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Inserita in Cronaca il 06/05/2019 da Direttore

Lettere a Tito n. 246. L’obbligo e la lungimiranza della memoria e la bella idea del veterinario Antonio Gallelli di Soverato per la mitica Carmelina Amato a Badolato.

Lettere
Caro Tito, recentemente hai pubblicato in bell’evidenza (come annuncio e come rendiconto giornalistico) la notizia della intitolazione del “Belvedere Carmelina Amato 1926 – 2002” in Piazza Castello a Badolato borgo (https://www.costajonicaweb.it/badolato-cz-belvedere-intitolato-a-carmelina-amato-nel-giorno-della-liberazione/ e https://www.costajonicaweb.it/una-donna-che-si-e-distinta-per-limpegno-socio-politico-trova-posto-nella-memoria-locale-badolato-dedica-belvedere-a-carmelina-amato/).

1 – LA BELLA IDEA DEL VETERINARIO ANTONIO GALLELLI

La bella idea di tale intitolazione è stata del badolatese dott. Antonio Gallelli (nato a Catanzaro il 23 luglio 1962) veterinario in Soverato. Sostenuta principalmente dall’Associazione Culturale “La Radice” ed accolta dall’Amministrazione Comunale di Badolato, è stata realizzata nel tardo pomeriggio di giovedì 25 aprile 2019, in coincidenza significativa con la 74ma Festa nazionale della Liberazione dal nazi-fascismo.

Hanno collaborato alla migliore riuscita della manifestazione di memoria e di affetto altre presenze sociali ed individuali locali come l’UDI (Unione Donne Italiane) rappresentata da Rina Trovato da sempre compagna di lotte e di partito di Carmelina, il giornalista Pietro Cossari (amico personale e vicino di casa), il dott. Guerino Nisticò (erede di una grande e significativa tradizione culturale popolare locale).

Tra i partecipanti protagonisti pure il cantautore Mimmo Audino ed altri artisti badolatesi, quali Annavì Cossari e Piero Frascà. Hanno preso, inoltre, la parola – davanti ad una variegata platea di cittadini e ospiti e visitatori – amici e/o compagni di partito, i quali hanno ricordato Carmelina nei tratti salienti e qualificanti della sua vita.

2 – ISPIRATO DALLA POESIA DI CARMELINA AMATO

Ho chiesto ad Antonio Gallelli come mai abbia pensato alla intitolazione di un centralissimo e bellissimo angolo di Badolato borgo a Carmelina Amato, nota a tutti per il suo enorme attivismo politico come comunista e femminista. Il motivo ispiratore non è stato la sua pur importante e notevole militanza politica e sociale, bensì l’idea è nata dalla lettura delle poesie di Carmelina. Ah, a volte, il valore della Poesia!

Infatti, Carmelina mi aveva fatto leggere pure a me le sue poesie nell’autunno 1975, quando l’ho intervistata per la mia tesi di laurea. Poesie belle e toccanti. Un documento storico e militante, oltre che letterario! Degne sicuramente di essere pubblicate e diffuse. Ma lei era assai riservata e voleva che lo sapessero soltanto gli amici. Come le foto d’epoca che non affidava a nessuno, pur dopo averle fatte vedere e decantate.

Ma la vera poesia di Carmelina (a parte i versi scritti e la sua stessa vita sociale e politica) era l’arte del ricamo. La poesia di una vita! … Mi ha fatto ammirare, stupendomi per ogni capo ricamato, interi corredi già fatti o in corso di preparazione. Straordinaria era la poesia del ricamo la quale, più della scrittura con la penna, le aveva però abbassato la vista (per la ravvicinata concentrazione degli occhi sul filo e sul tessuto), mentre la sedentarietà di tale lavoro contribuiva a farle aumentare il diabete. Fumatrice incallita, la sua voce era stata resa roca ma fascinosa dalle numerose sigarette.

3 – UNA SUA POESIA NEL PROSSIMO LIBRO DI SALVATORE MONGIARDO

Nel sito web già preziosissimo e adesso ormai dismesso e superstite www.gilbotulino.it del vecchio amico prof. Pasquale Andreacchio ho trovato alla data del 21 marzo 2002 due poesie di Carmelina “Tre donne” e “Ho parlato troppo” (http://web.tiscali.it/gilbotulino/2002/carmelina.htm).

La terza delle poesie note e circolanti (“Tramonto e sorgere”) mi è stata inviata pochi giorni fa dal dottore Gallelli via mail. Per i suoi contenuti sulle donne che salveranno il mondo, ho immediatamente partecipato questi versi al “filosofo delle donne” Salvatore Mongiardo di Soverato, il quale, dopo qualche ora mi ha comunicato che tale poesia era così bella e significativa che l’avrebbe inserita nel prossimo libro che sarà edito entro l’estate 2019.

A Carmelina piaceva molto declamare con sussiego, gesti del corpo e colorature di voce (già roca di per se stessa) le proprie poesie, come per caricarle ancora di più significato e porgerle all’uditore come un delicato ed affettuoso dono della sua anima. Ne dovrei avere una qualche registrazione, nel mio archivio fonografico.

4 – IL LUNGO FILO ROSSO

Mi è stato riferito che (nel tardo pomeriggio del 25 aprile 2019) vibrante è stata la testimonianza di coloro i quali (amici e/o compagni di partito) avevano conosciuto meglio Carmelina Amato da vicino. Emozionante pare sia stato pure l’ascolto della sua voce in un significativo passaggio della registrazione fonografica, da me realizzata in un’ora e 45 minuti nell’autunno 1975, per i miei studi universitari sulla storia sociale di Badolato dal 1944 al 1977.

Essendo esule dal mio paese natìo ed abitando sull’Adriatico (tenendo sempre lo Jonio ben ondeggiante nel cuore) non ero fisicamente presente a quel Belvedere del 25 aprile scorso. Però dai resoconti telefonici, dalle foto e dai video inviatimi, mi sembra di aver capito che (a quell’intitolazione a Carmelina del panoramico balcone sul lato destro del borgo, sulle sottostanti evocative colline badolatesi e sull’antico mare orientale meridionale italiano) c’erano le generazioni necessarie ed indispensabili perché la tradizione della memoria locale possa almeno sopravvivere pur tra illusorio “mito” e palpitante “testimonianza” in attesa che tutto ciò diventi “Storia” a tutti gli effetti ed affetti.

Sempre a mio modesto parere interpretativo (al di là delle consapevolezze degli stessi organizzatori), è questo del “filo rosso” tra generazioni uno dei dati più significativi dell’evento avutosi al “Belvedere” di Piazza Castello a Badolato, la cui scelta logistica ritengo non sia stata fatta a caso, poiché un qualsiasi “belvedere” è il simbolo di un più vasto orizzonte, di una lungimiranza umana e sociale di cui il popolo di Badolato più fregiarsi, stando ai dati della sua Storia. Consapevolmente o inconsciamente. Tale Belvedere è prospiciente alla vicina casa abitata da Carmelina, la quale dalle sue finestre poteva scorgere, più o meno, il medesimo identico vasto orizzonte urbano, collinare. montano e marino.

5 – FORTE RISCHIO DI PERDERE LA MEMORIA SOCIALE

La Storia vissuta come protagonista da Carmelina Amato non è stata, purtroppo, ancora adeguatamente raccontata (bene e per intero) né dagli stessi protagonisti (ormai quasi tutti deceduti) né da chi (come me) è stato, in pratica, osteggiato a scriverla. Fatti salvi i periodi “epici” della “Roccaforte Rossa della Calabria” (come era stata allora definita Badolato) e qualche altro discusso periodo o episodio, nella valorizzazione della memoria storica comunitaria non ha brillato affatto la classe dirigente che ha governato ininterrottamente questa comunità dal 1946 al 1980 e poi a salti di canguro fino ad oggi. Specialmente nell’organizzazione sistematica della “propria” memoria storica che l’ha vista protagonista anche a livelli nazionali ed internazionali. Almeno in questo la classe dirigente in generale e comunista in particolare non è stata affetto lungimirante. E’ riuscita meglio la memoria “cattolica” locale.

Infatti, temo fortemente che, sparita la generazione dell’attuale sindaco Mannello (nato nel 1949), è assai probabile che la “memoria” sociale di Badolato vada persa in gran parte e specialmente nei suoi significati più esaltanti e universali. Lo stesso sindaco Mannello, primo protagonista principale dell’accoglienza per alcuni anni ai profughi afro-asiatici dal dicembre 1997, non ha ancora trovato il modo di dare alle stampe un proprio resoconto di quella “epopea” che, antesignana, ha illuminato l’intera Europa.

Né trova il modo di scrivere e dare alle stampe il suo vissuto sociale la stessa professoressa Daniela Trapasso (adesso “assessora” proprio alla Cultura), che il destino o il caso ha voluto fosse depositaria unica ed esclusiva di un passaggio “epico” ed “etico” suo personale e dell’intera Badolato nell’accoglienza ai profughi kurdi del 1997 e anni seguenti. Spero che venga colmato questo grande vuoto sociale 1997-2002 e che, anzi, si crei un apposito spazio in un Archivio comunale tutto ancora da fare ed organizzare.

Come mai e perché una comunità millenaria ed epicentrica come Badolato non sa o non riesce ad apprezzare, difendere e valorizzare la propria memoria storica (che è la migliore sua identità) e la propria Storia né vuole o riesce a fare un puntuale inventario delle proprie risorse generali che valgano a dare più lavoro, maggiore e migliore attrazione socio-culturale-turistica?…. Misteri della fede o della politica?…

E non basteranno certo i pur considerevoli sforzi storici, sociologici ed economici già effettuati volontariamente (in ordine di tempo) da Nicola Caporale, da me, da Antonio Gesualdo, dall’associazione “La Radice” e da qualche altro volenteroso (in tono minore, ma sempre o solitamente a proprie spese) per rendere l’idea di ciò che sia accaduto in Badolato almeno almeno dalla sua rifondazione normanna di mille anni fa fino ai nostri giorni, con particolare riflessione sul periodo cardine delle lotte sociali dal 1944 al 1960. Eh sì che ci sarebbe da ricercare e narrare pure sui periodi anteriori all’anno Mille dopo Cristo, in particolare come territorio appartenente alla Prima Italia del re Italo, della Magna Grecia e di tanto altro!

