Inserita in Politica il 27/12/2020
da Direttore
Chi guadagna e chi perde, dall´operazione di acquisizione della Nexive, voluta da Poste Italiane?
Grazie alla Legge n. 126 del 13 ottobre 2020, nata da un DL agostano, che limita il potere di intervento dell´antitrust, #Posteitaliane ha annunciato di voler acquisire #Nexive, per 60 milioni di euro, creando così un eccezionale monopolio privato, che, alla luce della precedente esperienza realizzata con l´acquisizione di #SDA, nel 1999, acquistata e usata solo per farle assorbire lo smistamento e il recapito dei pacchi di Poste Italiane, eliminando così migliaia di posti di lavoro proprio nell´azienda principale, non lascia prevedere sviluppi positivi, né per i lavoratori né per gli utenti del servizio pubblico. Scrive Repubblica.it, del 16 novembre scorso [vedere https://www.repubblica.it/economia/finanza/2020/11/16/news/poste_cresce_nella_corrispondenza_accordo_per_comprare_nexive-274533980/], "Nell´ultimo bilancio della Nexive Spa riferito al 2019 - prima che il "progetto Nevada" portasse Mutares a detenere l´80% del gruppo in Italia e gli olandesi scendessero al 20% - si mette nero su bianco una perdita di oltre 39 milioni che corona un filotto negativo per 27,7 milioni nel 2018 e oltre 5 nel 2017". Dunque, Poste Italiane è disposta a spendere 60 milioni di euro, per qualcosa che perde più di una camera d´aria forata? E, allora, chi guadagna e chi perde, dall´operazione di acquisizione della Nexive, voluta da Poste Italiane? Dove sta la logica industriale in tutto ciò? Infatti, anche Nexive, così come Sda, è solo un doppione logistico e, quindi, non aggiungerebbe niente di nuovo a Poste Italiane, in quanto a potenzialità, per il semplice motivo che Poste Italiane ha già le proprie strutture di smistamento e di recapito, che sono anche sottoutilizzate, a causa della grave carenza di organico (con l´incivile sistema di consegna della posta "a giorni alterni e rarefatti"), la quale dovrebbe essere eliminata con serietà e non coperta facendo impazzire i lavoratori e sfruttando il precariato, come denuncia da anni Slg-Cub Poste. Dunque, dopo aver pagato un sacco di milioni di euro ai soci venditori della sgonfiata Nexive, per Poste Italiane resterebbe solo l´opportunità di deviare sul "doppione" le lavorazioni già esistenti in Poste Italiane, proprio come accaduto con Sda, per ridurre, ulteriormente, i posti di lavoro all´interno della stessa "casa madre" Poste Italiane, lasciandola con il poco personale del bancoposta, ridotto all´osso, e i molti utili economici. Infatti, i pacchi li gestisce già Sda. Se la posta la gestirà Nexive, come pilastro centrale di Poste Italiane resterà solo il bancoposta, cioè la succulenta parte finanziaria, che costa poco e rende tanto, coronando l´antico sogno dei privatizzatori accaniti, con una privatizzazione ancora maggiore o totale, nell´ottica di un monopolio privato ma finendo per sbranare l´azienda completamente. Evidentemente, nemmeno la vicenda Alitalia ha insegnato qualcosa ai politici, che approvano queste manovre, né a quei sindacati che le applaudono, a casaccio. Ecco come ci si avvia a creare le premesse per spaccare l´azienda e dividere l´unicità dei lavoratori. E tutto questo, perché l´azione politica governativa e parlamentare, molto contraddittoria e ambigua, con una legge ottobrina ha spalancato le porte al monopolio privato, con maggioranza e opposizione sempre concordi, quando si tratta di Poste Italiane, continuando a ignorare le sorti dei lavoratori e le umiliazioni subite dagli utenti. Tuttavia, malgrado il silenzio politico pesantissimo, su questa operazione, Acu, Cobas Poste e Slg-Cub Poste hanno intrapreso un percorso di denuncia di quanto sta accadendo. Slg-Cub Poste continuerà a sostenere le iniziative di lotta e di denuncia, per la riconquista del diritto al lavoro dignitoso, alla tutela dei lavoratori e per servizi pubblici decorosi e di livello europeo, continuando a chiedere che le Poste tornino ad essere pubbliche al 100%, perché le privatizzazioni hanno portato solo rovina.
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