Inserita in Cultura il 25/09/2017
da Direttore
Dall’isola di Marettimo alla Croazia, la Grecia e ora Gibilterra. Il mediterraneo diventa museo naturale delle sculture per promuovere la tutela della foca monaca
Una mamma foca monaca bacia e protegge il suo cucciolo. E’ questa l’immagine simbolica – riprodotta da Giulio Cosimi Bagada scolpendo la roccia – scelta come emblema per la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul rischio di estinzione della foca nel Mediterraneo.
E proprio il Mediterraneo diventa, per Giulio, tarquiniese doc, il simbolico museo in cui esporre varie versioni “gemelle” della propria opera. Così, dopo le installazioni già avvenute sull’isola di Marettimo, nelle Egadi, ed in Croazia, sull’isola di Vis, altre due versioni della scultura sono installate in questi giorni sull’isola greca di Othoni, situata tra le coste del Salento e quelle albanesi, e perfino presso il Museo Etnografico e Naturalistico di Gibilterra.
L’azione di sensibilizzazione, promossa dal Gruppo Foca Monaca, nasce a seguito dell’allarme sul rischio di estinzione della foca monaca del Mediterraneo lanciato negli anni sessanta dal WWF Italia. L
a foca monaca è il mammifero più minacciato in Europa e uno dei più rari al mondo, con una popolazione totale stimata in circa 700 esemplari distribuiti in gruppi che si riproducono nelle isole portoghesi di Madera, lungo la costa atlantica tra la Mauritania e il Marocco, nel Mar Egeo tra la Grecia e la Turchia e anche in numerosi piccoli nuclei disseminati nell’Adriatico e nel Tirreno. Stabilire rapporti di amicizia tra diverse piccole comunità del Mediterraneo unite da un “insolito destino”, quello di aver ospitato un tempo e in molti casi ospitare ancora oggi la rarissima Foca monaca.
“E’ importante preparare le comunità al possibile ritorno della specie non solo attraverso gesti simbolici, ma anche divulgando il più possibile informazioni corrette e aggiornate sulle condizioni di vita delle foche monache nel Mediterraneo. Va vista proprio in questo quadro l’attività’ svolta dal Gruppo Foca Monaca. Ogni anno numerosi avvistamenti portano alla ribalta questa specie che nel passato molti esperti avevano praticamente già data per estinta. Il nostro Gruppo raccoglie dati e informazioni da più di 35 anni - ha dichiarato Emanuele Coppola, documentarista e responsabile del Gruppo Foca monaca – e solo i dati verificati attraverso un preciso protocollo scientifico sono inseriti in una speciale mappa che indica la presenza certa di alcuni nuclei di foca monaca anche nelle Mediterraneo centrale”. Esperti del Gruppo Foca Monaca guidano piccoli gruppi di appassionati in visite alle aree di studio in Grecia, Turchia e Italia dove il contatto diretto con i rari animali è ora possibile e in alcuni casi perfino garantito.
IL PROGETTO: L’idea di diffondere piccole statue alle comunità locali costiere del Mediterraneo interessate dalla presenza antica o attuale della foca monaca è partita da un privato, Marco De Salvo, e sostenuta poi dal Gruppo Foca monaca. La statua ‘primogenita’ del progetto è stata collocata a Marettimo. Realizzata in pietra basaltina a grandezza naturale dall’artista tarquiniese Giulio Cosimi Bagada, è ora ospitata nella piazza principale del porto. La statua vuole ricordare a tutti che le grotte di quell’isola un tempo erano frequentate dalle foche monache, localmente conosciute col nome di “mammarino”. L’auspicio lanciato dai promotori è che le foche tornino a frequentare le grotte di Marettimo così come tanti altri luoghi delle coste del Mediterraneo. La statua è infatti un messaggio in difesa dell’ambiente e di tutte le creature miti e in difficoltà che il mondo moderno troppo spesso travolge: un messaggio di pace per il Mediterraneo.
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