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Inserita in Economia il 10/12/2018 da Direttore

Reddito di cittadinanza e contributi INPS per giovani e disoccupati.

Reddito
Caro Tito, avrai sicuramente saputo da qualche nostro giovane concittadino emigrato in Germania fin negli anni settanta che, rimasto disoccupato, riceveva da parte di quello Stato un aiuto economico in attesa di tre proposte di lavoro, non accettando le quali perdeva quel contributo.

Sicuramente ti sarai chiesto (come ho fatto io) come mai un simile metodo non fosse adottato pure dall’Italia.

Misteri governativi o sindacali?…

IL REDDITO DI CITTADINANZA
Adesso ci troviamo di fronte ad un auspicato“reddito di cittadinanza” (sebbene all’italiana maniera) per coloro che in Italia non hanno un lavoro alla luce del sole. Meglio che niente, si potrebbe dire. E forse è così. Però, se analizziamo bene la realtà, troviamo una sottaciuta “emergenza” specialmente per le nuove generazioni, le quali – molto probabilmente – non avranno mai una pensione da lavoro.La pensione sarà un miraggio per molti, mi sa!

IL MIRAGGIO DELLA PENSIONE DA LAVORO
Che io sappia (dettomi da uno sportellista INPS) per poter godere di una pensione da lavoro, una persona deve avere almeno 20 anni di contributi effettivi, altrimenti l’INPS si trattiene(ritengo assai ingiustamente) i soldi dei contributi versati. Dico “assai ingiustamente” poiché, pochi che pochi, la persona ha diritto, sempre e comunque, a poter godere dei contributi pensionistici versati ovvero il frutto del proprio lavoro, visto e considerato che la società italiana è fin troppo diseguale e, a mio parere, largamente non soltanto “anticostituzionale” ma anche fuori da quel buon senso che dovrebbe governare una nazione e il mondo intero, riconoscendo a tutti, indistintamente a tutti, il minimo esistenziale.

MEGLIO L’UOVO OGGI O LA GALLINA DOMANI?
Allora, mi chiedo e ti chiedo: perché non aiutare le giovani generazioni senza lavoro pure ad avere contributi minimi pensionistici versati, dal momento che rischiano poi, alla fine, di ritrovarsi con un pugno di mosche?… Allo stato delle cose, è meglio avere il sussidio del cosiddetto “reddito di cittadinanza” oppure contributi pensionistici versati in attesa di poterli avere da un lavoro regolare?… Meglio l’uovo oggi o la gallina domani?….

Capisco che è un discorso a dir poco “drammatico” … però mi sembra che nella povertà italiana (povertà di cuore, soprattutto) al momento non si possa ragionare diversamente. Ma spero che le giovani generazioni, così maltrattate da un mondo adulto egoista e “sadico”, possano rimediare a tali iniquità quando andranno loro al Potere.

SE NE GIOVEREBBE PURE L’INPS
Con un’operazione simile (cioè versare i contributi pensionistici, specialmente a chi non arriva ai previsti 20 anni lavorativi e ai giovani disoccupati dalle prospettive da brivido esistenziale) si otterrebbero due distinti benefici … i giovani e i disoccupati di lungo corso avrebbero un gruzzolo pensionistico assicurato mentre l’INPS (Istituto nazionale della previdenza sociale) potrebbe avere un aiuto maggiore a pagare le pensioni attuali senza rischiare il sempre paventato o minacciato “default”.

ITALIA A TRE DIMENSIONI: FIGLI DEL POPOLO – FIGLI DI PAPA’ O DELLA POLITICA
Dico questo pure perché vedo attorno a me i “figli del popolo” smarriti, sfiduciati, senza forza per reagire al prefigurarsi di un futuro davvero incerto e, comunque, non adeguato e dignitoso. E se adesso possono contare su genitori e nonni (e su qualche lavoretto in nero e, bene che vada loro, su qualche mancia pubblica), cosa accadrà loro più avanti con l’età, con o senza aver fatto una famiglia?…. Così si distruggono le generazioni, mentre l’Europa è paradossalmente tanto ricca da negare un vero futuro ai propri giovani, che non siano i soliti “figli di papà” o i “figli della politica”.Poi ci lamentiamo della decrescita demografica, sperando che ci possano salvare i migranti (autentici e provocati). Che Europa è questa?… A mio parere, è un’Europa senza alcun valore, volta unicamente al profitto a tutti i costi e a galleggiare nell’oceano della globalizzazione (quando avrebbe però tutte le risorse per essere ancora e sempre protagonista di civiltà).

Questa Italia a chiusura stagna resta a tre dimensioni non comunicanti tra loro: i figli del popolo non tutelati e lasciati soli con un incerto futuro, i figli di papà con un futuro assicurato e i figli della politica clientelare (i “raccomandati” si sarebbe detto in passato ma anche figli delle rendite di una posizione raggiunta con incarichi politici-amministrativi e sindacali).