Né basterà, anche se importante, l’intitolazione di piazze o vie a personaggi di spicco (e, diciamolo, troppo spesso di parte social-comunista) per mettere insieme il mosaico storico di uno dei paesi-laboratorio più importanti d’Italia e del Mediterraneo. Badolato, nonostante le sue ammirevoli imprese, ha smarrito sé stessa quasi completamente né dà alcun segno di vita nel voler rimediare. Naviga a vista, senza una consapevole programmazione che vada al di là della normale e quotidiana amministrazione (cosa che veniva già rimproverata al sindaco Antonio Larocca nel 1975 dopo il primo suo mandato da primo cittadino).

E non possono bastare gli “eroici” sforzi messi in atto dall’associazione “La Radice” in fatto di memoria sociale con l’attività editoriale e culturale, nonché con il brillante settore del “borgo museo territorio” che evidenzia le antiche botteghe artigiane. E il mondo contadino?… Proprio la memoria comunista l’ha dimenticato!…

6 – URGONO GLI STATI GENERALI DELLA CULTURA E LA MEMORIA BADOLATESE

Caro Tito, un giorno ti racconterò (in “Lettere su Badolato”) con dovizia di particolari il tentativo di realizzare a Badolato nel 1975 l’Università Popolare, cui avevano aderito tutte (dico tutte) le associazioni badolatesi (cosa mai accaduta nella vita di questo paese!) proprio per organizzare insieme e al massimo possibile la Cultura e la Memoria storica e sociale di questo Comune jonico che ha sempre avuto una valenza interzonale alquanto vasta e comprensoriale lungo la costa e verso le montagne. Fu proprio il Partito Comunista e l’Amministrazione comunale comunista a sabotare (dopo il tentativo del Consorzio della Riviera degli Angeli del 1971-73) una istituzione che avrebbe sicuramente dato un validissimo contributo alla valorizzazione dell’identità locale.

Forse è il caso di riprendere le fila di quell’importante ed urgente discorso e chiamare a raccolta tutti gli “Stati Generali” badolatesi per decidere su che fare e come fare affinché non vada perso (in tutto o in parte) un indicibile Patrimonio cui hanno diritto pure le future generazioni non soltanto locali ma, tramite internet e altre tecnologie, l’intero universo-mondo possibile!

7 – UNA MONOGRAFIA PER CARMELINA AMATO ???

Grazie all’eroico amico prof. Pasquale Andreacchio (figlio di Vincenzo, tra gli attivisti comunisti più evidenti della “Generazione epica”) possiamo ancora leggere a questo indirizzo web (http://web.tiscali.it/gilbotulino/2002/ottomarzo2002.htm) alcune testimonianze rilasciate su Carmelina Amato, subito dopo la sua morte avvenuta il 10 febbraio 2002 all’ospedale di Soverato.

Una frase, su tutte, vorrei qui riportare, poiché è emblematica e la dice davvero lunga sul suo coraggio e valore di donna e di politica, di lottatrice e di lungimirante: “Carmelina Amato ha dato il suo contributo quando le donne non potevano nemmeno uscire di casa”!

Leggendo e considerando i vari interventi, viene spontaneo osservare: “Se Carmelina Amato è veramente così tanto importante come dite, perché non le avete dedicato almeno una vera e propria “monografia” storiografica … o almeno un opuscolo che tramandi alle nuove generazioni (specialmente ai giovani i quali non hanno avuto la possibilità di conoscerla personalmente) le sue gesta, i suoi insegnamenti, il suo esempio, i suoi valori che, tra l’altro, affermate di condividere e di ammirare?”…

Perché non si è fatto uno studio serio e sistematico né su Carmelina Amato né sul movimento femminile badolatese (che ha sempre fatto un lavoro davvero epico) pur avendo inaugurato (l’otto marzo 2008) un bel monumento sulla via Nazionale al bivio con la Via Garibaldi? … Un libro non è forse un “monumento” che si erige in onore di qualcuno, ma che non è statico in un unico luogo ma può diffondersi in tutto il mondo (e adesso può essere messo pure su internet)? … Un libro non narra più di un monumento in pietra o in metallo?… Se non si possono fare entrambi e si dovesse scegliere, allora è meglio realizzare un libro che rappresenta di più il personaggio o l’intero movimento che si vuole raccontare ed è fruibile anche a chi abita in un altro continente!

8 – CARMELINA AMATO TRA MITO E CELEBRAZIONI

Un’amorevole riflessione. Perché si lascia ancora nel mito (come nel limbo) una Carmelina Amato altamente pedagogica che non ha bisogno di essere idealizzata o celebrata poiché è stata una donna in carne e ossa e che gran parte di noi ha conosciuto abbastanza bene? A chi giova o conviene mantenere nel mito Carmelina Amato, lo Sciopero a rovescio, le altre lotte badolatesi e quanto altro ?… E’ questione di capacità, di volontà, di motivazione, di economia, di organizzazione, di ignoranza, di insensibilità, persino di invidia per non raccontare storicamente e scientificamente le persone ? … No, caro Tito, a mio parere, è questione di vero Amore, di vera “Politica” e di lungimirante visione del mondo, nonché di autodifesa della memoria di sé stessi e del proprio operato.

Ad esempio, tutti sapevano in Badolato (politici, amministratori, cittadini, ecc.) come e quanto mi andavo spendendo fin da adolescente per la cultura e la storia di Badolato. Tutti sapevano (specialmente quando, dal 1973 al 1977, raccoglievo dati per la mia tesi di laurea e quando ero bibliotecario 1982 e 1986) che la mia più grande gioia professionale ed esistenziale era proprio quella di far rifulgere il mio antico popolo, la mia sofferta gente, specialmente le persone che avevano dato di più alla nostra comunità (e che andavo intervistando proprio per conoscerle meglio e farle conoscere meglio).

Per capire il particolare e negativo clima culturale e politico in Badolato ti dico, caro Tito, che, paradossalmente, nel 1979, mi è stato proibito persino di trasmettere da Radio Pulsar una registrazione fatta ad un personaggio emblematico del PCI locale! Forse non si vuole scrivere la Storia perché nuoce alla Politica o perché c’è qualcosa da nascondere e i cittadini non devono sapere?…

Avrei potuto fare io stesso un libro tutto su Carmelina Amato nel contesto del suo tempo, se mi fosse stato permesso di restare a Badolato. E questo mentre lei era ancora in vita, poiché a me piace illustrare le persone in vita e non “post-mortem”! … Pure per dare loro almeno un po’ di riconoscenza e di gratitudine, di onore e di testimonianza! Ho scritto su tante persone proprio mentre erano in vita. E tutte hanno capito ed apprezzato a pieno il mio gesto amorevole. Purtroppo, nella vita poche cose vengono fatte veramente per Amore ed è per questo che le cose vanno male, molto male … troppo male!

9 – QUANDO LA DISCRIMINANTE E’ IL VERO AMORE E NON LA FEDE “SETTARIA”

Ormai ho capito bene e definitivamente che è l’Amore la discriminante tra me e coloro che mi hanno sempre criticato o impedito di realizzare opere utili a tutta indistintamente la comunità fino a mandarmi in “esilio”. Pure per questo (perché ho amato davvero tanto, con tutto me stesso e ad oltranza) sono sempre stato e sentito “libero” e “felice”, non mi rammarico di nulla ed ho sempre continuato a testimoniare ovunque sia andato il grande Amore per la sofferta gente, il popolo tutto e le generazioni … in particolare quelle giovani o future.. godendo della naturale, benevole e salvifica automatica “compensazione” riservata sempre alle persone oneste di cuore, di mente e di comportamento!

Ormai, caro Tito, entrato nel 70° anno di età, ho sufficiente esperienza (date pure la grandi battaglie umane, sociali e culturali affrontate e vista la ultramillenaria Storia del Mondo) per avere capito che spesso la FEDE, qualsiasi tipo di fede, genera “mostri” dall’apparente volto angelico e suadente. Spero di avere vita e salute per soffermarmi su tale realtà e scrivere qualche riflessione a riguardo che possa interessare qualcuno al punto da approfondire un argomento così importante da poter essere decisivo per la felicità del genere umano!

Tale concetto avevo intuito già nel 1992 quando sulla copertina del libro “Storia dell’Intelligenza” ho evidenziato la seguente, illuminante frase: “Quando l’Intelligenza, se è vera Intelligenza, si fa Amore … Quando l’Amore, se è vero Amore, si fa Intelligenza”!

Alle pagine 90-91 del sesto volume (dedicato ai MIEI VIP cioè alle persone più importanti della mia vita) ho titolato proprio “Carmelina Amato e la Generazione delle epiche lotte popolari (pure calabresi) del Novecento”. E’ lo stesso titolo che avrei potuto dare alla mia monografia su questa donna davvero “sublime” … troppo “sublime” ed elevata !….

Una piccola annotazione. Solitamente quando scrivo qualcosa su una persona, poi gliela faccio leggere per ottenere la sua approvazione o per apportare le dovute correzioni ed integrazioni (essendo la scrittura, in questo caso, un atto pubblico dove non si può giocare con la dignità e l’immagine delle persone). Sono lieto che Carmelina abbia letto quando era ancora viva non soltanto la pagina a lei dedicata dieci anni prima, nella “Storia dell’Intelligenza” del 1992, ma ha potuto leggere in vita (nell’anno 2000) anche le due pagine che le ho dedicato nel sesto volume del “Libro-Monumento per i miei Genitori” andato in stampa poi in sette volumi nel maggio 2007.

