni da parte di soggetti pubblici, sono ascrivibili al Consorzio le uniche iniziative di rimedio: operiamo infatti nella convinzione di dover assicurare, prima di tutto, rispetto per la dignità del lavoro(dunque, miglior remunerazione), poiché consideriamo l’agricoltore come il primo e piu’ importante anello della filiera produttiva: non un competitore, dunque, ma come un nostro consocio.

7) Quale è, secondo voi, la funzione sociale della pratica agricola di coltivazione del vigneto ad alberello? E la sua funzione culturale?
Il territorio di Pantelleria con i suoi terrazzamenti è assolutamente tipicizzato dal vigneto, dalla macchia mediterranea e, una volta, anche dal cappereto ormai in fase terminale. Già oggi, per l´abbandono in corso del vigneto (che storicamente nel complesso incide sulla superficie totale dell’isola per il 48 %) si riscontrano vasti appezzamenti in terrazzi e pianure abbandonati ed incolti che nel paesaggio aprono vuoti che sempre più assumono le immagini di devastanti ferite, come quelle di un vaiolo nel volto di una bellissima donna.
Nel corso dell´ultimo trentennio si è verificato un progressivo depauperamento delle estensioni di vigneto coltivato: questo è passato da un totale di circa 4.000 ettari dei primi anni ’80, agli attuali residuati 700.
Il che ha fatto registrare un conseguente calo di produzione che si è ridotto dagli oltre 200.000 ql., circa degli anni ‘80 ai 45.000 della vendemmia 2006, ulteriormente ridotti a complessivi 25-30.000 ql, complici accidentali la peronospera e la "farfallina".
Bisogna considerare che il calo produttivo dell´agricoltura dell´isola è direttamente proporzionale all´invecchiamento demografico della popolazione pantesca, aggravato dalla mancanza di un piano a medio-lungo termine che possa rendere più efficaci ed efficienti i processi produttivi nel vigneto, in maniera da farne risaltare i vantaggi e i ritorni economici. La funzione sociale e culturale della pratica agricola del vigneto ad alberello a Pantelleria è, dunque, riassumibile nelle suesposte cifre e conseguenti considerazioni.

8) Si può dire che questa pratica agricola rappresenta fortemente l’identità della comunità di Pantelleria, in quanto pratica tradizionale in cui essa si riconosce? Se sì, per quali motivi?
Ne siamo talmente convinti che, unicamente con le nostre esigue ed eroiche risorse, stiamo impegnandoci operativamente (cioè senza retorica) per ricreare e mantenere le condizioni attraverso le quali far vivere la valenza identitaria della comunità di Pantelleria di cui il vigneto ad alberello costituisce una rappresentanza davvero forte.
In un dichiarato intento di salvaguardia “etnica”, culturale e colturale, vorremmo perseguire, oltre che una approfondita analisi clonale e dei profumi delle uve pantesche di zibibbo, anche il recupero dei tipici terrazzamenti sui quali i vigneti ad alberello hanno dimora da secoli. congiurare il loro lento deterioramento significherà salvare le radici degli uomini e delle vigne, conservare l´espressione più antica dell´agricoltura mediterranea e lasciar convivere quel micro eno-sistema con la sua stessa storia. Infatti, la simbiosi del vigneto con l´isola è tale che, venendo a mancare il primo - sia nella percezione che nell´immagine consolidata - sparirebbe una parte della stessa Pantelleria (come le dune di sabbia in un deserto, le palme in una oasi, i grattacieli a New York) modificandone in peggio l´intero paesaggio perché lo renderebbe omologo a tante altre isole sparse per il mondo.
9) Perché si può dire che la pratica agricola della coltivazione ad alberello crea un senso di continuità, un legame tra i membri della comunità di Pantelleria?
Va ribadito che l´estensione del vigneto ad alberello (quello coltivato e quello abbandonato) a Pantelleria incide talmente su tutto il territorio che - qualora disgraziatamente venisse a mancare – ne risulterebbe modificato anzi sconvolto non solo l’intero eco-sistema, ma anche il dipanarsi delle generazioni che attorno a tale coltura-cultura si sono succedute.
Con la deprecabile sparizione del vigneto, verrebbe reciso l´ultimo cordone ombelicale che lega Pantelleria alla sua più antica e preponderante tradizione: che sin dai tempi dei Fenici è stata l´agricoltura, nell´ambito della quale il vigneto ha avuto un ruolo sovrano.
Quella che, noi del Consorzio, ci facciamo scrupolo qui di invocare è l’attenzione della comunità internazionale sulla sopravvivenza di una autentica “civiltà”. Ecco perché stiamo rispondendo al questionario con un insieme di considerazioni, fatti ed opinioni che possano fungere quale base per l’ottenimento dell’alta tutela dell’UNESCO che – ne siamo certi – potrà innescare un organico progetto mirato preliminarmente alla urgente difesa dei vigneti di Pantelleria (dei quali vorremmo scongiurare la … cronaca di una morte annunciata) e diretto poi verso un indispensabile sviluppo, che nella fattispecie non ha valenze solo settorialmente vitivinicole, ma anche territoriali, tradizionali e paesaggistiche e di contributo all´immagine della Sicilia.
Ben sapendo noi che, se non blocchiamo intanto il calo produttivo, imprimendo una inversione a questa tendenza decrescente, fra una dozzina d’anni non ci sarà più nulla da tutelare: perché Pantelleria si sarà nel frattempo trasformata in un contenitore ad univoco riempimento turistico e – quel ch’è di peggio – senza più alcun appeal naturalistico e di tipicità produttiva. Per tali motivi la grande rappresentatività rivestita da Pantelleria costituisce un elemento positivo per l’isola stessa, evocativo del Mediterraneo profondo, premiante per la Sicilia e patrimonio della Penisola e dell’intera umanità.

