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Inserita in Un caffè con... il 25/05/2017 da Direttore

La morale come fatto della ragione

La
La morale è il compendio delle regole del comportamento etico e si conforma alle leggi del tempo. Detto così sembra che si voglia confondere ma non è questo l’intento. Cerchiamo invece di capire cos’è la Morale e perché sia così difficile da sempre stabilirne i confini. Sì perché esistono dei confini, innanzi tutto, o si rischia di sforare negli eccessi che non sono sani mai. I primi confini sono dettati dal romanico buon senso, ma, in mancanza di questo, gli stessi romani stabilirono che detti confini dovessero essere tracciati dal rispetto della Legge in vigore.
Può la legge condizionare la morale? Deve! essendo la Legge un compendio di regole che definiscono i rapporti sociali non può essere altrimenti. Tutta questa premessa non vuole essere una banale dimostrazione di sapere ma è indispensabile introduzione del concetto di morale di cui oggi si parla tanto e soprattutto a sproposito.
Si è invocata la morale in Russia quando, sotto le mentite spoglie della trasparenza, ha difatti traghettato una posizione di potere verso una parzialmente diversa. Si è detto di tutto, in bene e in male, ma l’operazione ha messo fine alla guerra fredda tra USA e URSS, e non è poco.
È stata la morale che ha spinto un pugno di generosi sognatori a immaginare l’Europa Unita fondata sull’accordo e la collaborazione tra i Paesi membri con la definitiva cessazione delle belligeranze di qualsiasi natura, e non è poco!
Anche se le cornacchie invocano oggi sulla sua testa ogni sventura e il suo apparato burocratico scricchiola spesso sotto gli interessi di parte delle Nazioni che non hanno ancora somatizzato il cambiamento. La morale interviene quando deve finalizzare le azioni, anche se queste per realizzarsi seguono un percorso tortuoso di accordi e compromessi, e il fine è sempre il bene e l’interesse della Comunità.
Come metro di giudizio sembra semplice, ma non lo è, perché è invalsa l’abitudine ha giudicare la realtà che ci circonda secondo un codice morale personale o peggio dettato da predicatori di ‘verbi’ di facili salvamenti globali, e si torna alle fazioni, alle liti, alla guerra. E si invoca una morale che morale non è perché non fa gli interessi della Comunità, ma quelli di una fazione, e si mette la Cosa Pubblica in mano a delle persone incapaci di gestirla nell’interesse di tutti perché non sono persone libere e, di conseguenza, prive del primo requisito per poter rispettare le regole della morale: non possono fare ciò che vogliono, o che dicono di volere, anche ammesso che lo vogliano e dicano il vero.
Si possono portare ad esempio alcuni Soloni dell’Anti-mafia, come nel caso della dottoressa Saguto o dell’imprenditore Vincenzo Artale che hanno approfittato della copertura morale di una Associazione Anti-mafia tradendone i pur nobili intenti e rendendosi invece parte in causa. Per quanto possa sembrare assurdo il loro gesto è immorale, più che essere un mafioso dichiarato, perché tradisce la buona fede di chi combatte la mafia.
Ma se il pesce puzza dalla testa, ciò non vuol dire che il resto emani odore di santità, e mi riferisco a tutti coloro che giustificano, se non addirittura esaltano, questo comportamento da ‘furbo’, rendendosi praticamente responsabili della posizione di potere che queste persone raggiungono. E se si stravolge le Legge, se la Legge diventa quella del più furbo, anche la Morale ne risente di conseguenza, e così diventa ‘giusto’ e ‘moralmente corretto’ fare il proprio tornaconto perché tanto al Governo e altrove son tutti ladri.
La Morale è realtà comune a tutti gli appartenenti ad una Società civile e non appartiene a nessun credo, fede o dottrina che hanno invece l’obbligo, per essere accettate, di rispettarla. Questo deve essere chiaro sempre! Essere in democrazia vuol dire anche questo! Tempi più rigorosi sul piano della libertà personale hanno dettato regole che hanno aiutato l’Umanità a crescere, ma la scelta di essere liberi e indipendenti, di fare parte di una Società che si dichiara democratica vuol dire crescere di conseguenza e non dover dipendere da chi ci dice cosa è giusto o cosa non lo è, ma saperlo noi, e agire di conseguenza sempre!
È difficile da capire? No! È difficile da fare? Sì! Una guida serve probabilmente ancora per molti; per troppi di noi crescere senza un tutore è difficile. Quello che ci circonda ogni giorno è un fiume in piena di gente che corre e sembra non avere più un’anima, concentrata com’è in se stessa. Sono gli albori di una Società più responsabile e democratica in cui ognuno deve assolvere al proprio compito in maniera autonoma e concorde con chi gli sta vicino e con cui collabora, in un’ottica di rispetto delle idee altrui e di tolleranza di quelle diverse.
È un’alba di una fase critica per l’Umanità! Non è la prima volta che questa si trova di fronte ad un cambio radicale di comportamento sociale e generalmente, almeno per quello che riguarda il passato, questo è successo in coincidenza con uno scontro cruento tra il nuovo e il vecchio e un conseguente bagno di sangue. Si può evitare? Sì, se si agisce nel rispetto dei dettami corretti della Morale sociale e non seguendo i singoli moralismi nati per creare separazione e piccole sacche di potere personale.
Cosa bisogna fare perché questo processo abbia un esito positivo e il meno possibili cruento? Rispettare i dettami della Morale sociale e, se non ci si sente sicuri, affidarsi ad una guida. Si può non sapere che cosa fare, non si può fare finta di non capire però chi possa esserci da esempio tra coloro che ci circondano. Le caratteristiche dell’homo bonus, come lo si chiamava una volta, non sono difficili da riconoscere ancora oggi: cura gli interessi della comunità a cui appartiene, o della quale detiene un incarico, senza farne un tornaconto personale, ascolta tutti e dialoga con tutti, ha le sue idee ma rispetta quelle degli altri e le confronta per imparare, sempre convinto di non essere detentore di nessuna verità; non fa propaganda del suo credo, li rispetta tutti, non cerca di imporre idee e non predica soluzioni drastiche e radicali.
È sufficiente seguire persone come queste, e dare loro fiducia affinché siano loro a ricoprire incarichi di fiducia e non i furbi di tutte le stagioni, o i fanatici di ogni credo. Non è facile quanto sembra perché occorre fare violenza su se stessi! Nel primo caso, e parlo dei furbi, bisogna avere il coraggio di mettere in secondo piano i propri interessi (non ho detto eliminarli, solo passarli in secondo piano) o li si continuerà ad ammirare ed imitare, e di conseguenza a votare, per lamentarsi poi che non fanno il loro dovere o sono collusi col malaffare. Nel secondo caso, ed è anche più difficile, bisogna imparare a diventare tolleranti (sì diventare! Perché tolleranti non si nasce) e accettare che le idee degli altri sono la ricchezza dell’Umanità intera, anche se non le comprendiamo. Il Cristo la chiama Carità e la ritiene più importante della stessa Fede, Platone ne cerca l’essenza nelle radici che riconosce comuni a tutti gli uomini denunciando la parzialità della conoscenza umana basata solo sulla percezione fenomenica.

 

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