Inserita in Sport il 06/05/2015
da Gabriele Li Mandri
Juventus-Real Madrid 2-1: Juve, due palle grosse così
Due palle grosse così: ecco cosa serviva per fare un passo avanti in semifinale, contro una squadra monstre come il Real Madrid. Due palle che pesano come macigni su una bilancia (quella della qualificazione in finale) i cui piatti erano, almeno all’apparenza, sbilanciati sin da prima dell’ingresso in campo. Due palle che sono scivolate in rete con una cattiveria ed un tempismo che trovarne di migliori era davvero difficile.
Solo con questo grandissimo paio di palle si può ambire al capitolo finale della Champions League: un discorso che vale anche per le concorrenti più ricche e blasonate. Perché non è solo il portafoglio a fare la differenza: se poi non si ha il coraggio di spingersi oltre i propri limiti, anche con un po’ di incoscienza, i soldi servono a poco. Perché le banconote non sudano, non sputano sangue per i propri colori, non possono calciare la palla in rete perché sprovviste di gambe.
Le gambe invece le avevano i giocatori bianconeri, stasera. Eccome se le avevano. Quelle stesse gambe che hanno girato a mille per i primi 15 minuti, non facendo capire nulla ai detentori della Coppa, collezionando almeno 3 palle gol di cui una concretizzata, a zero metri, da Morata dopo una respinta di Casillas su un tiro insidioso di Tevez. Partita in discesa? Tutt’altro, perché il Real è pur sempre il Real, ed è difficile che tutto quel talento non collezioni, a sua volta, qualche palla. Ed infatti la prima è andata subito in buca, poco dopo il vantaggio bianconero, con una Juve stanca e anche un po’ fessa durante il palleggio dei blancos che ha spalancato a C. Ronaldo la porta di Buffon. L’1-1 è durato fino all’intervallo, nonostante una traversa di Rodriguez che ha paralizzato dal terrore i tifosi juventini.
Il secondo tempo è stato marcato a fuoco dall’intelligenza di Allegri: calma e sangue freddo, il Real è superiore tecnicamente ma stasera pare che le palle importanti abbiano i colori di un’altra casacca. Ed infatti il Real chiude la Juve nella sua metà campo, colleziona corner come se piovesse e proprio da uno di questi, totalmente sbilanciata, prende un contropiede che manco in terza categoria. Morata va nelle praterie, la palla finisce a Tevez che si defila: Carvajal, insoddisfatto dell’esito già abbastanza fortunato dell’azione, stende goffamente lo juventino scambiando il suo ginocchio per la sfera di cuoio. È rigore, stavolta ineccepibile: l’argentino si occupa della trasformazione senza patemi.
Sul 2-1 ecco ritornare il 3-5-2 tanto amato da Conte e tanto odiato dagli amanti del bel calcio: le merengues sfiorano pericolosamente il pari, ma la difesa juventina tiene e affonda in ripartenza. Il 3-1 non arriva solo per colpa di un secondo di ritardo di Vidal sul prezioso assist di Llorente, a Casillas battuto, ma per la Juve va bene anche così: alcune vanno fuori, altre vanno dentro. L’importante, come sempre, è averle.
Gabriele Li Mandri
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