10) Quali iniziative sono state organizzate, nel corso degli anni e fino ad oggi, per sostenere, promuovere e salvaguardare la pratica agricola di coltivazione del vigneto ad alberello? Quali sono state organizzate nella comunità di Pantelleria? Sono stati coinvolti cittadini e associazioni e se sì in che modo? Si può avere l’elenco di tali iniziative?
Fra le iniziative messe in atto al fine di salvaguardare iul vigneto pantesco ad alberello e così dare nuovo slancio all´economia vitivinicola di Pantelleria, il Consorzio si è reso promotore di una proposta di modifica – largamente condivisa dalla popolazione e sottoiscritta dai produttori viticoli - che assicurasse maggiore chiarezza ed il rispetto di tutte le tradizioni e delle garanzie normative: ciò che ha dato luogo al Decreto 27 settembre 2000 che ha approvato il Nuovo Disciplinare di Produzione. Quest’ultimo vede finalmente attualizzare le disposizioni produttive alle nuove preferenze dei consumatori mondiali. La regolamentazione così decretata lascia orgogliosamente inalterati i valori della tradizione: che, anzi, vengono ora esaltati.
La nuova disciplina contiene tre diverse d.o.c.: il Passito di Pantelleria, il Moscato di Pantelleria (ambedue ottenuti da uve appassite al sole ed il cui prodotto finito, non addizionato di alcool, può essere imbottigliato solo sull’isola), nonché l’altra d.o.c. Pantelleria che comprende sei tipologie (i due liquorosi, il dorato, lo spumante – che ha creato molta aspettativa nei consumatori - lo zibibbo dolce e il bianco – cioè uno zibibbo secco che si è rivelato un grandissimo successo di marketing dell’ultimo decennio) il cui imbottigliamento è consentito all’interno del territorio della Sicilia. Vengono chiaramente e rigidamente regolamentate, per ciascuna tipologia, le produzioni massime di uva per ettaro, nonché le percentuali di resa massima dell’uva fresca in vino e dei litri di vino per ettaro. Sono più congruamente articolate le disposizioni relative all’etichettatura, presentazione e confezionamento dei prodotti.
Lo spirito che ha sostenuto il Consorzio coincide con la stessa radice etimologica della parola “tradizione”: dal latino traditio, cioè consegnare al presente il meglio del passato con uno sguardo al futuro. Ciò che i Consorziati fanno con vera passione: ed è probabile che anche questo termine vada radicato nella parola “passito”, le cui misconoscenze si è così voluto archiviare.
Avere attualizzato il Disciplinare ha significato voler offrire nuove opportunità di sviluppo alla vitienologia ed all’economia complessiva di un’isola straordinaria.
In linea con i suoi propositi evolutivi, il Consorzio ha anche fatto compiere uno studio scientifico mirato alla valorizzazione del patrimonio aromatico delle uve Zibibbo nelle varie contrade dell´isola, caratterizzandone specificità e diversità pedoclimatiche, puntando anche ad implementare la straordinaria versatilità di tale vitigno (tecnicamente conosciuto come “Moscato di Alessandria”) e la sua compatibilità con altre cultivar.
Si deve altresì all´operatività del Consorzio una accurata verifica - compiuta da una equipe di tecnici agronomi - della situazione di fatto dei terreni vitati iscritti all´albo della DOC di Pantelleria, mediante un accertamento dell´effettiva attuale consistenza, della rispettiva conduzione e delle piantagioni esistenti.
Il Consorzio non si è limitato a guardare al mercato, ma si è preoccupato anche del rapporto con i produttori di uva, dando l´impulso per la stipula degli accordi interprofessionali che, a partire dal 1998, hanno visto (ad una media di aumento costante annuo dell’11%) lievitare sensibilmente (fino a piu’ del triplo rispetto al passato per la materia prima piu’ pregiata) la remunerazione media delle uve d.o.c. di Pantelleria (da €30 a €100 al quintale per il prodotto selezionato e conferito in cassetta) e riconoscere particolare trattamento premiale a quanti hanno perseguito la qualità.