Infatti, così preciso alla fine della pagina 91 – “Ho scritto questa pagina su Carmelina Amato quasi due anni prima della sua morte, avvenuta nell’ospedale di Soverato il 10 febbraio 2002. Vedi il ricordo che ne fa il trimestrale “La Radice” nel fascicolo del 31 marzo 2002 (n. 1 – anno 8°)”. Riguardo la mia “onestà intellettuale” verso le persone ed il pubblico, ti prego di leggere più avanti al paragrafo 24 “Amorevoli precisazioni e tolleranza democratica”.

10 – MEMORIA DI SUPERFICIE E VERITA’ INDICIBILI ED INSOPPORTABILI

Caro Tito, riguardo la memoria collettiva (specialmente quella di base e più significativa) il mio dolore è immenso, constatando che la nostra società (a cominciare dalle classi dirigenti o dominanti) non soltanto è (apparentemente o volutamente) smemorata ma non riesce a strutturarsi come lo sono le imprese edilizie, le quali, per costruire e completare un edificio, assumono le figure professionali preparate ad eseguire la struttura perché sia utile e funzionante in ogni dettaglio e fin nei minimi particolari. C’è molto pressappochismo finalizzato a realizzare i propri interessi personali, di partito, di bottega o di parrocchia.

Ribadisco che mi vado sempre più convincendo che in genere la “Fede non salva ma uccide la persona” mentre è soltanto “l’Amore che rende la persona veramente tale”. La fede (persino scritta con la F maiuscola) è sempre un sentimento particolare, a volte pericoloso e spesso settario (a dispetto della sedicente visione universale) pure perché (sempre o in qualche modo) ti fa sentire superiore agli altri …. E quando subentra tale sentimento di superiorità cominciano i guai!…

Mille fedi non fanno un Amore davvero universale. E poiché ho sempre scelto l’Amore universale, mi trovo a non andare d’accordo con le fedi che sono generalmente partigiane quando non settarie e, quindi, escludenti o divisive. La politica, ad esempio, è una realtà escludente o divisiva poiché ha bisogno soltanto di persone che giurino (formalmente o informalmente) l’esclusività della partecipazione e la segretezza assoluta sui fatti interni, mentre all’esterno si esige un atteggiamento consono alle finalità istituzionali.

Così, dopo tantissimi anni dedicati al “bene comune” tramite accurate ed attente ricerche ed iniziative adatte al progresso indistintamente di tutti, mi vado convincendo che le classi dominanti, in gran parte e salvo eccezioni, sono in cattiva fede. Intanto si preoccupano di lucrare denaro e quanto altro utile soltanto a sé stesse, poi il “bene pubblico” è un dettaglio dovuto per facciata e fatto in modo assai limitato e malvolentieri e spesso proprio male, come attesta la realtà.

A chi è impegnato in politica e in economia, la cultura (largamente intesa) è assolutamente scomoda e da padroneggiare e sottomettere come si addomestica un cavallo dalle mille energie. Spesso lo si fa con droghe vere e proprie o con provvedimenti e favori allettanti ma non certo onesti. Riguardo la storia e la realtà (specie se riguardano loro) le classi dominanti (salvo eccezioni) preferiscono mantenersi in superficie, senza approfondire troppo. Infatti, approfondendo adeguatamente, si possono trovare verità scottanti, indicibili ed insopportabili.

Nel loro piccolo, pure le classi dominanti in Badolato (quelle del passato prossimo o nostre contemporanee), che non sono soltanto politiche ed amministrative, forse temono la vera ed accurata memoria e ancor di più le celate verità. Quindi bisogna tenere alla massima distanza coloro che amano il “bene comune” e, quindi, anche la memoria storica o le indagini su come vengono spesi i soldi pubblici e sulla privatizzazione del potere, nato democratico con le possibilità elettorali-rappresentative, ma finito praticamente “monocratico” (personale o trasversale). Fatte le debite eccezioni e fatte salve le apparenze, nulla e nessuno è veritiero in questo tipo di mondo senza vero e profondo Amore.

11 – ANTONIO GALLELLI INNAMORATO DI BADOLATO BORGO

Il giovane veterinario Antonio Gallelli è figlio dell’indimenticato e compianto Vincenzino Gallelli (pure veterinario), uno dei pochi comunisti badolatesi che erano veramente amici indistintamente di tutti. Un vero signore ed una intelligenza lungimirante. Tale è ancora ricordato, pure per l’onnipresente sorriso e la cordialità.

Ancora non conosco Antonio “di persona personalmente” (per dirla alla Andrea Camilleri, alla commissario Montalbano, alla Catarella e dintorni). Ci conosciamo via telefono e mail. Infatti, pensando di farmi cosa gradita (così come è stato, con vera gioia) mi ha telefonato, qualche anno fa, per parteciparmi la bella notizia che aveva deciso di ristrutturare la casa degli avi paterni nel rione Mancuso del borgo di Badolato con lo scopo di contribuire così a rivitalizzare l’antico paese medievale, dove aveva trascorso gli anni delle scuole elementari prima del trasferimento familiare a Soverato. Anzi, aggiunse, spero di poter venire più spesso al borgo di mio padre per rendere onore a lui e al popolo badolatese su cui vorrei sapere sempre di più e magari collaborare in qualche utile iniziativa sociale.

Per telefono mi appariva assai lieto, anzi felice, di avere trovato una sua dimensione dormiente che finalmente si era svegliata e iniziava a significare per lui con vera gioia. Perché aveva sentito l’esigenza di dirmi tutto ciò, per telefono, anche se non ci conoscevamo?… Secondo me, perché la gioia va condivisa, per essere vera gioia. Ma va condivisa con chi quella gioia sa apprezzare, nella medesima beatitudine. Magari e sicuramente avrà condivisa tale notizia con centinaia di altri, però il condividerla con me avrebbe avuto un altro valore, sicuramente più pieno (nel suo sentire o nel sentire comune).

12 – LO DICO A MIMMO LANCIANO

Una confidenza del genere non era né la prima né l’ultima volta che mi capitava! Infatti, quando si tratta di Badolato (in particolare del borgo antico), talune persone (quelle più sensibili) mi cercano (per telefono, il più delle volte) per farmi sapere che anche loro amano il borgo e hanno fatto o intendono fare qualcosa per la sua rivitalizzazione. Sanno bene, costoro, che ho dedicato a Badolato (e in particolare al borgo antico) buona parte della mia vita e delle mie energie, in modo così entusiastico e visionario quale ancora non è capitato a nessuno altro.

Tutto coloro che vogliono condividere il loro amore per Badolato sono sicuri di rendermi felice, proprio perché ho amato tantissimo anch’io Badolato fino alla “devozione” per il suo popolo. Si crea così, tra me e loro, una intensa sintonia ed un afflato commovente per questo borgo millenario, tanto che ci sentiamo affratellati più di prima. Ho l’impressione che “dirlo a Mimmo Lanciano” sembrerebbe un maggiore e migliore completamento di una suggestione e di un sentimento umano, sociale e civile quale certamente non sarebbe senza questa comunicazione che dà più senso all’Amore per Badolato (in particolare per il borgo).

Pure io sento che c’è dell’armonia in questo gesto del dire e del condividere l’Amore per un Luogo, quasi fosse una persona viva e carismatica da cui è difficile staccarsi (fosse anche per un ideale superiore). Questa tendenza a cercare me (pur kilometricamente lontano) avviene anche per qualche persona estera che ha acquistato casa (durante o dopo la vicenda del “paese in vendita” del 1986-88) ed abita questo borgo con un sussiego, una convinzione ed una sacralità tali che mi emozionano ogni volta e mi ripagano di tutte le cattiverie patite in quel biennio ed anche successivamente.

Tra tanto altro, non posso mai scordare un giovane badolatese (F.R.) il quale, andato in Lombardia per lavorare, mi ha inviato via mail un articolo riferito al fatto che i cittadini di un paese di quelle Pre-Alpi avevano acquistato loro stessi un albergo dove erano destinate decine e decine di rifugiati africani, pur di non averli davanti agli occhi. Tale bravo giovane mi ha scritto una frase semplice e lapidaria quando significativa ed emblematica: “Questo non sarebbe mai potuto succedere a Badolato”!

Caro Tito, come non gioire dinanzi a queste confidenze, a tali comunicazioni “condivise” ?… Come non gioire sapendo che qualcuno ti partecipa valori, sicuro che li puoi, li sai ben condividere e apprezzare?!?… Così è stato quando mi ha telefonato la prima volta il dottore Antonio Gallelli fu Vincenzo. Fu davvero una vera grande gioia ed un indimenticabile conforto.

13 – L’INTITOLAZIONE A CARMELINA AMATO

Lunedì di Pasqua, 22 aprile 2019, tu (https://www.costajonicaweb.it/badolato-cz-belvedere-intitolato-a-carmelina-amato-nel-giorno-della-liberazione/) ed altri siti calabro-siculi avete pubblicato (assieme al manifesto, riprodotto in questa Lettera n. 246) la notizia dell’intitolazione (il 25 aprile alle pomeriggio) del Belvedere del Castello di Badolato borgo a Carmelina Amato (1926 – 2002) “donna, pasionaria, combattente socio-politica”.

 Il comunicato-stampa (inviato pure a me) evidenziava, tra l’altro: “In programma, a partire dalle ore 18, un’iniziativa fortemente voluta dal Dott. Veterinario Antonio Gallelli e co-organizzata da cittadini e associazioni locali con interventi e testimonianze … tra poesia, musica e memoria”.

Dunque, l’intitolazione è stata voluta dal veterinario Antonio Gallelli il quale, pur abitando a Soverato, ha voluto rendere frequentemente fruibile e godibile la casa paterna nel borgo antico. Una casa che avrebbe potuto vendere a qualche straniero. Invece, il suo gesto di tenerla e valorizzarla nel contesto di un borgo in rivitalizzazione assume un significato enorme per un badolatese residente altrove! Un atto d’Amore superlativo che vale anche come esempio per altri badolatesi e non solo.

