Inserita in Cronaca il 11/07/2019
da Direttore
Il commento del S.PP la mafia nigeriana, che controlla tanti istituti di pena, vuole imporsi sulla mafia siciliana
“L’operazione a Palermo contro la cosca di mafia nigeriana denominata ‘Viking‘, ben strutturata su tutto il territorio nazionale, avente una base operativa a Ballarò, è una nuova conferma di quanto stiamo segnalando da tempo: la mafia nigeriana, che controlla tanti istituti di pena, vuole imporsi sulla mafia siciliana”. E’ il commento del segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria “S.PP.” Aldo Di Giacomo dopo il blitz di oggi a Palermo che fa seguito alle operazioni ‘Black Axe‘ e ‘No fly zone‘. “Siamo di fronte, come riferiscono gli inquirenti, ad un’organizzazione criminale caratterizzata da una forte struttura gerarchica, con un importante capacità intimidatoria, acuendo gli scontri con i rivali per il controllo del territorio e la supremazia all’interno della comunità sui traffici di essere umani, prostituzione e droga. Il Ministro Salvini non ha perso l’occasione per gridare a “carcere ed espulsioni per chi porta la guerra in casa nostra" ignorando che nelle celle i mafiosi nigeriani hanno imparato a muoversi strategicamente e ad imporsi nel controllo delle carceri. Famosa è un’intercettazione in carcere tra due mafiosi del clan di Ballarò. «Lì ci sono i turchi» (intendendo persone di colore). «Quali?». «I nigeriani... ma sono rispettosi e poi...immagazzinano» (frase che per gli investigatori avrebbe un senso preciso: i «rispettosi» nigeriani di Black Axe detengono grandi partite di droga in accordo con Cosa Nostra). Gli accordi tra nigeriani e mafiosi di Palermo – dice Di Giacomo – non sono dunque un mistero per magistrati ed inquirenti. Quello che invece non si deve più sottovalutare è la ferocia con cui agiscono gli affiliati ai clan nigeriani Black Axe, Maphite, Supreme Eiye Confraternity, Ayee, per citare i più noti e spietati. Leggere dai giornali di indagini su donne e bambini “squartati” per sacrifici e riti magici, di reni ed organi espianti da bambini o donne rapiti, provoca profonda indignazione che intendiamo accompagnare con iniziative di mobilitazione popolare e protesta. Quanto alle espulsioni che invoca Salvini sono una rarità per l’impossibilità di procedere alle espulsioni. Ci sono motivazioni sufficienti a sostegno dell’appello che – ricorda Di Giacomo - abbiamo rivolto al Presidente della Repubblica Mattarella.
Il Presidente resta l’ultimo baluardo di tutela di uomini e donne in divisa che tutti i giorni mettono a rischio la propria vita e di tutela dei detenuti, condividendo la necessità, espressa dai penalisti con lo sciopero di martedì scorso, che si adottino «i provvedimenti necessari a rendere i nostri istituti detentivi, e la vita che in essi si svolge, confermi alle leggi nazionali e sovranazionali, e degne di uno stato democratico occidentale». Non possiamo ulteriormente tollerare l’assenza di iniziative da parte dell’Amministrazione Penitenziaria e del Ministero Grazia e Giustizia. Il segretario del S.PP. ha reso noto che se nei prossimi giorni non interverranno provvedimenti concreti ed efficaci “ci vedremo costretti ad una clamorosa azione di protesta davanti al Quirinale”. Inoltre – continua il segretario del S.PP. – vogliamo mettere in guardia il Ministero alla Giustizia e l’Amministrazione Penitenziaria contro il fenomeno di affiliazione che avviene nelle carceri ad opera di nigeriani giovanissimi e autori di reati minori secondo i meccanismi collaudati dai capimafia. La cella diventa il luogo preferito per “formare” nuovi criminali sempre più spietati come testimoniano tante aggressioni a persone anziane e violenze sessuali contro donne italiane. E’ necessario pertanto istituire nelle carceri sezioni specifiche per i mafiosi nigeriani preparando il personale penitenziario all’adeguata sorveglianza.
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