ITALIA 20 PER CENTO E OLIGARCHIA PERENNE
Uno dei motivi per cui l’Italia soffre sempre socialmente ed economicamente (facendo in continuazione brutte figure internazionali) è il fatto di essere insistentemente governata da una “Oligarchia perenne” che ha le basi nella sua divisione in “caste” vere e proprie e in ceti chiusi ed inaccessibili (se non a ben determinate e codificate condizioni non facilmente affrontabili). Inoltre, dal piccolo Comune fino alle più alte cariche dello Stato, l’Italia è governata (in realtà) dal 20% delle sue potenzialità. Il restante 80% fa da comparsa e contribuisce unicamente pagando le tasse, ma senza poter dare un vero e proprio contributo personale o collettivo al miglior progresso possibile nel contesto delle Nazioni e della globalizzazione. Gran parte di questo 80% della popolazione non ha veri diritti e resta emarginato, persino non considerato e spesso costretto a lasciare il proprio territorio per cercare altrove migliori condizioni di vita, subendo il martirio dell’emigrazione o l’umiliazione dell’esilio. Italia nazione civile e democratica?… Giudica tu, caro Tito!

DISCORSO SUI TALENTI
Da quando ho iniziato nel 2012 questa rubrica, ho pensato di scriverti una lettera sui “talenti” e la loro mancata valorizzazione. E’ un discorso che sto preparando. Fatto sta (pure alla luce di un’Italia al 20%) che è come se avessimo in mano, anche attualmente, una Ferrari e, paradossalmente, la utilizziamo soltanto come se fosse una piccola 500. Ma, non a lunga scadenza, tornerò più compiutamente sull’argomento.

L’INESISTENTE ASCENSORE SOCIALE
Infatti, da sempre si parla (a torto o a ragione) dell’ASCENSORE SOCIALE, ovvero la possibilità che una Nazione offre ai ceti bassi di progredire verso posizioni lavorative più alte, senza raccomandazioni o condizionamenti. Ad esempio, il figlio di contadino che diventa medico, la figlia dell’artigiano che diventa avvocato, i figli dell’avvocato che diventano grandi manager e così via a salire. Possiamo affermare che durante la cosiddetta Prima Repubblica (1948-1994) l’ascensore sociale ha funzionato al minimo ma abbastanza bene (considerando sempre gli sbarramenti politici, economici, culturali, ecc.), però il figlio del contadino è potuto diventare medico e la figlia dell’artigiano ha avuto la possibilità di diventare avvocato.

I cosiddetti “figli di papà” continuando a poter salire nella classe sociale sono diventati “classe dirigente” (spesso aiutati dalla politica), mentre i figli della politica (o dei politici) hanno occupato importanti o strategici posti di potere, come sempre accade a quel ceto. Ovviamente, figlio della politica può anche essere di origine contadina o artigiana, ma non sarebbe andato avanti senza i privilegiati canali del potere in auge. Nella realtà dei fatti l’Italia è ancora in pieno assetto medievale e feudale, nel senso che per entrare nella “cittadella” cioè nel cuore della classe dirigente e dei poteri governativi (stanze decisionali o sottobosco) è necessario superare gli sbarramenti formati da spessissime mura e da controlli serrati e spesso inaccessibili (se non pagando prezzi esosi e talvolta assai immorali).

Personalmente, ho capito fin da adolescente come stavano (più o meno) le cose già allora (in particolare nel 1967) e non ho voluto intenzionalmente usare alcun ascensore sociale, preferendo restare povero ed emarginato, senza costose ambizioni, ma semplicemente fedele alla mia “missione” di “fecondare in questo infinito il metro del mio deserto”. E, nonostante ciò, ho subìto tanti di quei martirii da rischiare di essere totalmente annullato socialmente, perdendo ogni significato esistenziale quale ciascun essere umano dovrebbe almeno avere pur nel suo nascondimento. Altro che ascensore sociale, in presenza di una società a dir poco “feroce” quando non annientatrice.

LE MURA INVISIBILI MA TANGIBILI
Forse è normale che sia così, visto e considerato che l’Italia è sempre stata sotto il tallone di qualcuno, interno o esterno, e non si può pretendere di essere democratici da un anno all’altro o addirittura da un secolo all’altro. Tuttavia la cosiddetta “democrazia” non si misura unicamente dal fatto che tutti hanno la possibilità di votare o di esprimersi (però fino a un certo punto, pena pesanti rappresaglie), ma si misura dal grado di partecipazione che ogni cittadino può esercitare nel concreto per dare un contributo onesto e leale alla crescita della propria Nazione. Invece non è così. La democrazia si ferma nella cabina elettorale (che tuttavia non sempre è totalmente libera, esistendo il vasto e consolidato voto di scambio). Fuori da tale inquinata possibilità elettorale, gli spazi vanno conquistati e non sempre è possibile raggiungerli onestamente. Infatti, è risaputo che sempre più spesso i nostri diritti sono in vendita e a volte è necessario acquistarli (persino a caro prezzo o a quotazioni di usura e, a volte, perdendo persino la dignità).