Per avere avuto l’idea di proporre ai badolatesi tale intitolazione, vuol dire che Antonio avrà sentito parlare (almeno da papà Vincenzo, amico personale e compagno di PCI di Carmelina) così tanto di questa donna e delle sue imprese politiche … tanto da sentire l’esigenza di onorarla in tal modo.

E così ci è voluto un giovane professionista badolatese di Soverato per promuovere una simile iniziativa!?… Come mai non l’hanno pensata e proposta i nativi badolatesi (residenti al borgo o in marina) e, in particolare, gli ancora attivi suoi compagni di partito (sebbene trasformatosi nel tempo da PCI in PDS poi in DS e, adesso, in Partito Democratico)? … Come mai ci sono voluti ben 17 anni dalla morte di Carmelina per assegnarle un riconoscimento ufficiale così ben preciso nell’urbanistica del borgo natìo, proprio prospiciente alla sua abitazione?…

Evidenzio tali perplessità, pure per dimostrare come e quanto la classe dirigente badolatese (di tutti i partiti e di tutte le associazioni, salvo eccezioni) poco o affatto pensano di storicizzare luoghi, eventi e personaggi che hanno avuto un ruolo ed un significato nel progresso di questo popolo, ma anche dei dintorni immediati e lontani. Voglio qui ricordare che, nel dopoguerra, la sezione del Partito Comunista Italiano di Serra San Bruno (ma anche di altri paesi calabresi) è stata fondata proprio da questa donna così energica e credente nei valori comunisti da diventare irresistibile nel fare proseliti e seminare cultura proletaria!

14 – LA MIA CONOSCENZA DI CARMELINA AMATO

Sono lieto (a come mi è stato riferito da più persone presenti all’inaugurazione della targa) che qualcuno (forse Pietro Cossari o Guerino Nisticò) abbia fatto ascoltare ai partecipanti a tale evento alcuni passi della mia registrazione fonografica effettuata nel 1975 per la mia tesi di laurea. Infatti, l’ho intervistata in due distinte occasioni, poiché allora faceva parte della Direzione del PCI e dell’UDI (Unione Donne Italiane) di Badolato. La prima registrazione è avvenuta nel pomeriggio del 30 novembre 1975 per un’ora (nastro n. 89 su 100) sugli eventi politici e storici di Badolato (e dintorni) dal dopoguerra fino al 1958 e, in particolare sul suo ruolo nelle lotte contadine ed operaie.

La seconda registrazione ha avuto luogo dopo una settimana, il 07 dicembre, per 45 minuti sul tema dell’organizzazione femminile a Badolato e dintorni (nastro n. 48 su 100). Entrambe le registrazioni sono avvenute nella sua casa posta sotto il già diruto castello medievale (accanto alle prigioni), con ingresso su Corso Umberto I al borgo. In quelle occasioni, mi ha mostrato molte fotografie dell’epoca riguardanti i nostri discorsi, mi ha fatto leggere alcune sue poesie e mi ha fatto vedere e toccare con mano i meravigliosi e stupendi capolavori della sua arte del ricamo. Infatti, Carmelina (che aveva una informale scuola di ricamo nella sua casa) preparava (con l’aiuto delle allieve o discepole) la biancheria completa per quelle spose che amavano avere il tradizionale e ricco corredo d’arte.

I nostri incontri proseguirono (senza alcuna altra registrazione fonografica), poiché le erano di grande gradimento le nostre conversazioni culturali, umane e politiche. Ed anche perché (ottenuta la sua totale fiducia) le davo l’opportunità di raccontarmi ancora, aggiungere particolari ai discorsi già fatti, sfogarsi sulla sua vita personale e di partito. Infatti, da lei ho saputo cose fin troppo particolari (e spesso addirittura intime e persino scabrose) su se stessa, su vicende e personaggi che hanno caratterizzato e a volte condizionato pesantemente il partito locale e la Federazione provinciale.

Stranamente ed inaspettatamente, mi considerava il suo più fidato “erede morale” … anche se ero stato il primo promotore, mesi prima (nel giugno 1975), della cosiddetta Terza Lista che intendeva saggiare il binomio “compromissorio” PCI-DC al comune di Badolato. Carmelina aveva una tale onestà umana ed una tale intelligenza politica mai riscontrata, in assoluto, in altri componenti il locale Partito Comunista. Riusciva ad andare “oltre” con una saggezza e visuale quasi del tutto riscontrabile in loco.

Mi considerava principale “erede morale” soprattutto perché accoglievo e davo significato a tutto ciò che era stata fino ad allora la sua vita e perché intendevo valorizzare le sue gesta e le sue lotte, anche quelle quotidiane. Infatti non avrei mai potuto essere suo “erede politico” dal momento che le era ben nota la mia equidistanza da partiti, movimenti e persino associazioni.

Tuttavia, Carmelina si aspettava da me qualcosa che potesse proiettare nel futuro, ai giovani, la sua eredità di donna, di poetessa, di femminista e di attivista comunista“. Cosa che, purtroppo, non ho potuto realizzare proprio a causa (o per colpa?) dei suoi stessi compagni di partito che mi hanno mandato in “esilio” bel 1987-88 … il che ha significato almeno 30 anni (finora!!!) di ritardo socio-culturale per tantissime cose che si sarebbero potute realizzare. Ma Badolato, ahimé!, non è nuovo a tali forti ritardi sociali e storici! E, maledizione!, si vede.

Ma qui sarebbe troppo lungo narrare e, comunque, esulerebbe da questa trattazione sulla “memoria” storica badolatese. Bastano, ritengo, questi pochi elementi per evidenziare lo spessore di una donna che non ha mai avuto paura di affrontare i militari (che assediavano il borgo durante lo “Sciopero a Rovescio” del 1950-51) oppure la polizia durante le tante manifestazioni. Come a Calabricata di Albi (oggi Sellia Marina – CZ) quando (il 28 novembre 1946) era in prima fila (come sempre) nell’occupazione delle terre. Carmelina era braccio a braccio con Giuditta Levato (31 anni, già mamma e incinta di sette mesi) uccisa dalle pallottole del latifondista Pietro Mazza. Giuditta fu la prima contadina italiana martire nelle lotte per la terra ed il lavoro!… Sotto i colpi del feudatario poteva cadere Carmelina che le era a fianco!… E questa ipotesi dovrebbe avere ed ha un significato assai particolare e importante.

15 – NON FANNO E NON LASCIANO FARE

Caro Tito, avrai sicuramente sentito dire “Non fanno e non lasciano fare” specialmente riferito alle Istituzioni, in particolare a quelle territoriali dove i cittadini sono a contatto diretto con gli Amministratori pubblici. E, in effetti, è così molto frequentemente. Sento pronunciare questa frase (spesso a mo’ di imprecazione e di rimprovero) pure qui in Molise.

La mia vicenda personale è emblematica., ovunque sia stato, ovunque abbia cercato di realizzare qualcosa di buono per quei territori e per quella gente. Ne è testimone il mio discorso al 21° Congresso della Sezione “Palmiro Togliatti” di Badolato Marina (la principale e la più decisionale delle due sezioni presenti allora a Badolato) registrato domenica 02 febbraio 1975 (mattina e pomeriggio) negli ampi locali dell’allora grande asilo infantile (quello posto in alto vicino alla chiesa e alla pretura).

Una copia del CD ho donato recentemente al dottore Guerino Nisticò, pure perché il padre Franco, in quell’occasione, ha tenuto un lungo discorso. In quell’Assemblea ho parlato pure io, che allora ero studente universitario, stavo facendo ricerche su Badolato per la tesi di laurea e non avevo ancora promosso la Terza Lista (cosa che avrei fatto qualche mese dopo, nel maggio 1975, non per politica ma per una verifica sociologica che si è rivelata assai utile).

Ebbene, in quell’occasione congressuale (quindi solenne per le decisioni) ho sollecitato il locale Partito Comunista (che deteneva da quasi 30 anni continui ed incontrastati il potere comunale) a darsi una programmazione socio-culturale che portasse non soltanto memoria storica ma tutto un insieme di iniziative adatte a produrre anche reddito e lavoro. Sono chiare le mie parole se qualcuno vuole ascoltare la registrazione.

In particolare, ho pregato i dirigenti politici ed amministrativi di realizzare la storia delle lotte contadine del dopoguerra che coincidevano in gran parte con le lotte del Partito Comunista, garantendo di mettere a disposizione le ricerche e le testimonianze che stavo andando a registrare su quel periodo. E mi sono detto disposto a lavorare alacremente per valorizzare tutto il paese e il popolo badolatese che era completamente privo di una Storia scritta (uno dei pochi Comuni calabresi a non poter contare su una memoria sociale come archivio, come biblioteca e come strumenti di conoscenza). Voglio ancora evidenziare che eravamo nel 1975 ovvero dopo 30 anni di amministrazione comunista in un Comune pieno di storia millenaria.

A tutt’oggi quel Partito Comunista e i suoi eredi non hanno una loro Storia, che io ero disposto a scrivere, utilizzando le mie ricerche e gli studi di altri! … A tutt’oggi il Comune non ha una Biblioteca aperta e funzionante (dopo vari e vani tentativi), né un Archivio né una Pinacoteca o Museo degli artisti locali come avevo cercato di realizzare quando sono stato bibliotecario incaricato però in modo assai precario (1981-82 e 1986-87).

Cosa c’entra ciò con Carmelina Amato? … puoi ben chiedermi, caro Tito! … Eh, sì, c’entra, c’entra, poiché a quest’ora la sua storia personale avrebbe potuto venire fuori la più completa possibile come monografia oppure dentro o fuori la storia stessa del PCI badolatese o nell’insieme delle lotte contadine badolatesi cui ha partecipato tutto indistintamente il popolo senza bandiere di partito, anche se a guida tecnico-politica del Partito Comunista.

