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Inserita in Cronaca il 02/04/2013 da redazione

In crescita l’informatizzazione INPS

In

“A poco meno di un mese dall’avvio dell’operazione di distribuzione multicanale del Cud per i pensionati, risultano ritirati circa 13 milioni di certificati: 2,5 milioni scaricati direttamente dal sito istituzionale dell’Inps; quasi un milione inviati per posta su richiesta avanzata al numero verde dagli interessati o dai loro parenti; 800mila ritirati presso le sedi Inps sul territorio; 8,5 milioni distribuiti dagli intermediari (caf, professionisti, patronati, etc.); altri 300mila sono stati inviati per gli altri canali (posta certificata, sportelli postali aderenti a Reti Amiche, sportelli mobili Inps).” E’ questo che dirama questa mattina l’Istituto Nazionale di previdenza Sociale trapanese in una nota.

 

Vero è che nulla viene espresso sul grado di soddisfazione degli utenti relativamente al “servizio imposto”.

 

Ma Nori afferma: «Il bilancio di quest’anno, a fine marzo, nonostante la novità introdotta e i disagi denunciati, è migliore dell’anno scorso – commenta il direttore generale dell’Inps, Mauro Nori – quando solo alla fine di aprile, tramite l’invio postale, raggiungemmo con il Cud i 18 milioni di pensionati. Direi di più: i dati che abbiamo ci fanno ritenere che ormai la quasi totalità dei pensionati che devono fare una dichiarazione dei redditi ha già ricevuto il proprio Cud».

 

Infatti dei 18,2 milioni di pensionati che lo scorso anno hanno ricevuto il Cud, solo 12,5 milioni hanno fatto una dichiarazione dei redditi (quasi 9 milioni di 730; 3,5 milioni di Unico): è quanto emerge dai dati forniti a Inps dall’Agenzia delle Entrate. «Siamo disponibili a soluzioni personalizzate – conclude Nori – per evitare i disagi dei pensionati, e il ventaglio di possibilità messe in atto ha dimostrato che la quasi totalità di coloro che devono utilizzare il Cud ha già ottenuto il certificato.

 

Lo scorso anno un terzo dei pensionati che hanno ricevuto il Cud a domicilio non ha dovuto fare la dichiarazione dei redditi. Il risparmio di quasi 40 milioni di euro, ottenuto con la messa a disposizione online e multicanale del Cud e del certificato di pensione (modello ObisM), non credo che abbia danneggiato i cittadini. La norma prevista dalla legge di stabilità, per nostro tramite, li ha sottoposti a un cambio di abitudine, necessario per diminuire le spese della Pubblica Amministrazione, ma non ha leso il loro diritto di ottenere le dovute informazioni e certificazioni». Restano attive tutte le modalità per assicurare anche nei prossimi giorni la distribuzione del Cud e dell’ObisM.

 

E sul fronte dell’informatizzazione altri dati sono stati diffusi nella mattinata odierna: in meno di un anno, dal sito Inps (www.inps.it) sono stati scaricati oltre 420mila dati in formato aperto (Open Data). Il 10% dei download è stato eseguito dall’estero. E gli utenti hanno mostrato un gradimento significativo, attribuendo un voto pari a 7 abbondante in una scala da 1 a 10. Nel marzo di un anno fa, l’Inps apriva i suoi dati rendendoli disponibili nel formato “Open” non solo in risposta alle indicazioni emanate dalle direttive europee, ma anche per procedere nel percorso di trasparenza nei confronti dei cittadini.

 

Ad un anno di distanza, la sezione Open Data dell’Inps (cui si accede dall’home page del sito istituzionale) si arricchisce di un ulteriore tassello, uno spazio dedicato alla segnalazione di App o utility realizzate con gli Open Data Inps, nell’ottica del riuso pubblico e privato dei dati. E la nuova sfida per tutte le Pubbliche Amministrazioni è quella di rendere pubblici i propri dati come Open Data, per permettere un maggior controllo della qualità del proprio lavoro e una maggiore interoperabilità tra i diversi servizi trasversalmente offerti ai cittadini. L’Inps ha intrapreso questo percorso un anno fa e, quindi, si trova già avanti rispetto alle nuove sfide amministrative, avendo anticipato quanto adesso regolato dal legislatore.

 

Nell’ottobre del 2011 l’Inps ha deciso di applicare la direttiva 2003/98/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio in materia di amministrazione digitale e, attraverso un coordinamento con il primo portale degli Open Data nazionali (dati.gov.it), ha completato nel marzo 2012 il rilascio del datastore. La sezione Open Data contiene oltre 150 dataset su lavoro, pensioni e prestazioni assistenziali. Queste informazioni sono pubblicate ed accessibili in vari formati nel rispetto dell’articolo 18 del DL 83/2012 (Decreto Sviluppo).

 

L’Inps ha definito un piano di rilascio e le necessarie soluzioni tecnologiche per rendere l’Open Data uno strumento di comunicazione trasparente e affidabile. Gli Open Data rappresentano per gli enti pubblici la possibilità di migliorare il proprio operato a partire dalla condivisione libera delle risorse. Non solo, i dati aperti consentono lo sviluppo di prodotti e soluzioni per la nuova economia digitale e per una nuova cittadinanza orientata ai servizi e ai beni pubblici, su tutto il territorio.

 

Segnalati dalla piattaforma europea delle amministrazioni digitali come uno tra i primi esempi qualitativi nel panorama italiano, gli Open Data Inps hanno ricevuto un riconoscimento esplicito di utilità sociale, che viene peraltro confermata dalle statistiche che vedono, fra i più scaricati, i dataset relativi ai “Requisiti per l’accesso al pensionamento anticipato” e quelli delle “Aliquote contributive artigiani e commercianti”. Gli utenti, che possono lasciare il loro giudizio sui dati scaricati, hanno valutato con un 7 abbondante (su una scala da 1 a 10) il “voto” adeguato al servizio offerto.

 

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