DIRITTI IN VENDITA
Non essendo (umanamente e socialmente onesta e leale) la cosiddetta nostra “democrazia” costituzionale e repubblicana esige un prezzo troppo alto per superare gli sbarramenti, le mura della città oppure per utilizzare l’ascensore sociale. Il pagamento è solitamente l’adesione politica al potere dominante oppure prestazioni sessuali oppure denaro oppure altre esose modalità da contrattare. Il diritto al lavoro?… il diritto alla salute?… che sono i due diritti basilari e irrinunciabili, individuali e collettivi. Non sono riconosciuti, in pratica, sebbene scritti nella nostra Carta Costituzionale. Ognuno di noi può testimoniarlo sulla sua pelle. Nella realtà le situazioni concrete della gente comune (non certo per i figli di papà o per i figli della politica) sono a dir poco drammatiche. Eppure viviamo da quasi 75 anni in un’epoca di pace, che dovrebbe dare un’economia florida per tutti! Niente, l’avidità e i costi dei privilegi riportano la nostra società ai tempi medievali di tipo feudale con l’aggravante dell’inganno democratico. Tutto ciò è leggibile (anche tra le righe) nei rapporti annuali di vari istituti demografici, come ad esempio il CENSIS, il CNEL, l’ISTAT, lo SVIMEZ e così via.

RAPPORTI 2018 CENSIS – SVIMEZ – CNEL
Caro Tito, sono sempre stato attento fin da bambino alle problematiche sociali almeno per tre motivi. Primo: sono del 1950 e di Badolato, dove dal 1944 si respirava (a pieni polmoni) politica e lotte sociali fin dalla nascita per via di un acceso partito comunista che allora era veramente vicino al popolo (nel bene e nel male) occupando tutte le piazze. Inoltre, provengo da una intera parentela moderatamente comunista e a casa si parlava di diritti e doveri. Secondo: fin dalla prima media, studiando l’Educazione Civica (materia che pare stia per rientrare nell’insegnamento scolastico, dopo un lungo esilio), ho acquisito una maggiore e migliore coscienza istituzionale e costituzionale. Terzo: anche fuori dalla famiglia e dalla scuola ho proseguito un percorso di libera conoscenza ed impegno sociale tali da attivarmi per una pedagogia intergenerazionale volta alla partecipazione comunitaria, promuovendo altresì iniziative tese al progresso e alla difesa del mio territorio e della mia gente, mantenendomi libero e ed indipendente, con tenacia equivicino ed equidistante da tutti i partiti e persino dalle associazioni di qualsiasi tipo.

Da giornalista, poi, già all’età di 15 anni, ho avuto occasioni di approfondimento sulle più varie e vaste situazioni pubbliche. Ho avuto contatti e qualche frequentazione con lo SVIMEZ (1946 – Associazione per lo sviluppo industriale del Mezzogiorno) seguendo alcuni convegni presieduti dal suo fondatore Pasquale Saraceno che ho conosciuto personalmente. Sono stato attento anche agli studi socio-economici condotti dallo CNEL (1957 – Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) e poi anche dal CENSIS (1964 – Centro Studi Investimenti Sociali) e da tanti altri Istituti (privati o statali) o Agenzie di elaborazione ed interpretazione dei dati sociali, come l’ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica, ente di Stato). Tanto è che, a 23 anni, ho deciso di lavorare ad una tesi di sociologia alla Sapienza per studiare il mio paese natìo (nel contesto calabrese e del Sud Italia), giungendo alle conclusioni (nella primavera del 1977) che il Sud si sta suicidando (come ti ho più volte detto).

IL SUICIDIO DI UNA CIVILTA’
Non avrei mai pensato, in quella primavera del 1977, che sarebbe poi toccato all’intera Italia essere sospettata di “suicidio”. Infatti, tutti i più recenti rapporti descrivono un’Italia che si impoverisce anno dopo anno, che perde posizioni su posizioni a livello internazionale … un’Italia litigiosa che sempre più scava fossi tra le classi sociali, provocando rancori e odi, disfattismi e ingiustizie di ottocentesca memoria, emarginando intere regioni e specialmente distruggendo il naturale e normale avvicendamento intergenerazionale.