16 – LA GENERAZIONE EPICA

Nella mia tesi di laurea, ho coniato questa espressione proprio partendo dalla biografia umana, sociale, culturale, religiosa e politica di Carmelina Amato, volendo indicare con “Generazione Epica” tutti i dirigenti (di qualsiasi partito) e tutto il popolo badolatese che hanno saputo reagire con fierezza, dignità e duro lavoro alle oppressioni agrarie, padronali e statali dell’immediato dopoguerra fino a quando l’emigrazione non ha svuotato il paese, portando i residenti da 4.842 del censimento 1951 ai 2.974 del 31 dicembre 2017 (quasi il numero del censimento del lontanissimo 1861). E bisogna considerare pure il fatto penalizzante che il 40% circa dei residenti anagrafici vive o lavora fuori comune!

A parte il Congresso del PCI del 02 febbraio 1975 dove il mio discorso è stato formale e solenne, ho poi invano chiesto ed esortato infinite volte (anche in altre assemblee pubbliche, ufficiali ed istituzionali) i sindaci e i partiti locali (PCI e DC) di organizzarsi per scrivere la Storia di Badolato e, in particolare, le lotte contadine ed operaie della “Generazione Epica”. Nulla di fatto.

Pure per questo, sento una pur minima mia “vittoria simbolica” il fatto che hanno dovuto fare ricorso ad una mia registrazione fonografica dell’autunno 1975 per contribuire a celebrare meglio Carmelina Amato al Belvedere del Castello di Badolato nel recente pomeriggio del 25 aprile 2019. E non sanno (forse) che finora ho raccolto ben 55 metri cubi di documenti vari di cui almeno 40 sono sulla storia anche quotidiana di Badolato. Tutti documenti adesso non fruibili perché “vietati” (per merito o per colpa degli Amministratori comunali PCI) all’accesso e alla consapevolezza dei badolatesi e di altri interessati! E ciò per mancanza di lungimiranza amministrativa oltre che politica e sociale! Quanti diritti negati! Quante risorse perse!

17 – I MIEI TRIBUTI A CARMELINA AMATO QUANDO ERA ANCORA IN VITA

Ma io non ho aspettato che altri scrivessero sulla Storia di Badolato, sulle medesime lotte contadine, sullo stesso Partito Comunista e, ovviamente, su Carmelina Amato che ho ricordato già alle pagine 154 e 179 del primo volume della mia tesi di laurea “Evoluzioni delle caratteristiche socio-economiche di Badolato nel dopoguerra” (luglio 1977).

Inoltre, ho inserito Carmelina Amato alla pagina n. 450 del mio libro “Storia dell’Intelligenza” edita nel giugno 1992. Poi, nel 2005-2007 ho annoverato Carmelina Amato (dopo la “Storia dell’Intelligenza” del 1992) tra “I miei Vip” nel “Libro-Monumento per i miei Genitori” (Volume n. 6 pagine 90-91).

Voglio qui ricordare che il 58° paragrafo (pagine 181-182 “Il movimento femminile comunista – quattrocento militanti – e Carmelina Amato”) è stato a lei espressamente dedicato, con tanta stima ed affetto, dallo storico badolatese Antonio Gesualdo nel suo libro “Storia politica di Badolato dal 1799 al 1999”.

Adesso non ricordo e non ho qui davanti i volumi per controllare, ma sicuramente il prof. Antonio Gesualdo ( il quale, quando abitava nel borgo, la incontrava spesso) avrà dedicato a Carmelina Amato giusta attenzione e adeguato spazio tra le pagine dei vari volumi della “Storia di Badolato”. Ripeto, non ero presente al Belvedere del 25 aprile 2019 e non posso sapere, però spero proprio che qualcuno abbia evidenziato la presenza di Carmelina nelle pagine ufficiali della “Storia di Badolato” e in altre pagine dovute al suo significativo ruolo umano, sociale e politico. Carmelina ha una consistente bibliografia che la cita.

18 – CURIOSITA’ SU CARMELINA

Caro Tito, ti potrei raccontare tanti aspetti e talune curiosità su questa “donna sublime” quale è stata Carmelina Amata, dotata di acuta intelligenza e sensibilità, di una grazia artistica e femminile davvero notevole ma anche di una determinazione che le davano il valore virile almeno di 10 uomini messi insieme. Aveva tanti di quei pregi che gli inevitabili difetti non erano visibili ad occhio nudo. E, comunque, aveva un notevole carisma naturale, assai seducente ed ammirevole!

Come ti dicevo, l’aspetto che più ammiravo in lei era la più assoluta onestà, una dote che sicuramente le proveniva dalla famiglia di onesti ed umili lavoratori ma che, ovviamente, veniva rafforzata dalla purezza comunista (quella primigenia, ormai quasi del tutto scomparsa, come nel cristianesimo) e dall’assiduo studio della Bibbia, essendo lei cristiana evangelica (come tanti altri comunisti badolatesi).

Dopo il 1975 (quando ho conosciuto più da vicino Carmelina Amato e da mito diffuso è diventata per me “oggetto di studio umano e sociologico” prima e vera amica dopo) era per me un obbligo morale farle visita, anche per salutarla soltanto. Ero assai lieto di questa amicizia davvero sincera e fraterna.

Due erano le “stazioni” tassative per me, ogni volta che salivo a Badolato borgo: una visita al prof. Antonio Gesualdo (al n. 254 di Corso Umberto I) e una visita a Carmelina. A Badolato c’erano parecchie Carmelina, ma prima di pensare ad altre il solo nome “Carmelina” per tutti era riferito a Carmelina Amato, tanto era assai nota e voluta bene, riconosciuta importante pure dagli avversari politici.

Nel 1995, in una di queste visite, Carmelina mi mostrò 5 grossi volumi molto ben protetti e nemmeno aperti. Erano quei 5 volumi dell’edizione 1994 del “Vocabolario della Lingua Italiana” realizzato dalla prestigiosa Enciclopedia Treccani. Mi raccontò che i 5 volumi le erano stati “appioppati” da un venditore per un milione di lire (500 euro attuali grosso modo). Era preoccupata dal fatto che aveva perso i soldi e quei grossi libri non le servivano affatto. Si era, dunque, trattato di una classica truffa ad una persona anziana, come ce ne sono tantissime anche oggi!

Capendo il suo più totale disagio (quasi al limite del panico) la rassicurai, dicendole che avrei acquistato io quei volumi, dal momento che a me sicuramente sarebbero serviti. Si risollevò e non finiva mai di ringraziarmi e di benedirmi. “Ma non c’é niente da ringraziare – le dissi – Sei tu che fai un favore a me, visto e considerato che mi trovo belli, nuovi e pronti questi preziosi volumi che per me sono utilissimi strumenti di lavoro!”. Le diedi il milione da lei speso e così la resi felice.

19 – BADOLATO SEMPRE PIU’ POVERA E INCATTIVITA

Caro Tito, una delle caratteristiche di Badolato, specialmente negli ultimi 70 anni, è che ha anticipato il clima politico e sociale nazionale, a cominciare dal cosiddetto “compromesso storico” qui realizzato già negli anni 50, qualche decennio prima che a livello nazionale. Adesso che, con la crisi e con le tirannie della globalizzazione, l’Italia si è impoverita ed incattivita, posso dire che Badolato ha anticipato di almeno un decennio questa tendenza.

E, a parte il mio stato di esilio dal 1988, uno dei motivi per cui ho deciso di non scendere più a Badolato è proprio perché soffro troppo, ma proprio troppo troppo nel vederla “povera ed incattivita”… nonostante le tante apparenze evolutive (specialmente nel borgo antico), dovute principalmente ad alcune nuove generazioni di volenterosi, cui va anche qui il mio più entusiastico apprezzamento.

Ma gli irrisolti problemi di fondo e le carenze accumulatisi nei decenni sono tali e tanti che rendono “monco” Badolato, pure rispetto ad altri paesi che, nel frattempo si sono evoluti notevolmente. E poi c’è il connaturato cattivo orgoglio che divide la gente persino all’interno delle medesime famiglie di sangue, politiche o socio-culturali.

Negli anni cinquanta e sessanta, i nostri paesi erano più poveri di adesso ma non erano così cattivi e permalosi, anche se, in verità, i rapporti umani spesso raggiungevano la saturazione sociale, pure a causa delle competizioni politiche in uno stato di permanente osticità.

Trovo ancora adesso Badolato più povera socialmente, soprattutto perché non c’è più il giornale web “Gilbotulino” fondato e diretto dall’amico prof. Pasquale Andreacchio, cui avevo dedicato le pagine 144-146 del Volume 6 dei “MIEI VIP” nel “Libro-Monumento per i miei Genitori” (2005-2007). Badolatesi dentro e fuori i confini siamo così rimasti orfani di un indispensabile centro di informazione telematica immediata, di dibattito e confronto.

Badolato è più povero perché, ad esempio, nessuno ha voluto diventare (dopo la mia partenza il primo novembre 1988) corrispondente del principale quotidiano locale “Gazzetta del Sud” (nonostante abbia sollecitato alcuni intellettuali e professionisti locali). Sembra niente, ma adesso per essere presenti con una notizia su un sito internet di informazioni e sulla carta stampata della Gazzetta del Sud, dobbiamo pregare siti e giornalisti dei paesi vicini. E ciò non è proprio ammissibile mai e specialmente nel 21° secolo interconnesso!

Badolato è più povero perché (altro esempio) una dissennata politica urbanistica proibizionista ha costretto tanti badolatesi a costruire la loro casa o a rifugiarsi nei paesi vicini, quando questo esodo forzato avrebbe potuto essere benissimo evitato. Ogni badolatese costretto a lasciare la propria famiglia e comunità è una perdita assai grave che è necessario evitare al massimo possibile.

