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Inserita in Cultura il 17/07/2018 da Direttore

Uno straordinario viaggio del Mediterraneo a Malta

Uno
Da Oliver Stone a Russell Crowe, da Benigni a Renzo Piano, passando per Caravaggio: Malta il set internazionale del Mediterraneo delle grandi opere
Lettera di Silvana Giacobini al Direttore Editoriale di retewebitalia.net : uno straordinario viaggio del Mediterraneo a Malta


Carissimo, sono giunta a Malta dall’amata Italia, più precisamente da Milano, su un volo rapido (1h 50 min. circa) e sono atterrata all’aeroporto internazionale di Malta.

E’ la prima volta che vedo l’isola e ho saputo che La Valletta è stata insignita del titolo di Capitale Europea della Cultura per l’anno 2018, quindi ci saranno stati numerosi luoghi da visitare ed eventi interessanti da annotare, tra mostre, festival del cinema, moda, musica e danza.

Data la mia lunga esperienza nel campo dei settimanali che ho fondato e diretto (“Chi” e “Diva e Donna” che tu ben conosci) e che si occupano spesso di spettacolo, non potevo ignorare che le terre calcaree, le fiumare e le lagune dell’isola di Malta avevano fatto da sfondo a film di grande successo.

Ad esempio alcune scene del Gladiatore con Russell Crowe girate a Fort Ricasoli ed a Vittoria, solo uno dei 120 film realizzati nell’isola a cominciare dagli anni 30′.

Ho conosciuto il suo regista Ridley Scott, una personalità gentile ed accudente in contrasto con la grandiosità della “Poetry of the violence”, film diventato un cult senza tempo.

Persino il nostro Roberto Benigni è approdato nel villaggio di Kalkara per girare “Pinocchio”.

Anche il film ghiotto di gossip “By the sea”, girato a Gozo, una delle 21 isole dell’arcipelago maltese, meta del divertimento e di incontro tra i giovani, in uno sfondo da sogno che ha riempito le pagine di magazine internazionali.

Fu anche la storia della crisi di coppia, interpretata da Angelina Jolie e Brad Pitt, che dalla finzione, sarebbe in seguito diventata realtà.

Regista del film è stata Angelina, già incantata dalle bellezze naturali di Malta da quando nel 2002 aveva accompagnato l’amatissimo Brad pronto ad indossare la corazza dell’eroe omerico Achille per girare il blockbuster “Troy” e poi “World War Z” sempre a Malta.

Aspre ed incontaminate come fermate nell’eternità di un pianeta arcaico, furono anche le location del film “Alexander” con Colin Farrell per la regia di Oliver Stone, dove la madre di Alexander era la magica pitonessa Angelina.

In realtà a spingermi a visitare La Valletta non è stata solo la Sua Concattedrale con i dipinti del Caravaggio esposti ai visitatori, ma anche le tre città fortificate dei Cavalieri: Vittoria, Englea e Cospicua, oltre al Forte Sant’Angelo e Sant’Elmo, con il desiderio di rivedere i luoghi del mio thriller paranormale “Chiudi gli occhi”, Cairo editore.

Allora studiavo il personaggio realmente esistito del Duca di Zagarolo Pompeo Colonna, che assassinò nel 1554 a Roma, a Palazzo Colonna, la bellissima suocera Livia Colonna della Rovere per mezzo di due sicari con trentaquattro coltellate. Per l’assassinio della ricca e potente Livia, il Duca fu condannato a morte e scomunicato, ma riscattò la sua condanna quando Papa Pio IV nominò Cardinale il di lui fratello, Marcantonio Colonna, che nel 1565 concesse l’amnistia a Pompeo inviandolo a capo di sei compagnie di fanti, in aiuto dei Cavalieri di Malta (Ordine che sostiene anche con opere di carità molte perone disagiate), estremo valore per difendersi dal grande assedio degli Ottomani.

Anni dopo, nel 1580, Pompeo Colonna si macchiò proprio a La Valletta, dove si era recato in qualità di “straticò” di Messina per domare la rivolta dei cavalieri contro il Gran Maestro, dell’omicidio di Calcerano Corbera, il marito dell’amante del fratello Marcantonio, che si era innamorato perdutamente della donna e la voleva tutta per sé, senza l’intralcio di un marito scomodo. Perseguitato dal Vicario Gregorio Bravo, Pompeo Colonna subirà cinque processi e morirà, forse avvelenato, prima della condanna.

Con emozione desideravo conoscere la fortezza di Sant’Angelo che Simam Bascia nel 1551 descriveva così: “per assalirlo e montarvi all’assalto, necessario sarebbe che gli Huomini havessero le ali, e che tutte le artiglierie, e tutti gli eserciti del Mondo non sarebbono bastevoli ad espugnarlo”.

Forte Sant’ Angelo si trova a Vittoriosa, l’antica Birgu, e si erge ancora maestoso a fare la guardia alla sua Isola dominando il Grand Harbour, il grande Porto Maltese. Lì si respira l’acre profumo della storia, oggi meta del turismo e degli Yacht più prestigiosi al mondo.

Si risale dunque al settimo secolo Avanti Cristo, quando i Fenici, mercanti e marinari esploratori, scelsero quel luogo strategico per difendere i propri commerci. Ci fu pure uno studioso del Sedicesimo secolo, Jean Quentin, che proclamò di avere trovato nella base del Forte Sant’ Angelo le vestigia di un antico tempio in cui un’iscrizione celebrava Didone, la regina fenicia suicida per amore di Enea.

Dando una rapida occhiata ai miei appunti, è stato molto interessante camminare lungo i bastioni della fortezza eretta nel 1530 dai Cavalieri, sui resti medievali di un Castrum Maris, il castello fortificato del mare, imprendibile da terra e da mare, con un enorme capacità di fuoco, che nasconde le segrete dove venivano imprigionati i condannati dei Cavalieri di Malta.

Tra loro, ci fu anche Michelangelo Merisi detto il Caravaggio che si era rifugiato a Malta dopo essere stato accusato di omicidio a Roma. Divenuto Cavaliere di Grazia ed ottenuta quindi l’immunità, ritrasse il Gran Maestro Alof di Wignacourt, in un dipinto ora conservato al Louvre. Realizzate sempre a Malta le sue opere di maggiori dimensioni come la “Decollazione di San Giovanni Battista” e “San Girolamo scrivente”, che ho potuto ammirare nella Concattedrale di La Valletta.

Imprigionato a Forte Sant’Angelo per essersi battuto con un cavaliere di rango superiore, Caravaggio evase fuggendo verso la Sicilia, certamente aiutato in nome della sua arte.

A La Valletta, possiamo trovare anche vestigia antiche o recenti, come le gallariji, i caratteristici vecchi balconi colorati, verdi, blu, gialli ocra, spesso protetti da una grata, una specie di paravento traforato chiamata Masharabiyya, dove un tempo ci si poteva affacciare per guardare la strada.

A rendere unica la parte moderna, l’architetto Renzo Piano ridisegna il centro della capitale, che include la Nuova Porta della città e la sede del Parlamento.

di Silvana Giacobini

 

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