Inserita in Nera il 08/03/2013
da redazione
Omicidio di Maria Anastasi
Si è aperto ieri mattina in Corte di assise a Trapani il processo per l'omicidio di Maria Anastasi, la donna di 39 anni, madre di tre figli ed incinta al nono mese di gravidanza, barbaramente uccisa e successivamente data alle fiamme lo scorso 4 luglio nelle campagne trapanesi. Imputati il marito della vittima, Salvatore Savalli e la sua amante, Giovanna Purpura. Savalli deve rispondere all’accusa di omicidio premeditato con l'aggravante della crudeltà e di aver cagionato la morte del feto; l’amante, invece, di concorso nello stesso reato. L’uomo, che è detenuto al carcere di San Giuliano per omicidio premeditato con l'aggravante della crudeltà, dovrà rispondere anche all’accusa di maltrattamenti in famiglia contestatagli dal Procuratore.
Dalle indagini, infatti, sarebbe emerso che Savalli avrebbe più volte picchiato i suoi 3 figli (tutti minorenni e affidati al momento ai genitori della moglie), colpendoli con calci e pugni senza motivo. Ma per i piccoli, più nessuna paura: il legale della famiglia Anastasi, Cettina Inglese, ha affermato che i tre figli di Maria Anastasi sono stati definitivamente affidati ai nonni materni, perché è decaduta la potestà genitoriale di Salvatore Savalli. Costituiti parte civile al processo, i familiari della vittima e, proprio la mamma di Maria, Rita Angela Ricevuto, a margine dell’udienza ha detto ai cronisti: «Vogliamo giustizia al 100 per cento, perché non possiamo fare altro».
Lo scorso gennaio, il difensore di Giovanna Purpura l’avvocato Elisa Demma, aveva presentato richiesta di rito abbreviato insieme alla richiesta di disporre una perizia per verificare le capacità di intendere e di volere dell’imputata. Una richiesta riproposta ieri in aula. Ma i rappresentanti dell'accusa, i pubblici ministeri Andrea Tarondo e Sara Morri, si sono, nuovamente opposti a tali richieste.
Durante il processo, il pubblico ministero Sara Morri ha ripercorso, brevemente, le diverse fasi della vicenda che iniziò ad essere più chiara dopo molte ore di racconti pieni di contraddizioni riferiti dal Savalli. La sua prima verità rivelata ai carabinieri, era stata quella di essersi trovato in auto, nelle campagne di Erice (Trapani) con la moglie e i tre figli adolescenti e di essere sceso dalla macchina per accompagnarli a fare pipì. Allontanatosi dal veicolo, avrebbe sentito lo sportello della macchina richiudersi e, tornato dove l’auto era parcheggiata, non avrebbe più trovato né l'auto né la moglie. Una versione smentita dai figli, gli stessi che il padre aveva convinto a confermare il suo racconto, ma che, in realtà, non erano con i genitori al momento della scomparsa della madre.
Di fronte alla contestazione degli inquirenti, l'uomo aveva allora cambiato versione dicendo di essere andato nella campagna insieme alla moglie, per incontrare il suo amante ed interrompere la relazione extraconiugale. L'ennesima menzogna, secondo gli inquirenti. E’ stato, infatti, subito accertato che ad avere una storia parallela era l'uomo, e che da mesi aveva imposto alla moglie e ai figli la convivenza con l'amante Purpura (andata a vivere nella loro casa). Il cadavere di Maria, è stato ritrovato ad una ventina di chilometri di distanza dal luogo indicato dall’uomo come quello dell'ultimo incontro con la moglie.
A confermare l'esistenza del rapporto extraconiugale del presunto assassino è stata, poi, la stessa amante. Secondo quanto ricostruito dai pm, dunque, l'assassino si sarebbe allontanato in auto con la moglie (tra i due i rapporti erano molto tesi proprio per la presenza in casa dell'amante dell'uomo) e dopo l'ennesima lite l'avrebbe colpita più volte alla testa, probabilmente con un bastone, prima di dare fuoco al corpo. Secondo gli inquirenti, ad agire sarebbe stato Salvatore Savalli ma Giovanna Purpura sarebbe stata consapevole delle intenzioni dell’amante.
M.A.
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