Caro Tito, a questo punto, penso che ognuno di noi può tinteggiare a colorazioni fosche la situazione, avendo avuto la possibilità di vivere le età della nostra Repubblica, dalla fondazione ad oggi. Mai eravamo giunti ad una classe dirigente generale e soprattutto politica insufficiente rispetto alle sfide epocali in atto. Anzi, trovo in talune posizioni di privilegio e di comando atteggiamenti addirittura sadici verso taluni settori di popolazione e di territorio, mentre il nostro Sud sprofonda sempre di più. Eppure dal 1861 ci sono stati e continuano ad esserci pure politici meridionali al potere, spesso addirittura come capi di Governo o di Stato!…

Aveva ragione chi era solito dire che senza il Sud si perde pure il resto d’Italia, così come senza l’Italia si potrebbe disfare persino l’Unione Europea. Ma non mi meraviglierei se entrambe le cose potranno succedere, anche perché viviamo tempi in cui la nostra condizione di serenità o di benessere è legata alla salute del nostro pianeta, a cominciare dalle nostre contrade italiche sempre più inquinate e a volte vergognosamente invivibili.

INUTILE IL SANGUE DEGLI EROI
Nel guardare i disastriprodotti dalla politica, dall’economia e dalla cultura egemone(monopolizzate da classi dominanti saldamente intrecciate tra di loro per arroccarsi nel potere e nei privilegi a scapito del popolo e della civiltà, senza alcun amor di patria o senso di giustizia) il pensiero mi va certamente ai cittadini che ormai annaspano da decenni, ma soprattutto penso al sangue versato da milioni e milioni di italiani (specialmente negli ultimi due secoli) che hanno sacrificato la loro vita per darci quella democrazia e quella speranza di progresso e benessere quali, adesso, vengono sempre più traditi da quelli che potremmo definire i “pirati della globalizzazione” (dentro e fuori i confini nazionali) disposti a distruggere tutto e tutti pur di ricavarne potere e ricchezze assolute.

IL REDDITO DI CITTADINANZA IN TALE CONTESTO
Caro Tito, visto in un simile contesto, il “reddito di cittadinanza” mi sembra essere soltanto una fredda carezza strappata con i denti ai poteri forti per quella parte del popolo che ormai ha perso tutte le speranze di una “dignità di stare al mondo”. Vedremo presto, fra qualche mese, come tale misura socio-economica verrà attuata e qualche efficacia avrà. Pur apprezzando le buone intenzioni, conosciamo la “Storia d’Italia” e sappiamo per certo che la struttura coriacea dei poteri forti, da sempre saldati tra di loro (sotto ogni regime), non permetterà mai e poi mai (specialmente dopo la distruzione della classe media) che il popolo (quello che non ha veri santi o padroni) si emancipi come sarebbe suo diritto costituzionale. Il popolo non è più popolo ma è tornato ad essere “plebe” per come tradito da chi l’ha usato per raggiungere i privilegi che fanno gola persino a chi continua da millenni a parlare a favore dei poveri senza quasi mai averli visti veramente!

FRANZA O SPAGNA PURCHE’ SE MAGNA
Ricordi questa frase messa in bocca al popolo italiano (specialmente meridionale), il quale è solito accomodarsi, senza mai ribellarsi, sotto ogni conquistatore o dittatura … per il “quieto vivere” purché si possa almeno mangiare?… Ebbene, pare che adesso sta venendo meno persino la possibilità di mangiare almeno una volta al giorno per parecchie categorie di persone. In particolare, per alcuni, se non ci fossero le mense della Caritas o di altri organismi di beneficenza, sarebbe ancora più penoso morire letteralmente di fame. Ehi, sveglia, siamo nel 21° secolo!

VIVA IL CLIMA E LA FAMIGLIA!
Tutti i “report” degli analisti sono concordi nell’affermare che la maggior parte degli italiani si salva proprio perché c’è la famiglia come primo ammortizzatore sociale. Una famiglia che ancora e nonostante tutto risparmia, privandosi di tantissime cose, spesso anche di quelle essenziali come taluni aspetti della salute. Una famiglia che, dopo la sbornia dell’apparente benessere di decenni fa, sta rimettendo in circolo i metodi dei nonni, quell’arte della frugalità e dell’arrangiarsi che ha permesso agli italiani di superare tutte le calamità naturali, belliche, sociali e politiche nel corso dei millenni. E per questo dobbiamo dire grazie pure al “clima” che da noi è abbastanza benevolo e ci permette di prendere liberamente dalla natura buona parte del nostro sostentamento.

IL POTERE GLOBALE LO SA
Cosa è successo per ridurre l’Italia in brandelli?… E’ successo che prima della globalizzazione a spremere gli italiani erano prevalentemente gli strapoteri locali, mentre invece adesso, con l’apertura del mondo, nella spremitura si sono aggiunti ancora più forti strapoteri internazionali, quelli che solitamente non mollano mai la preda. Pure per questo il popolo italiano, per difendersi e sopravvivere, deve studiare strategie inedite, mai usate nelle precedenti epoche storiche spadroneggiate dall’ennesimo saccheggiatore. Adesso i predatori vengono da ogni parte del mondo. Ecco perché ci troviamo a parlare di “cattiva globalizzazione”.