Mi fermo qui nell’elenco, perché hai già capito l’importanza e la evitabilità delle perdite sociali, ma ti dirò di più, rivendicando il valore del mio lavoro e del mio Amore per Badolato … senza falsa modestia e con ampia cognizione di causa e di dimostrazione … “Badolato è più povero pure perché non ci sono io” … io che ero (e resto, sempre ovunque e comunque) un benevolo ed esigente “sobillatore” nonché un inarrestabile, coinvolgente e propositivo realizzatore basato sulla “memoria lungimirante”. Un mio compagno di classe al liceo mi definisce ancora oggi un “multi-connettitore” … uno a cui piace interconnettere tante persone, tanta gente, tante comunità!

Sì … proprio io, che non lasciavo niente di intentato per la dotazione di servizi e strutture sociali, di occasioni di visibilità, di paziente tessitura di reti internazionali (quando ancora non c’era internet) e quanto altro. Per quel mio grande Amore che era Badolato, la culla delle mie genti e della mia famiglia! Per Badolato ero davvero infaticabile, non ci dormivo la notte e mia madre mi rimproverava, preoccupata per questo immenso Amore, dicendomi “Ah figghyu on riposi mai!” (Ah figlio non riposi mai – sei sempre in frenetico movimento).

Ribadisco all’infinito, caro Tito, e sai bene che per Badolato il mio è stato davvero un grande e irripetibile Amore! Infatti, mi stai pubblicando le “Lettere su Badolato” (giunte a descrivere a grandi linee il periodo dal 1950 al 1975) dove racconto questa grande storia d’Amore durata ben 62 anni. Adesso, dal dicembre 2012, ritengo di non esserne più innamorato anche se continuo a dedicare qualche attenzione alla zona, specialmente alle persone che mi vogliono ancora bene. Tuttavia, scemando le energie dell’età, verrà meno col tempo pure questo affetto. Infatti, penso che da qui a poco non prenderò più alcun impegno sociale o semplicemente altruistico. Per il semplice fatto che mi trovo stanco e senza risorse. E quelle poche che ancora ci sono vorrei utilizzarle per qualche tema filosofico rimasto sospeso per la mia alacre ma sconsiderata attività sociale. Ma l’Amore è davvero cieco e sconsiderato! Meglio così!

Per la cattiveria, meglio lasciare stare. Badolato sembra quasi del tutto irriconoscibile, fatte salve le sempre benvenute, gradite e dovute eccezioni. Sono certo che il mio stesso “esilio” è frutto di cattiveria più assurda e controproducente che mai … pure per gli stessi che l’hanno prodotta e continuano ancora a vomitarla, a danno dell’intera comunità e dell’interzona. Ogni paese diventa più povero per ognuno che va via o per ognuno che viene marginalizzato, fosse anche il più piccolo e il più apparentemente insignificante!

Spero che un tale stato di cose le dirigenze e le “intellighentie” dell’ex-PCI e dell’altra Politica lo abbiano capito … vista pure la disaffezione che (come per la Chiesa cattolica) allontana la gente dalla partecipazione sociale lasciandola in bocca ai demoni della globalizzazione da cui è difficile liberarsi.

20 – RICOSTRUIRE PARTENDO DALLA MEMORIA E DALL’IDENTITA’

Caro Tito, ammiro il bel gesto del medico veterinario Antonio Gallelli per intitolare il Belvedere badolatese a Carmelina Amato, che va studiata ed amata proprio perché la sua vita può essere ancora utile a ricominciare attraverso un vero “rinascimento” individuale e sociale di salvezza dalla decadenza in cui siamo piano piano caduti. Tale gesto è un amoroso invito a partire dalla memoria delle persone e degli eventi trascorsi per sùggere il loro miele-nutrimento della nostra migliore identità!

Con una globalizzazione galoppante (proprio perché altamente benefica o malefica che sia), le persone e le piccole comunità come le nostre, nonché le nazioni e i popoli sono sollecitati ad una preparazione maggiore per reggere i ritmi e il confronto tra valori e identità. Per non essere schiacciati da questo movimento tellurico-sociale-economico sarà bene lavorare molto anche su noi stessi e, soprattutto, diventare più uniti di prima, per sopravvivere e significare.

21 – TRE LETTURE PARALLELE

Caro Tito, concludo questa “Lettera n. 246” proponendoti, innanzitutto, la lettura di tre illuminanti poesie di Carmelina Amato … due sono state pubblicate da Gilbotulino.it il 21 marzo 2002 e la terza (“Tramonto e sorgere”) mi è stata inviata gentilmente via mail dal dott. veterinario Antonio Gallelli (che è poi quella che pubblicherà Salvatore Mongiardo nel suo libro). Mi sembra che questa terza sia stata pubblicata dal periodico “La Radice”

Inoltre, per completare il racconto su Carmelina Amato, inserisco qui di seguito il testo presente ancora nella preziosa “memoria” del web-giornale (ormai chiuso da tempo) “Gilbotulino.it” del coraggioso e geniale prof. Pasquale Andreacchio e scritto dal giornalista e vicino di casa di Carmelina, il sempre socialmente presente Pietro Cossari.

La terza lettura è una bella dichiarazione d’amore a Badolato borgo, fatta da un fotoreporter, Mirko Marino, che ha vinto un premio proprio con una bella e suggestiva foto del borgo visto da un drone (https://yallers.com/community/foto-mese/foto-del-mese-novembre-2018/).

22 – PRIMA LETTURA PARALLELA

http://web.tiscali.it/gilbotulino/2002/carmelina.htm

TRE POESIE DI CARMELINA AMATO

TRE DONNE

Dormimmo noi tant’anni a lungo sonno, vinte da pregiudizi e da bugie. Da cieche abbiam vissuto senza un pensiero, siamo rimaste fuori dal mondo vero. Ma finalmente alla riscossa, trombe d’argento sveglia fan e sulla strada del progresso, verso il lavoro c’incamminiam. Abbiamo versato il sangue sulle pietre quando alla patria urgeva libertà. Pensate ad Irma bandiera e ad altre donne immolate che caddero gridando: “lavoro e pace”. Ora decise andiamo avanti per il progresso e per il lavoro. Andiamo avanti ad occhi aperti e i nostri morti ci guideranno. Cadde Giuditta un giorno in mezzo ai campi e col suo sangue si bagnò la terra. Nel nome suo glorioso verso il riscatto andiamo. Ci guarda lei davanti con la bandiera, gloriosa bandiera del lavoro che ci rinnova, che ci darà: amore, pace e libertà. E tutto il mondo lieto sarà.

 HO PARLATO TROPPO

Questo primo sole, tra i rami esili dei faggi spogli, ha già un tepore d’autunno, un odore vivo di foglie cadute, d’avide radici e di germogli che diventano terriccio. Oh natura, com’è diverso per me, quest’autunno, parlando troppo di cose brutte e belle, guardando di tanto in tanto, il cielo azzurro, ove, soffia un vento leggero che col tiepido sole, asciuga le foglie di faggio che crepitano sotto il passo guardingo e gli occhi smarriti degli uccelli che in questa malinconica stagione, cercano riparo infreddoliti. Oh natura, non si può parlare troppo, ma come appoggio la penna sulla carta, sono fredda, stanca e morta, come le foglie di quei faggi molli pronti a dare ancora, i loro germogli. O mia natura, ho parlato troppo.

TRAMONTO E SORGERE

Ho visto il tramonto dietro le montagne, ho visto fiorire una stella e uno spicchio di tenera luna, ho visto l’azzurro farsi verde sopra la fascia rossa del sole, ho visto gli uccelli svolazzare in cielo e segnare il destino, ho visto la felicità e la gioia unirsi assieme al sacrificio e fare il loro cammino, ho visto il lavoro dei contadini, le loro opere e le loro idee. Verde e azzurro il cielo che domina e chiede. Sostenuto dalle colline il grande Castello Saraceno, rosso del sangue dei contadini che costruirono perenne con la loro fatica. Ma il paese ha anche altri colori: il grigio-giallo della sua polvere, della sua terra arida, delle sue acque grevi di sabbia, dei suoi fiumi che spesso straripano, delle sue povere case mal costruite, del gigantesco castagno e dei fichi, che furon per secoli l’unico cibo della sua gente. Ho visto i volti dei contadini impastati di terra, inchiodati alla stessa zolla da un millenario destino di povertà disperata. Ho visto la pietà dei morti con la fame dei vivi, in questa terra che oggi è aperta ai colori del cielo, ove una piccola donna, la donna che a quarant’anni ha imparato a leggere e a scrivere per essere più utile e degna del paese in cui vive, con il volto segnato dagli eventi e dal suo lungo patire, con le mani rese dure da una spietata fatica, e le trecce dei suoi capelli ruvidi coronate non da un’aureola di bellezza, ma da un segno duplice, bellicoso e selvaggio, si erge con una forza indomita e tenace che può trasformare la vita e il mondo. Io vorrei unirla in un abbraccio fraterno a tutte le donne del mondo che hanno lo stesso volto di terra, lo stesso duro destino, la stessa forza immensa, capace di fiorire per fare del mondo un giardino.

 23 – SECONDA LETTURA PARALLELA

LA PASSIONE POLITICA E LA POESIA DI CARMELINA AMATO http://web.tiscali.it/gilbotulino/2002/carmelina.htm

di PIETRO COSSARI, u Breu

Sollecitato da Gil e dalle telefonate di tanti compagni dell’ex Federazione Giovanile Comunista Italiana i quali, appena appurano la triste notizia, ancora oggi, a distanza di più di un mese dalla sua scomparsa, chiamano per esprimere il loro personale cordoglio e la solidarietà al Partito, ho pensato fosse giusto rendere omaggio tramite semplici parole e senza la pomposità della classica retorica come sono convinto lei stessa avrebbe voluto, alla compagna Carmelina Amato.

