Inserita in Politica il 17/06/2021
da Cinzia Testa
Sicilia, imprese edili in grave difficoltà. La burocrazia regionale ritarda nei pagamenti delle fatture
La macchina burocratica lenta della Regione Sicilia sta mettendo in ginocchio il comparto edile. Totalmente ingolfata nel periodo della pandemia a causa dei sistemi obsoleti anche sul fronte della digitalizzazione dei servizi ha certamente è finito per allungare a dismisura i tempi di pagamento delle fatture alle imprese causando disperazione e estenuanti attese, specie nei lavoratori. La Regione siciliana lo scorso anno aveva pagato fatture per un importo di 900 milioni di euro su un totale di un miliardo, ma i restanti 100 milioni di euro risultano ancora bloccati da novembre scorso. Fatture rimaste insolute, così come le successive da gennaio 2021, nonostante le imprese edili abbiano continuato a lavorare durante il periodo pandemico, mantenendo i cantieri aperti, garantendo lavoro, attingendo cospicuamente al credito e ricorrendo agli aiuti dello Stato. “Siamo costretti a licenziare tutti i lavoratori, a chiudere le imprese” – ha dichiarato ieri il Presidente Ance Sicilia, Santo Cutrone, dando voce agli imprenditori ormai sfiniti, stanchi e delusi di non avere ancora alcuna risposta dagli assessorati, per il saldo delle fatture dovute.
“Adesso, però, non solo non hanno più liquidità né ne ricevono altra”, continua il Presidente Ance– “ma in più le banche, pressate dalle nuove e restrittive norme europee, sollecitano il rientro dei crediti temendo che finiscano in sofferenza. A questo punto non possiamo che comunicare ai sindacati una decisione dolorosa quanto improcrastinabile: chiudere le imprese e licenziare tutti i lavoratori, e alla fine per tutti ci vorrà il Reddito di cittadinanza”.
Dopo ripetuti ammonimenti, la Pubblica amministrazione ancora non rispetta gli standard imposti da Bruxelles, anche se negli ultimi anni si è potuto notare un leggero miglioramento nel pagamento delle fatture, grazie anche all’introduzione di un apparato di monitoraggio basato sulla Piattaforma dei Crediti Commerciali (Pcc).
Il rispetto dei termini di pagamento garantirebbe comunque alle imprese, la liquidità necessaria per sostenere la propria struttura finanziaria, evitando di limitare le transazioni economiche nel mercato. I ritardi generano a cascata ulteriori problemi che hanno ripercussioni significative sul piano economico e sociale. Come il progressivo indebolimento delle aziende, costrette a trovare fonti di finanziamento alternative, spesso illegali, e il potenziale aumento della disoccupazione con la conseguenza di un mal funzionamento economico di un Paese, in un momento di crisi e incertezza come quello che sta provocando la pandemia. Comunque il nostro Paese continua a collocarsi ben al di sopra della media europea (42 giorni) per il pagamento dalla data di emissione dei debiti commerciali con un’attesa di 67 giorni.
Continuamente sentiamo proclami e annunci relativi allo sblocco di somme, attraverso la riprogrammazione di fondi europei o il superamento dei rilievi della Corte dei conti. Di recente abbiamo anche letto di disposizioni impartite agli assessorati per pagare le fatture inevase. Ma tutto questo non sembra sortire alcun effetto.
Non è più tollerabile che dopo un anno e mezzo di crisi e restrizioni, ci sia qualcuno, solo in Sicilia, che persevera nell’inefficienza, mettendo in crisi le imprese, le famiglie dei lavoratori, e tutta la filiera delle costruzioni.
Con questi presupposti diventa difficile affrontare la sfida per gestire il PNRR. Occorre ormai eliminare subito questi vincoli burocratici, e rendere così più efficace ed efficiente qualsiasi azione amministrativa. In questo modo si potranno attuare gli obiettivi del PNRR che, inoltre, mirano a semplificare e accelerare attraverso interventi mirati per realizzare in tempi rapidi, quella rivoluzione chiamata “ digitalizzazione”. Staremo a vedere.
Enza Maria Agrusa
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