Il potere internazionale (legato a doppio filo con quello nostro nazionale, che spesso fa da palo) sa dove e come infierire. Caro Tito, ricordi la “vendemmia” degli anni Novanta?… quando le finanziarie più forti del mondo ci hanno illuso che avremmo sicuramente guadagnato puntando in Borsa o affidando il nostro denaro a speciali Agenzie ad alto (falso) rendimento?… Ebbene, quasi tutti hanno perso decine e decine di milioni di lire. Persino miei colleghi d’ufficio hanno perso cifre attorno a 50 milioni di lire affidando i loro risparmi ad “amici” che garantivano forti guadagni. Che trappolone!… Ancora piangono. I più avidi (o ingenui?!) ci sono ricascati quando, qualche anno dopo, finti “amici” li hanno indotti a puntare su altre possibilità di arricchimento. Tutto perso, o quasi! Il Potere internazionale lo sa dove e come infierire!

Poi nel 2002 è venuto l’euro, altra grande mazzata e, quindi, la grande crisi del 2008 e da allora non si capisce più niente. Siamo in balìa di governi che proteggono l’avanzata, con ogni mezzo, dei nuovi “Lanzichenecchi”, dei nuovi barbari ed eserciti di devastatori, di Attila. E a proposito di “Attila” non a caso ha avuto oltre 15 minuti di applausi l’omonima opera di Giuseppe Verdi all’apertura annuale del Teatro alla Scala di Milano, sere fa (venerdì 07 dicembre) alla presenza del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, che ha avuto un’ovazione (penso, più politica che di cortesia o di accoglienza). Forse la gente vede in lui un “Nocchiero” affidabile, in presenza di marosi che potrebbero far naufragare la Nave Italia, già fin troppo usurata e barcollante.

IL TRAPPOLONE DELLA GLOBALIZZAZIONE
Il Potere globale lo sa bene dove e come infierire e finora non c’è nessuno che insegni alla gente come difendersi. Anzi, ci sono proprio i complici che spesso procurano le vittime sacrificali, con le buone o con le cattive. Caro Tito, la posta in gioco è sempre troppo alta, ma le Istituzioni solitamente si girano dall’altra parte quando le vittime vengono dissanguate. Forse ci guadagnano pure loro?… Sono cambiati i paradigmi della pedagogia sociale e, in particolare, popolare, pure per questo nulla funziona, in pratica, proprio per preparare i cittadini a difendersi dall’essere immolati al dio del denaro (a Mammona direbbe ancora Qualcuno), alle vanità, all’avidità e similari.

L’AVIDITA’ UCCIDE
L’avidità così tanto esaltata dall’attuale globalizzazione (più che in altre epoche) uccide. Guerre, attentati, corruzione, tradimenti sociali ed altri tristi fenomeni di avidità economica, religiosa, politica, persino televisiva e nei “social media” e così via, sono alla base delle tragedie nostre contemporanee. C’è eccesso di avidità colpevole addirittura là dove non dovremmo aspettarcela, come quella avvenuta ieri (all’una di notte di sabato 8 dicembre) alla discoteca “Lanterna Azzurra” di Corinaldo (nelle Marche in provincia di Ancona). Qui sono state fatte entrare molte più persone del consentito (in maggior parte adolescenti) per lucrare di più sui biglietti venduti. L’irresponsabile gesto di uno dei partecipanti ha provocato un fuggi fuggi che nella calca ha causato la morte di 5 adolescenti e di una mamma, numerosissimi feriti, alcuni dei quali gravi.

Ma i controlli perché sono stati assenti, anche in fase preventiva?… Sarebbe bastata la verifica del solo funzionario della SIAE per capire che si stava commettendo un eccesso assai pericoloso. In questi casi, è necessario che ci sia qualcuno delle forze dell’ordine oppure di un solo vigile del fuoco per accertare l’esatta esecuzione delle regole. Quante vite distrutte!… “Oggi, con la morte di mia figlia di 15 anni, siamo morti pure noi, madre e padre. A me non importa che i responsabili siano processati e puniti, tanto la mia bambina non me la restituirà più nessuno!” ha detto alle TV nazionali il padre di una delle vittime.