Di Carmelina comunista, cofondatrice dell’Unione Donne Italiane e strenua lottatrice per la difesa delle proprie idee e dei diritti dei più deboli, molto si sa, ma ciononostante, ancora molto di più si potrebbe dire perché l’intera sua vita fu interamente votata ai nobili ideali della politica, quella vera, con la p maiuscola, vissuta intensamente da Carmelina e da quei compagni che con duri sacrifici, contribuirono a tenere alte il vessillo del riscatto sociale, ridando speranza e voce a coloro che temevano d’averle perdute per sempre.

Durante i tragici avvenimenti dell’occupazione delle terre, cantando “Bandiera Rossa”, Carmelina sfilava in prima fila abbracciata alle altre donne che manifestavano per chiedere il rispetto della dignità dei lavoratori e quando, la polizia del reazionario ministro Scelba sparò all’impazzata seminando il panico tra gli inermi manifestanti, Giuditta Levato che l’affiancava, cadde ai suoi piedi. Fu questo un episodio che se anche fortificò la tempra di Carmelina, contemporaneamente, segnò drammaticamente la sua esistenza come lei stessa rievocando i fatti mi confidò anni fa: «Immediatamente dopo quel barbaro eccidio, stetti male per diverso tempo e per tre giorni consecutivi, andavo e venivo continuamente dal bagno, terrorizzata e disgustata per tanto orrore!»

Al tempo delle manifestazioni dei contadini badolatesi contro i grandi proprietari terrieri, Carmelina era con loro a gridare lo slogan: “Pana, lavòru e allìvi a mmitàti!” (“pane e lavoro e ulive a metà raccolto” ndr) e quando in quell’occasione, i celerini caricarono con i manganelli le donne che aprivano il corteo, Carmelina di fronte a tanta violenza, reagì sferrando un pugno in faccia ad un poliziotto cavandogli due denti, ma circondata dagli altri celerini, fu arrestata e condotta nella locale caserma dei carabinieri, cosa questa che provocò l’ira dei compagni i quali, scatenarono il finimondo lanciando contro le forze dell’ordine, pietre, mattoni e oggetti d’ogni genere, obbligandole a rimettere subito in libertà Carmelina ed imponendo le loro condizioni ai proprietari terrieri.

Nel gennaio del 1953, quando i lavoratori dei cantieri–scuola di Badolato scioperarono chiedendo la busta paga piena e non dimezzata, come invece pretendevano le autorità, Carmelina partecipò anche a quella battaglia che fu vinta e che fu associata con gran maestria dai dirigenti del P.C.I., a quella per la pace e contro la bomba atomica. All’epoca, con l’accusa d’aver fomentato la rivolta, furono arrestati i compagni: Paolo Bressi, Domenico Femia, Antonio Larocca, Pasquale Procopio e Giuseppe Samà. L’undici dello stesso mese, il Partito Comunista inscenò una manifestazione davanti la caserma dei carabinieri per chiedere il rilascio degli arrestati, ricevendo come risposta, delle bombe lacrimogene prontamente rispedite al mittente. A seguito di quegli eventi, furono arrestati e poi condannati per radunata sediziosa, i compagni: Carmelina Amato, Giuseppe Andreacchio, Vincenzo Battaglia, Antonio Gallelli, Antonio Garretta, Vincenzo Paparo, Salvatore Piroso Salvati e Pietro Varano d’Isca Jonio.

Per quell’ingiusta condanna, Carmelina scontò con la dignità che sempre distinse i comunisti italiani, tre mesi di carcere effettivo che gli causarono una grave forma di pleurite che non ben curata, si trasformò in bronchite cronica. Ciò però non le impedì di continuare la sua attività politica che anzi, per la testardaggine che aveva, riprese con più slancio e vigore.

Nella battaglia elettorale contro l’allora famigerata “legge truffa” lottò tenacemente insieme ai compagni: Paolo e Pasquale Bressi, Nicola Criniti, Jannone, Antonio Larocca, Meliti, Luigi Tropeano e Giuseppe Samà facendo il caseggiato nei paesi delle Serre. Alla notizia appresa da Radio Praga che la “legge truffa” non era passata, i suddetti compagni come stabilito in precedenza, s’incontrarono al bivio di Chiaravalle e abbracciandosi, piansero a dirotto per la gran gioia. Poi, andarono a mangiare in una locanda e Carmelina, fingendo di non avere fame, offrì il suo pasto all’avvocato Luigi Tropeano che non mangiava da diversi giorni: «Non mi va. Sono sazia. Mangiatelo voi avvocato, se non vi schifate!»

Dalla citazione di quelle vicende si evince chiaramente che Carmelina era una donna veramente eccezionale che vivendo in mezzo alla gente umile e semplice e pur rimanendo fedele alle proprie idee, era sempre pronta allo scontro per difenderle in ogni circostanza, schierandosi dalla parte del popolo come successe recentemente nel 1986 quando fu nuovamente in prima fila per la ristrutturazione “da curva do Gironi” (la curca del Girone); nel maggio1995 nel chiedere il ripristino della strada crollata a Mingiano e nel settembre dello stesso anno, partecipando all’occupazione popolare degli uffici comunali per impedirne lo spostamento in Marina.

L’ultima gran battaglia fatta da Carmelina e portata felicemente a termine, fu quella per la salvaguardia della storica sezione del P.C.I. – P.D.S. – D.S., sita dal 1946 in Corso Umberto I n° 107, restaurata nella primavera del 1999 con il lavoro volontario dei compagni che riuscirono a renderla nuovamente funzionale e in tempo per l’assemblea pubblica tenutasi lunedì 7 giugno con il compagno Giovanni Mosca, candidato alle elezioni provinciali. In quel frangente, anche se apparentemente era determinata, Carmelina espresse ad alcuni compagni la sua amarezza per «l’incomprensibile odio tra i partiti della Sinistra che invece di riunirsi in un unico grande partito, pensano a farsi una guerra fratricida che avvantaggia solo ed esclusivamente, i nemici del popolo! Ai miei tempi era la passione politica, la forza delle idee a farci muovere. Oggi, si muovono solo per i propri interessi personali. Quegli stessi interessi che hanno fatto sì che molti compagni si perdessero per strada. Oggi si è comunisti soltanto quando si è a digiuno!»

Molti ricorderanno Carmelina che si prodigava nelle feste de L’Unità e dell’Otto Marzo, ma pochi sanno che essendo nata in un casolare di Butulli, amava particolarmente la montagna e che leggeva Tolstoj (era molto affezionata al romanzo Resurrezione) e la Bibbia che era stata sua inseparabile compagna e aiuto in molte campagne elettorali e della quale, citava spesso passi di straordinaria attualità, confrontandosi sovente con i preti coi quali si scontrava ma rispettava.

I ragazzi della F.G.C.I. degli anni Ottanta, quelli che nelle elezioni amministrative del 1985, con il loro straordinario entusiasmo portarono il P.C.I. alla riconquista del Comune, la consideravano la loro madrina politica e la chiamavano amorevolmente “la guardia rossa” perché in un certo qual modo, si sentivano da lei protetti, infatti, se di notte affiggevano i manifesti o se di giorno polemizzavano con qualche avversario, Carmelina era sempre pronta ad intervenire: «Che c’è ragazzi, tutto bene? Vi raccomando, non reagite alle provocazioni!»

Una donna semplice e diretta Carmelina, orgogliosa della propria appartenenza politica. Fu lei a cucire le bellissime fasce rosse con la falce, il martello, la stella e lo scritto col filo giallo oro, P.C.I. che noi rappresentanti di lista vistosamente ostentavamo nei seggi elettorali e fu sempre lei, a cucire con una stoffa dal colore rosso vivo, quelle bandiere del P.C.I. e della F.G.C.I. che illuminavano i visi di tanti compagni. Nel giorno dei suoi funerali, per via della trasformazione della realtà storica, non c’erano quelle bandiere a renderle l’estremo saluto ma stesa sulla propria bara e davanti la sua sezione, spiegate a mezz’asta, c’erano altre bandiere diverse nei simboli ma dello stesso identico colore del sangue, dell’amore e della lotta ad accompagnarla nell’ultimo suo viaggio “scortata” dalle note dell’Internazionale e dall’Inno dei lavoratori.

P.S.: Carmelina possedeva anche un’anima lirica, già nel numero de “La Radice” del 30 giugno 1998 fu pubblicata la poesia Tramonto e sorgere. Per dovere di completezza, prego Gil di pubblicare queste altre due poesie che al pari della prima, esplicano lo stato d’animo dell’autrice dinanzi alla natura e aiutano altresì a comprendere quanto grande e deciso fosse l’impegno sociale e politico di Carmelina. Addirittura, Tre donne venne da lei stessa cantata per la prima volta “ahru Fagu Randa” durante i festeggiamenti per la vittoria ottenuta dal Partito alle comunali del 1985. – http://web.tiscali.it/gilbotulino/2002/carmelina.htm

24 – TERZA LETTURA PARALLELA

https://yallers.com/community/foto-mese/foto-del-mese-novembre-2018/
Foto del mese Novembre 2018

scritto da Veronica Spanu 10 Dicembre 2018

Ciao Yallers, siamo contenti di condividere con voi la foto vincitrice del contest Foto del Mese Novembre 2018.

Tutte le foto che hanno partecipato al contest del mese “Novembre 2018” sono state scelte con cura dai nostri team Yallers e ci hanno lasciato piacevolmente sorpresi per la diversità dei colori e dei paesaggi.

Ringraziamo ancora una volta tutta la nostra Community per la condivisione giornaliera di luoghi e attimi che meritano di essere scoperti e ammirati.

La foto vincitrice del mese Novembre 2018 ci regala una vista unica al mondo – il meraviglioso borgo Badolato in Calabria visto dall’alto.

La foto di Badolato che si trova in provincia di Catanzaro ci ha fatto innamorare di questo posto e di volerlo visitare prima possibile. Vi invitiamo a scoprire la storia di questo scatto nell’intervista che abbiamo fatto a Mirko Marino, il nostro vincitore:

Ciao Mirko, sei l’autore della foto che ha vinto il contest come miglior foto del mese di Novembre complimenti. Come possiamo rintracciarti sul web?
 – Buongiorno e grazie per questo premio, sono davvero soddisfatto.
Sono presente su Facebook come Mirko Marino, e su Instagram col nome @mirko.cz
Su entrambi i social ho creato una pagina aziendale dal nome “Mirko.marino_aerial.shots”.

