Inserita in Sport il 12/12/2014
da REDAZIONE REGIONALE
Champions League: Juve e Roma, pali contrari
La sesta e ultima giornata dei gironi di Champions doveva dare pesanti verdetti per le due italiane in gara, e li ha dati senza pietà: protagonisti indiscussi non i vari Tevez, Totti e compagnia cantante, a dir la verità piuttosto spenti se non abulici, ma i pali. Dalla minuscola estensione di 12 centimetri, quanto contano i pali a confronto delle porte, per regolamento larghe 7 metri e 32 centimetri? Tanto, tantissimo. Il destino europeo di Juventus e Roma, infatti, è dipeso da loro.
Ma andiamo con ordire: la Juventus, qualificatasi martedì con uno spento pareggio a reti bianche contro il forte Atletico, aveva già un piede e mezzo agli ottavi. Allegri s’era presentato in pompa magna, un po’ come soleva fare il suo predecessore Conte, rintuzzando i giornalisti e spiegando a gran voce come la Juve volesse imporsi, vincere e passare come prima in classifica. A conti fatti, è andata come tutti sospettavano: partita scialba, zero emozioni e sospetto “biscotto” fra due squadre che han preferito non farsi del male piuttosto che mettere a rischio, rispettivamente, primo posto e qualificazione. Nulla da dire, era giusto guardarsi le spalle dato che il ballo c’erano circa una dozzina di milioni: tanto vale l’accesso agli ottavi, fra premio Uefa e incassi stadio. Ma c’è un però: e se la sfera fosse finita nella porta bianconera, nonostante l’ostracismo al gioco del calcio di entrambe? La palla è rotonda, non si sa mai cosa può accadere. Rotondo è anche il palo colpito al 49’ da Gabi su calcio d’angolo, casuale quanto si vuole ma pur sempre un palo: non si fosse messo lui fra il pallone e la rete, chissà come sarebbe potuta andare.
Per la Roma si è trattato di tutto un altro paio di maniche o, per rendere meglio l’idea, di legni. La qualificazione era già stata messa a rischio col pareggio del CSKA Mosca nei minuti finali del turno precedente: la banda di Garcia era costretta a vincere contro il Manchester City per avere la certezza di passare il turno. L’avvio dei giallorossi è stato strepitoso: 15 minuti di assedio e occasioni gettate al vento come se stesse giocando contro il Canicattì. Poi, semplicemente, il gol del Bayern Monaco contro i russi l’ha fatta sparire dal campo: a quel punto sarebbe bastato, infatti, lo 0-0. La Roma, memore della debacle contro i russi, dimostra di aver imparato la lezione, forse troppo: più cervello e meno cuore, a volte, sono più efficaci. A volte. Il City, infatti, aveva fatto due 0-0 in qualcosa come 80 partite: ci sarà stato un motivo. Quel motivo esce fuori, purtroppo per i giallorossi, nel secondo tempo: centinaia di milioni spesi sul mercato e classe da vendere persino in tribuna. Senza dimenticare, come da incipit, lo zampino del palo che, inesorabilmente, carambola in rete un siluro di Nasri invece che spedirlo in mille altre direzioni diverse. Sotto di 1-0, la Roma ha una breve ma decisa reazione e, ancora una volta, il suo destino si attacca al palo: quello che, al 26’, dice no ad un chirurgico colpo di testa di Manolas. Juventus agli ottavi e Roma eliminata: questione di pali contrari.
Gabriele Li Mandri
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