MANCA UNA SOLIDA E PRECISA PEDAGOGIA SOCIALE
In che mondo caotico ed insulso viviamo?… Tra tante negatività, non vedi come le televisioni più seguite non fanno altro che trasmettere programmi superleggeri o effimeri invece di istruire veramente i cittadini a difendersi dagli attacchi dei nuovi ladroni internazionali, nonché di tanti altri pericoli che ci provengono dalla globalizzazione?… Manca una solida e più precisa pedagogia sociale. Oggi bisogna stare attenti persino al nostro vicino di casa o di lavoro. Questa è la realtà. Purtroppo, un simile clima di sospetto induce maggiormente alla disgregazione sociale. Pure per questo (dicono i vari rapporti annuali del Censis, ecc.) ci isoliamo, ci incattiviamo, diffidiamo anche là dove non c’è bisogno e, quindi, i migranti (ovvero i più poveri di noi, anche se manovrati per condizionarci ed indebolirci) sono vittime dello stesso “trappolone” epocale.

DOPPIA SPREMITURA
Come sappiamo, pure i predatori italiani (che non sono da meno degli altri), per saccheggiare meglio e di più, si sono delocalizzati altrove, presso altri popoli, ottenendo un doppio vantaggio. Ad esempio, in altri luoghi sfruttano la manodopera per pagare minimamente un prodotto che da noi vendono massimamente. Ecco il metodo intelligente (a loro esclusivo beneficio) per prendere da due popoli, quello produttore che accetta per estrema necessità e quello compratore che accetta pure per lusso, vanità (e fessaggine o complicità, dico io). Insomma, pare che non si possa uscire da questa dannata spirale se non con una rivoluzione seria e definitiva. Ma chi ha il coraggio di iniziarla?… Meglio essere sfruttati e campare, piuttosto che morire (sostengono in molti). Cosicché la cosiddetta globalizzazione, se da un lato agevola tante cose ed arricchisce sempre più gli intraprendenti e i predatori, dall’altro soggioga maggiormente i deboli e gli onesti ad oltranza.

Ma in Francia sono ormai quattro settimane che è stata messa in moto una ribellione popolare contro tutte queste distorsioni sociali e governative. Una ribellione che probabilmente continuerà in mancanza di chiare risposte ai promotori che sono denominati “gilet gialli” poiché indossano, nelle manifestazioni, il caratteristico gilet catarifrangente in dotazione obbligatoria agli automobilisti per rendersi visibili in caso di necessità o di guasto al veicolo. Taluni temono che tale ribellione si possa estendere presso altri popoli e contesti.

LA CATTIVERIA UMANA
Caro Tito, ti ho sempre scritto sulla cattiveria umana, anche nel nostro Sud. Personalmente penso che il Sud non riesce a crescere e significare (mentre invece ha risorse e potenzialità più ricche del Nord) proprio per troppa cattiveria, corruzione e litigiosità. Tutto il resto (mancanza di leader, di progettualità e di ideali, ecc.) ne è una amara conseguenza.

UNA GOCCIA NEL MARE

Così, in tale intricato contesto di non facile soluzione o via d’uscita, un eventuale “Reddito di Cittadinanza” diventa una semplice goccia nel mare, per quanto significativa. Sono palliativi che non intaccano la strutturalità delle crisi e delle povertà endemiche. Speriamo sia un primo passo verso il dignitoso e duraturo riequilibrio di categorie sociali precarie, di territori svantaggiati e di periferie invivibili..

OTTO PER MILLE IRPEF AI GIOVANI
Personalmente sono sempre stato sensibile alla precarietà e alle ingiustizie. Ho cercato di oppormi per quanto e per come ho potuto, sempre a mie spese e conseguenze patite. Ad esempio, durante la prima “ANTIFESTA DEL LAVORO” che ho organizzato in Agnone del Molise il 30 aprile 1989 (il giorno prima del primo maggio, pure come contestazione sindacale), alla presenza di tutte le Autorità territoriali (tra cui il Vescovo, un ex deputato e un ex senatore da più legislature) e dei giovani dell’ex-art. 23 (precari a 500 mila lire al mese per una sola annualità), ho proposto di permettere il prelevamento IRPEF dell’otto per mille a favore dei giovani per creare vero e duraturo lavoro, specialmente a sollievo dei disoccupati più disagiati. Richiesta ignorata se non addirittura derisa! Nel 1989 l’otto per mille era riservato unicamente alla Chiesa Cattolica mentre adesso lo Stato italiano ha esteso tale possibilità a tante Religioni presenti nel territorio nazionale. I poveri e, in particolare, i giovani più svantaggiati possono attendere! Questa è l’etica corrente!