Ricordi quando è stata scattata la foto vincitrice, in quale momento della giornata e in quale luogo?
 – Onestamente non ricordavo il giorno esatto, ma ho guardato tra i dettagli della foto, era il 21 aprile 2018, le 16:30 circa.

Raccontaci come mai ti trovavi nel luogo in cui hai scattato la foto? 
- Ho una grande passione per la Calabria e mi sono preso l’impegno di andare a fotografare i posti più belli che la nostra regione ci offre

E’ un luogo in cui vai spesso, è la tua regione o ci sei stato in vacanza o ti trovavi lì per caso?
 – Ci sono andato una sola volta, ed è bastata quella per farmi innamorare di questo splendido borgo, probabilmente il più bello che ho finora visitato.

Cosa hai provato realizzando questo scatto?
- Non ho realizzato immediatamente le potenzialità che avesse questo scatto in modalità portrait. Sono davvero soddisfatto di come sia uscita questa foto.

Hai seguito il tuo istinto o lo scatto ha richiesto una preparazione particolare?
 – Ho seguito il mio istinto, mi trovavo in una posizione per la quale fare una foto in portrait mi permetteva di ottenere un ottimo risultato.

Come hai eseguito lo scatto? Usi il cellulare o hai una macchina fotografica?
 – Non ho alcuna macchina fotografica professionale, sono un amatore in questo campo. Ho eseguito lo scatto con un drone semi professionale Dji Mavic Pro.

Hai ritoccato questa foto? Se si, come?
 – Si, come faccio con tutte le foto che pubblico ho applicato un po’ di color correction in post produzione. Uso esclusivamente Adobe Photoshop ed Adobe Lightroom.

Per te la fotografia rappresenta una passione o è il tuo lavoro? Come è nata la tua passione per la fotografia e da quanto tempo ti piace fotografare?
 – Era da molto tempo che avevo la curiosità di usare un drone per scattare foto paesaggistiche, e iniziando ad utilizzarlo, questa curiosità si è trasformata in passione. Al momento questa passione non è ancora un lavoro, ma non escludo che in futuro possa diventarlo.

Quali sono i soggetti che ti piace fotografare? – 
Fotografo solo ed esclusivamente i meravigliosi paesaggi che abbiamo in Calabria.

Ti piace viaggiare per fotografare posti sempre nuovi? Se sì preferisci rimanere all’interno della tua regione oppure hai la possibilità di spostarti anche in altre regioni?
 – Al momento il lavoro mi occupa tutti i giorni della settimana, quindi ho poco tempo per spostarmi al di fuori della Calabria. Appena avrò del tempo libero mi sposterò anche al di fuori della regione per fotografare nuovi paesaggi. Per me ogni luogo è una nuova avventura ed una nuova esperienza.

Sapresti indicarci un posto nella tua regione in cui secondo te vale la pena andare per scattare delle foto, un luogo magari poco conosciuto?
 – Seguo da un po’ di tempo il gruppo Yallers, e credo che non ci siano luoghi che non siano già stato fotografati. Di sicuro tra i luoghi più belli che ho visitato e fotografato, oltre al borgo di Badolato, ci sono la Cattolica di Stilo, il lago Acero a San Vito sullo Ionio, il parco archeologico di Capo Colonna, il castello normanno di “Le Castella”, il borgo di Santa Severina, l’isola di Dino a Praia a Mare, e l’Arcomagno di San Nicola Arcella.

Qual è il luogo che ti è rimasto nel cuore, quello in cui pensi di aver scattato le tue foto più belle o semplicemente quelle che ti hanno emozionato di più?
 – Ad oggi il luogo più bello che ho visitato resta il borgo di Badolato, un posto che porterò sempre nel cuore.

Che rapporto hai con i social?
 Devo ammettere di avere un bel rapporto con i social, che utilizzo esclusivamente per pubblicare gli scatti che eseguo con il mio drone.

Quali preferisci e perché?
 – Gli unici social che utilizzo sono Facebook ed Instagram.

Da quanto tempo usi Instagram?
 – Uso Instagram da circa due anni.

Hai ricevuto altri premi o vinto altri contest?
 – No, non ho mai vinto altri premi nè contest in ambito fotografico, questo è il primo, e per me è davvero un onore aver ricevuto questo premio da un gruppo che ha la mia più totale stima e ammirazione.

Ricevi solo complimenti oppure ti capita anche di ricevere delle critiche sui social?
 – È sempre bello ricevere complimenti, ne ricevo parecchi che mi stimolano a continuare così, ma “preferisco” le critiche, perchè sono quelle che mi portano a cercare di migliorarmi.

Cosa pensi di Yallers, conoscevi già la nostra community?
 – La conosco e la seguo da un anno circa, ho una grande ammirazione per il gruppo che avete creato. Spero di riuscire a fare qualche escursione insieme a voi, ma purtroppo il lavoro mi occupa tutti i giorni della settimana.

Se potessi proporre un nuovo contest Yallers, quale proporresti e perché?
 – Mi sento di fare una proposta per un nuovo contest Yallers: scattare foto di sera, ai Borghi illuminati, specialmente in questo periodo con tutte le decorazioni e gli allestimenti natalizi.

Grazie mille Mirko e ancora complimenti.
 – Grazie a voi, come ho già detto per me è stato un onore vincere questo contest
Vi auguro un buon natale ed un felice anno nuovo. https://yallers.com/community/foto-mese/foto-del-mese-novembre-2018/

25 – AMOREVOLI PRECISAZIONI E TOLLERANZA DEMOCRATICA

Caro Tito, quando si esprimono realtà storiche (non da tutti riconosciute come tali e contro ogni evidenza) oppure opinioni “opinabili” si può incorrere in determinate “suscettibilità” o “sensibilità” particolari. Infatti, l’antica saggezza raccomanda di non trattare mai con le persone (specialmente in pubblico) di politica, religione, salute, economia e di altri argomenti ritenuti sensibili.

Nel corso di tutta la mia vita, specie intellettuale e giornalistica, non ho mai voluto né offendere né far dispiacere alcuno. Tuttavia la linea di confine può risultare labile o, comunque, tirata a proprio piacimento (a seconda del carattere delle persone e della “fede” che hanno). D’altra parte ogni mestiere ha i suoi rischi. Non ne esiste nemmeno uno che non ne abbia veramente. Una pur piccola sbavatura è tecnicamente possibile, quasi giustificabile.

Il principale compito dell’intellettuale e del giornalista, in generale, e di un cittadino di una qualsiasi comunità, in particolare, è quello di proporre delle riflessioni sociali (anche scomode) al solo scopo di migliorare il nostro comune ambiente, il clima o habital collettivo dove ognuno di noi vive ed opera. Senza la riflessione esistenziale, noi personalmente e la società non possiamo stare bene vicendevolmente. Perciò, anche nella nostra ipersensibilità, è necessario quel minimo di tolleranza e di democrazia che rende possibile la migliore convivenza umana, pure in vista (lungimiranza) di un reciproco e comune progresso.

Spero sempre che qualcuno non si senta offeso pur essendo contrariato. E’ una condizione “reciproca” di libera e sana aggregazione sociale e di mutuo rispetto. Mi spiace veramente tanto che qualcuno si possa irritare, specie se valuta acriticamente un mio scritto (costato comunque tempo, elaborazione scrupolosa e sacrificio e mai pubblicato con leggerezza, pure per onore personale ed etica “professionale”).

 Forse è il caso di ricordare la celebre frase attribuita al filosofo francese di Voltaire (1694-1778), ma pare scritta nel 1906 dalla britannica Evelin Beatrice Hall (1868-1956) nel libro “The Friends of Voltaire” – Gli amici di Voltaire): “I disapprove of what you say, but I will defend to the death your right to say it” ovvero “Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu possa dirlo”. (https://medicinaonline.co/2015/01/11/non-sono-daccordo-con-quello-che-dici-ma-darei-la-vita-perche-tu-possa-dirlo-non-e-una-frase-di-voltaire/).

Ecco, Carmelina Amato la pensava proprio così, con molto buon senso più che per ispirazione ideologica o formativa. Infatti, sulla “tolleranza” torneremo a riflettere più in là nel tempo, poiché è necessario chiarire che cosa è, pure rispetto al significato corrente oggi.

26 – SALUTISSIMI

Caro Tito, spero di aver fatto capire a te, che non sei di Badolato, sebbene a grandi linee la persona, il personaggio e la personalità di Carmelina Amato, figura storica che dovrebbe essere studiata nelle scuole almeno calabresi, assieme ad altre importanti figure di donna combattenti per la civiltà umana e per un futuro migliore!

Nel salutarti, ci diamo appuntamento alla “Lettera n. 247” che ti manderò appena mi sarà possibile, poiché, con le belle giornate di maggio, la libertà di pensionato mi spingerà verso altre dimensioni geografiche e contenutistiche.

Ma, nonostante mi conceda qualche giretto turistico-geografico, sarò vigile ed attento nella campagna elettorale per le prossime Europee del 26 maggio, sperando che gli italiani (dentro e fuori i confini) corrano in massa ai seggi per difendere valori e libertà, pagati a caro prezzo da soldati, partigiani e persone come Carmelina Amato, cui dobbiamo un tributo di vera e profonda riconoscenza!

Alla prossima e tanta cordialità,

Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)

(Azzurro Infinito, lunedì 06 maggio 2019 ore 11,55)

Le foto, in gran parte, mi sono state date dal dott. Antonio Gallelli, due da Franco Muià, altre sono state prese dal web (tra cui quelle firmate da Mirko Marino, da Vauro e da G. Marino).

Fonte: https://www.costajonicaweb.it

 

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