Inserita in Cronaca il 04/12/2018
da Direttore
Sono tempi bui per gli animali selvatici
Sono tempi bui per gli animali selvatici nel nostro Paese, tra modifiche alle Leggi Regionali e presunti danni dichiarati dagli agricoltori ma non adeguatamente documentati. Rosati: momento storico di grande violenza fisica e verbale su tutti gli esseri viventi, servono altri strumenti per migliorare la convivenza uomo-animali. L’uccisione non può essere la soluzione.
La Regione Lombardia ha modificato la Legge Regionale 26/93 recante le “Norme per la protezione della fauna selvatica e per la tutela dell´equilibrio ambientale e disciplina dell´attività venatoria”, di fatto un ennesimo regalo alle lobby dei cacciatori e delle armi. Tra le modifiche contrarie a ogni forma di buon senso, oltre che alla legge nazionale, ci sono: l’abolizione del limite delle 55 giornate di caccia; la misurazione delle distanze tra i capanni di caccia e le zone di divieto (tra cui le case); l’equiparazione della volpe come “specie pericolosa” al pari del cinghiale e, dulcis in fundo, la possibilità di ottenere il tesserino da cacciatore già a 17 anni.
Come se ciò non bastasse, il Ministro Centinaio è intervenuto a sostegno delle tesi di Coldiretti e della Confederazione Agricoltori Italiani affermando che la fauna selvatica rappresenta un problema non solo per l’agricoltura ma anche per l’ordine pubblico perché cinghiali, ungulati, nutrie e cormorani “sono tanti”. Il Ministro delle Politiche Agricole ha così chiesto di organizzare un tavolo interministeriale con l’Ambiente e la Sanità, insieme all’ISPRA e alle Regioni, per “risolvere il problema”: che, con molta probabilità, si tradurrà in autorizzare gli abbattimenti.
“Il clima politico e culturale per la fauna selvatica, ma per gli animali in generale, è davvero drammatico in questo momento”, afferma Piera Rosati – Presidente LNDC Animal Protection. “Non è un mistero che la Lega Nord abbia sempre difeso il mondo venatorio e ora sta mostrando il suo vero volto. Non basta dire che i selvatici ‘sono tanti’ per andare in giro a sparare contro qualunque cosa si muova. Servono dati certi e, soprattutto, tentare prima di migliorare la convivenza uomo-animali con altri metodi non violenti. Inoltre, bisognerebbe verificare attentamente l’entità dei danni dichiarati dagli agricoltori che però, per loro stessa ammissione, spesso non attivano nemmeno le procedure per il risarcimento e quindi non sono facilmente tracciabili e quantificabili.”
“Ho scritto personalmente al Ministro Costa, da sempre sensibile alle tematiche ambientali e del bracconaggio, e al Presidente del Consiglio Conte per sensibilizzarli su ciò che sta accadendo in questo momento storico nel nostro Paese. La violenza, fisica e verbale, su qualunque essere vivente è ormai all’ordine del giorno e il proliferare di armi in mano a cacciatori – addirittura 17enni – non può certo essere un buon segnale né una cosa auspicabile, anche alla luce delle tante vittime umane e animali che muoiono per mano di questi personaggi dal grilletto facile che girano a piede libero nelle nostre campagne e nei nostri boschi”, conclude Rosati.
4 dicembre 2018
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