SUD ADDIO!
Se povero significa prevalentemente Sud, allora ci dobbiamo chiedere come mai in 158 anni di unità fisica e politica italiana nessun governo sia riuscito mai a mettere veramente mani per risolvere la Questione Meridionale sopra la quale ha avuto finora la meglio quella Questione Settentrionale che non avrebbe assolutamente motivo di esistere. L’autodistruzione del nostro Sud sta anche nella convinzione che il “salvatore” venga dall’esterno. Adesso, mi giungono voci che gran parte del Sud sta puntando sulla Lega di Salvini, quella Lega che si denominava “Lega Nord” fino allo scorso anno e detestava il Sud. Un ennesimo conquistatore? Staremo a vedere. Potrà darsi che assisteremo a qualche “miracolo”!… Personalmente temo che possiamo dire “Addio!” al Sud destinato, così (senza rimboccarsi le maniche), a rimanere in balìa del primo che passa (come è accaduto per secoli e secoli). Temo che il nostro Sud Italia non esista più come categoria, tanto è caduto in basso da dequalificarsi persino dalla dignità di essere Sud.

RIFIUTARE IL REDDITO DI CITTADINANZA?
Se al Sud è rimasta un po’ almeno di dignità bisognerebbe rifiutare il “Reddito di Cittadinanza” per quanto positivo possa sembrare od essere! Infatti mi ricorda ciò che mi hanno raccontato i più anziani del mio paese e cioè che i poveri facevano la fila davanti al portone dell’Agrario più potente della zona per ricevere settimanalmente un po’ d’olio e una pagnottina. Da qui, coloro che nel 1946 lo votarono alla conquista del Comune furono chiamati “pagnottisti” … dispregiativo che poi i comunisti hanno affibbiato a coloro che votavano Democrazia Cristiana. Mai succitati “gilet gialli” (di tipo francese), per quanto necessari anche in Italia, sono quasi impensabili per il Sud. Così, secolo dopo secolo, per quieto vivere o per altro motivo, il nostro Sud si è adagiato su se stesso. E chi non condivide questa visione delle cose e della vita, preferisce andarsene, spesso definitivamente (salvo tornare per una nostalgica pensione).

IL CIRCO TELEVISIVO DEI SOLITI NOTI
Caro Tito, non posso salutarti senza almeno accennare ad una situazione che esprime assai chiaramente il fatto incontestabile che “L’ITALIA SIA UNA SOCIETA’ SOSTANZIALMENTE CHIUSA ED OLIGARCHICA” per colpa o per merito della politica egemone. Tale situazione è attestata dalle più importanti emittenti televisive di RAI – MEDIASET – LA 7 ed altri di minore diffusione (persino quelle regionali e locali). Avrai sicuramente osservato come sto osservando io da anni e anni che nei salotti televisivi e nelle interviste sociali e politiche vengono utilizzati quasi sempre le stesse persone, cui viene data voce da “opinion leader” o da “capi elettori”. Addirittura, alcune di queste nella medesima mattinata o giornata partecipano a tutte le trasmissioni delle varie emittenti pubbliche e private. Taluni di questi personaggi sembrano che dormano negli studi televisivi poiché te li ritrovi dalla prima mattina presto fino alla sera tardi, a volte sulla stessa rete TV. Inoltre, vengono presentati sempre i libri dei medesimi autori, come se il resto d’Italia fosse un deserto e non ci siano Autori degni di presentare le loro Opere in quella TV ormai riservata ai soliti noti.

Se l’Italia è questa (e tutto il resto resta fuori dalla voce e dalla visibilità) allora possiamo ben dire che la nostra è effettivamente una società nazionale chiusa, oligarchica, gerarchica e di pertinenza soltanto dei cosiddetti poteri forti (economici, politici, religiosi, corporativi e così via). A me (che seguo i programmi televisivi fin dalla prima adolescenza) sembra non esserci mai stato un periodo di sostanziale monopolio pur tra diversi soggetti (apparentemente in dissidio tra loro). Le emittenti televisive italiane dimostrano che è avvenuta una “salda saldatura” tra le categorie egemoni a danno del resto dei cittadini-elettori i quali avrebbero pure il diritto di farsi sentire e, meglio, di essere ascoltati. Pure per questo 12 anni fa avevo proposto un “SEI – SINDACATO ELETTORI ITALIANI”.

LA GRANDE ABBUFFATA E IL PIANETA MORENTE
E ancora e sempre mi torna in mente l’indimenticabile e sempre attuale film LA GRANDE ABBUFFATA (di Marco Ferreri, 1973) che adesso, sul modello occidentale, appartiene ai padroni della “globalizzazione”. I protagonisti de “La grande abbuffata” alla fine muoiono (praticamente “suicidi”) per essersi intenzionalmente ingozzati troppo. Possiamo ipotizzare che (se non moriranno i potenti della Terra o non cadranno gli esagerati “Ricchi Epulone”) toccherà al nostro Pianeta morire, dal momento che sono le società della “Grande Abbuffata” che lo hanno già fatto ammalare gravemente! E non intendono nemmeno soccorrerlo, incorrendo pure nel reato di mancato soccorso dopo averlo quasi ucciso.