11) Secondo voi, quali iniziative potrebbero essere prese in futuro per garantire la tutela e la promozione di questa pratica agricola a Pantelleria?
Per assicurare la difesa ed il rilancio del vigneto pantesco ad alberello, il Consorzio – che si candida a fungere quale soggetto promotore dello sviluppo agro/viticolo/socio/turistico di Pantelleria, offrendo all’uopo le proprie risorse umane – si fa portatore di alcune proposte.
In primis, dichiarato obiettivo del Consorzio è stato e rimane quello di promuovere l’istituzione della d.o.c.g. (denominazione d’origine controllata e garantita) da riservare al Moscato e al Passito naturali, cioè appassiti al sole e non addizionati di alcool - di fatto ritenuti piu’ pregiati - per conferire un ulteriore innalzamento all’immagine di Pantelleria. Crediamo sarà un cammino travagliato ed il cui traguardo comporterà successivi sacrifici, ma pensiamo si tratti anche del giusto approdo dei vini piu’ famosi di Pantelleria fra le eccellenze enologiche d’Italia.
Inoltre – coerentemente con la nostra funzione tecnica e sociale – proponiamo di:
1) promuovere la gestione dei vigneti in ordine ai possibili e preventivi trattamenti in occasione di calamità o negatività stagionali e progettare impianti a vigneto, compatibili con quelli tradizionali e atti ad aumentare la resa per pianta o il numero dei ceppi per ettaro;
2) elaborare un progetto di intervento emergenziale per soccorso irriguo in occasione di particolare siccità stagionale e compiere studi e ricerche diretti a migliorare il livello e gli standard qualitativi della produzione, nonché ad incentivare la produzione dei vini a più alto valore aggiunto;
3) prevedere un piano da destinare ai giovani (o cooperative di giovani) per nuovi impianti o reimpianti in vigneti di proprietà o in conduzione a lungo termine e coordinare l´acquisto di mezzi e strumenti adatti alla coltivazione, conduzione e raccolta nel vigneto ad alberello.
Tali punti, insieme di forza e di crisi, impongono che i destinatari naturali del nostro messaggio propositivo, siano non solo tutti gli attori imprenditoriali che variamente operano nel settore vitivinicolo, ma soprattutto le Istituzioni preposte alla conservazione dei patrimoni locali e nazionali, fra cui principalmente codesto Ministero Politiche Agricole e Forestali.
12) Esistono delle regole o delle consuetudini che impongono di mantenere segrete alcune conoscenze o segreti del mestiere della coltivazione del vigneto ad alberello? Se sì, riguardo a quali aspetti di tale pratica agricola?
Il segreto sta nella realtà. Da questo particolare tipo di vigneto, situato a questa latitudine e ubicato in tale habitat vulcanico, nascono autentici prodotti del sole (siamo proprio al centro della sun belt ), merito di una agricoltura ancora eroica: basta considerare che, nelle suddette terrazze delimitate dai muretti in pietra lavica, le pratiche di coltivazione sono ancora tutte manuali. Alla luce di quanto qui analizzato, attraverso l’auspicabile riconoscimento del vigneto pantesco ad alberello quale bene immateriale dell’umanità, ci si può fondatamente prefiggere dunque di focalizzare l’impegno delle istituzioni e dell’intera filiera agro-alimentare, naturalistica e turistica sul raggiungimento corale dei seguenti obiettivi :
a) Interrompere il calo della produzione e riportarla a medio-lungo termine ad un livello quali-quantitativo costante delle uve.
b) Ridare slancio all´interesse degli agricoltori panteschi che attualmente conducono i vigneti in produzione.
c) Incentivare nuovi reimpianti nei vigneti abbandonati.
Crediamo, dunque, che occorra immediatamente organizzare una formazione stanziale sull´isola riguardante le conoscenze del mestiere e le tecniche produttive nel vigneto-Pantelleria, coerentemente con le peculiarità e le tradizioni dell´isola, ma modernizzandole e prioritariamente rivolgendole ai giovani.
********************************************
In conclusione e non per amor di retorica, vorremmo concludere questa nostra esposizione citando un pensiero che riteniamo si attagli alla situazione che ci occupa
E’ IN TEMPI DI CRISI ECONOMICA COME QUELLI IN CUI VIVIAMO CHE SI PUO’ CONSTATARE L’INTENSITA’ DELLE ENERGIE MORALI CHE VIVONO IN UN POPOLO.
Sono parole che Albert Einstein pronunciava nel lontano 1933 !

Il Consigliere Delegato
AVV. DIEGO MAGGIO


 

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