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Inserita in Nera il 16/01/2013 da redazione

Egadi, il disastro ambientale

Egadi,

Sono circa cinque i quintali che, da tre giorni, appesantiscono le ali dell’isola farfalla. Così quello che ieri poteva sembrare un danno arginabile in poco tempo, oggi è un vero e proprio disastro ambientale. Cinquecento chili di catrame stanno infestando oltre un chilometro di costa dell’isola di Favignana nella zona di Cala Pozzo - tra punta Faraglione e punta Ferro dove la Protezione Civile, coordinata dal personale dell'assessorato all'Ambiente del Comune, è impegnata da giorni a ripulire mare e costa. Nella zona C (Area Marina Protetta "Isole Egadi") sono sessantatre i sacchi di catrame fino ad ora raccolti.

 

Un numero che cresce con il passare delle ore e che desta preoccupazione per l’intero arcipelago delle Egadi. Al momento non è possibile fare bilanci né stimare l’entità del danno alla flora ed alla fauna acquifera in primis ed all’industria turistica subito dopo. Favignana, infatti, con le sue spiagge coralline, è la meta scelta da tantissimi turisti ed appassionati del mare.

 

Ed a proposito della chiazza di idrocarburi che ha investito l'isola di Favignana il Presidente della Commissione Ambiente, sen. Antonio d'Alì, ha commentato: «Quanto verificatosi nelle Egadi conferma della necessità di dar luogo alle mie reiterate proposte in ordine ad un controllo della navigazione molto più efficace ed efficiente dell'intero Mediterraneo ed in particolare in prossimità delle aree marine protette. Ho proposto più volte all'Assemblea dei Parlamenti Euromediterranei una revisione complessiva della normativa di salvaguardia relativa agli scarichi in mare ed alla necessità di dotare i porti di attrezzature idonee al lavaggio delle stive.- ha sottolineato il Senatore d’Alì- Purtroppo questo Governo sembra molto più orientato a dannosi quanto inopportuni sfruttamenti di non certi e non produttivi giacimenti di idrocarburi, che se mai resi operativi saranno certamente devastanti per l'ambiente marino e terrestre».

 

Si perché a causare l’inquinamento sarebbe stato, secondo Michele Rallo, responsabile Mare Legambiente Egadi, il lavaggio delle cisterne di una petroliera passata al largo dell'arcipelago e, sebbene il direttore dell'Area marina protetta Stefano Donati abbia chiesto alla Capitaneria di porto di Trapani, subito dopo l’amara scoperta, di verificare le registrazioni dei sistemi di rilevazione satellitare per individuare le navi in navigazione a nord delle Egadi nei giorni precedenti lo sversamento, questo delitto ambientale potrebbe restare senza colpevoli.

 

«Occorre- ha detto ancora d’Alì- anche una maggiore attenzione da parte degli organi preposti al controllo della navigazione e alla manutenzione e cautela nelle aree marine protette ed una migliore integrazione di attività tra enti gestori ed autorità marittime che appaiono più dedicati a porre limitazioni e controlli ai residenti che non a controllare i pericoli molto più reali e più gravi che possono venire dall'esterno. Sono in costante contatto con la direzione della conservazione e difesa del mare ministero dell'ambiente perché curi al meglio la rimozione di ogni inconveniente e danno alle coste delle Egadi» E mentre è atteso, nel fine settimana, il contributo delle truppe ambientaliste per la bonifica del litorale, Legambiente Egadi e l'Area marina protetta, lanciano un appello a quanti vogliano aiutare gli uomini della Protezione Civile.

 

 

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