Inserita in Politica il 15/08/2018
da Direttore
Servizio militare di leva
Tanti parlano quanti veramente sanno quello che dicono. In questi giorni e anche dopo una serie di spiacevoli episodi in Italia si assiste a un fiume di parole, ma ci si chiede quanti veramente dietro a quelle parole sanno che cosa stanno dicendo, hanno consapevolezza e contezza di ciò che dicono. In modo particolare si assiste a un grande dibattito sulla "leva", al di là del fatto che nella Costituzione è espressamente richiamata come valore intorno a quella che è la Repubblica. Ci si chiede che chi parla è contrario o favorevole alla leva, ma loro l´hanno fatta, sanno di che cosa stanno parlando, oppure come tanti parlano solo per scienza infusa, cioè per sentito dire da chi a sua volta ha sentito dire da chi ancora a sua volta non aveva fatto la leva.
La leva era un grande momento di formazione di crescita, era quell´elemento che sanciva la maturità vera delle persone. Nelle tribù antiche con la maggiore età si acquistava, con quella che oggi noi chiamiamo la festa dei 18 anni, molti partecipano a queste feste, ma non ne conoscono il significati intrinseco. Con la festa si presentava alla comunità il ragazzo che ormai era maggiorenne e quindi uomo, il ragazzo che ormai poteva contrarre obblighi e doveri nei confronti della comunità, questo era il senso della festa di 18 anni e non quella di una serata di un party o di una semplice bevuta tra amici. Era la presentazione alla comunità di un nuovo soggetto giuridico capace di intendere e di volere e quindi anche di contrarre obblighi e doveri.
La leva era quel momento in cui il ragazzo veniva tolto alla famiglia e dove insieme ad altri ragazzi si forma per avere maturità e consapevolezza. Ho fatto il militare per 4 anni e lo rifarei perchè non è stata una perdita di tempo ma è stato un grande momento di formazione culturale e morale, al rientro dal militare è cambiato completamente il mio atteggiamento nei confronti della famiglia e della comunità, è stato un momento di assunzione di responsabilità che diversamente il destino non mi avrebbe riservato e probabilmente non avrei mai fatto il direttore di una testata e chissà quale sarebbe stato il mio futuro.
Tutto questo lo si deve grazie allo Stato e grazie alla leva ai suoi ufficiali, ai commilitoni, a quei tanti ragazzi che, se pure in qualche modo spesso si verificavano momenti di scontro anche violento tra loro, sono sempre un sol corpo. Ma alla fine ciò serve a formare un carattere, a formare un uomo. Grazie Stato! Grazie Repubblica Italiana!
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