SALUTISSIMI
Caro Tito, “amara terra mia, amara e bella!” cantava qualche decennio fa Domenico Modugno(“terrone pugliese”), cui fanno eco mille altre canzoni, mille altri ululati. Pure per questo accusano noi del Sud di piangerci addosso. E, in pratica, è alquanto vero. Personalmente ho sempre cercato di reagire (e sempre assai energicamente) a ciò che spesso è percepito come un “destino” … ma il destino, in gran parte, lo facciamo noi! Pure per questo(trattando del “reddito di cittadinanza”) ho voluto accennare al drammatico contesto in cui versano assai pericolosamente la società italiana e il pianeta della globalizzazione, ma soprattutto il nostro meridione, che purtroppo non pensa più a reagire allo sconforto e alla precarietà.

Alla prossima Lettera n. 231. Cordialità e a presto!

Domenico Lanciano

(Azzurro Infinito, domenica 09 dicembre 2018 ore 18,53) Le foto sono state prese dal web.

Fonte: www.costajonicaweb.it


 

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Il progetto MultiSport Fisdir a Trapani nella Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità, martedì 3 dicembre
In occasione della Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità, martedì 3 dicembre a partire dalle 9 nell’Aula Magn...
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NICOLA MAZZARA TRA GLI UOMINI E FEDERICA CERNIGLIARO TRA LE DONNE, VINCONO LA XV HALF MARATHON MAZARA
Nicola Mazzara tra gli uomini e Federica Cernigliaro tra le donne hanno vinto la XV Half Marathon Mazara, quinta ed ultima prova del Running Sicily-Tr...
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Dal 1° dicembre zona a traffico limitata attiva tutti i giorni nei quartieri Madrice e Chiusa
Dal 1° dicembre zona a traffico limitata attiva tutti i giorni nel quartiere Madrice, dalle ore 15 alle 3 del giorno successivo, e nel quartiere Chius...
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SPOR – TI – AMO: PER UNA SCUOLA INCLUSIVA
Si è concluso giorno 27 novembre 2024, nella sede centrale dell’Istituto Comprensivo “De Gasperi-De Vita”, il progetto “Spor –ti –amo”, forteme...
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Nicola su Il sindaco di Castellammare del Golfo: "Pronti ad ospitare la seconda stagione di Màkari":
In effetti sono tutti rimasti particolarmente attratti da Castelluzzo del Golfo


clorinda su LE OLIMPIADI: TRA MITO E STORIA:
Grazie per l´articolo, è stato molto utile per integrare le conoscenze dei miei alunni impegnati con la maturità 2020


Gioacchino Lentini su Gorghi Tondi: il villaggio perso nel tempo:
Fino al 1945 il villaggio in questione era abitato dai proprietari dei vari caseggiati, che lo popolavano dalla stagione estiva, durante la vendemmia, fino al termine della raccolta delle olive. I bossoli delle cartucce che affiorano dalla vegetazione risalgono a prima del 1998, anno in cui venne istituita la riserva naturale, e da allora nessun cacciatore si è permesso di esercitare bracconaggio all’interno della stessa in quanto porta alla violazione delle normative vigenti per i pos


raffaela vergine su UNA NUOVA CASA PER I CANI PIÙ BISOGNOSI:
lodevole l´iniziativa ma sarebbe bene finanziare campagne di sterilizzazione di massa sopratutto dalle grandi associazioni nazionali che potrebbero anche spingere sul governo a legiferare l´obbligo della sterilizzazione. Invece la parola sterilizzazione viene usata da pochi o da nessuno .


Claudia Cardinale su Al Giotto Park tutti i giorni giostre a solo un euro:
E aperto


Antonio Lufrano su Oggi il Decreto del Ministero sulla ´Campagna di pesca del tonno rosso – Anno 2019´. A Favignana si torna a pescare:
Se riceveremo altri comunicati li pubblicheremo.


Giorgio pACE su Oggi il Decreto del Ministero sulla ´Campagna di pesca del tonno rosso – Anno 2019´. A Favignana si torna a pescare:
Gradirei essere aggiornato in previsione di condurre Gruppi di Soci CAI (Club Alpino Italiano) ad assistere, come ho già fatto alcuni anni prima della chiusura, alle attività della pesca, dalla calate delle reti, alla lavorazione. Grazie, cordiali saluti e Buona Pasqua. Giorgio Pace


Antonio su VIII GRANFONDO DELLE VALLI SEGESTANE:
Da 3 anni che partecipiamo a questa gara e ogni anno è sempre un´emozione incredibile, la gara è abbastanza dura ma la bellezza del paesaggio e gli innumerevoli single track, sono la ricompensa alla fatica. Una Granfondo diversa che ogni appassionato dovrebbe fare.


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