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Inserita in Cronaca il 16/10/2013
da Marina Angelo
L´inchiesta sulla formazione professionale si allarga anche a Trapani
Una macchia d’olio che si allarga con il passare del tempo pronta a scoprire le patacche di chi si è unto di colpe ai danni di altri: i contribuenti siciliani e i lavoratori del comparto che, da oltre un anno, si trovano a pagare le conseguenze di una cattiva gestione.
E’ la sintesi, nemmeno troppo approssimativa, dell’inchiesta sulla formazione in Sicilia, uno dei più grandi scandali della Regione. Non l’unico, certo, ma tra i più pesanti. Pesa in numeri: quelli dei denari rubati ai contribuenti dai titolari degli enti di formazione e dei politici (che nel frattempo, pare secondo gli arresti, ne abbiano approfittato per spassarsela in viaggi, acquisti, compravendite, cessioni aziendali); quelli delle assunzioni di favore fatte a parenti, amici e company, e oggi più che mai, pesa il prezzo che stanno pagando i lavoratori del settore che, sono chiamati a pagare con i loro conti correnti in attesa di stipendio, le malefatte di chi gestiva l’intero settore.
Pesa all’economia di una Regione che ha le casse in rosso da tempo (troppo). Pesa alla faccia e all’onore della gente onesta che giornalmente lavora per una Sicilia migliore.
L’inchiesta, che cammina di pari passo con lo scandalo, aperta e portata avanti da diverse procure, ha raccolto già alcuni frutti marci. Gli ultimi sono quelli di qualche giorno fa a Catania dove lavoratori immigrati restavano a casa percependo lo stesso del denaro. Tutto vero.
Succedeva in 5 centri di formazione: Anfe, Iraps, Anfes, Issvir e Efal che in cinque anni avrebbero ricevuto 67 milioni di euro di fondi comunitari. Dieci le persone arrestate con le accuse di peculato, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, corruzione, falso e frode fiscale.
A denunciare erano stati, lo scorso 20 settembre, l’assessore Scilabra e il presidente Crocetta che, in una nota scriveva «Gli arresti effettuati a Catania su richiesta della Guardia di Finanza e del procuratore Gennaro, rivelano l´esistenza di un mondo di colletti bianchi protesi all´accaparramento illecito della risorse pubbliche. Tale mondo è stato coperto e qualche volta rappresentato da una parte consistente del sistema politico siciliano, che ha fatto anche gli affari con tale sistema deviato. Viene fuori il ruolo di qualche funzionario della Regione e di parenti eccellenti di politici, nello schema classico che troviamo in tutta la formazione: fatture false a fronte di servizi inesistenti e a volte anche di alunni inesistenti. Ormai sono pochi gli enti che si salvano dagli scandali ed è l´ora di ripensare concretamente a un nuovo sistema di formazione che faccia a meno degli enti privati, che non solo effettuano i servizi a costi molto più alti di quanto costerebbero direttamente alla Regione, ma forniscono spesso una qualità dei corsi assolutamente inaccettabile. La Regione sarà ancora più dura, ha concluso il Governatore, nei confronti di coloro che sbagliano o hanno sbagliato, ritenendo che i soldi dei siciliani debbano essere spesi per il popolo siciliano e non finanziare le clientele della politica. Su questo tema noi abbiamo aperto uno scontro sin dall´inizio che sta portando a fare chiarezza e pulizia».
Parole prese alla lettera dalle Procure di Trapani e Caltanissetta. In questi giorni i militari della Guardia di Finanza sono tornati alla carica e hanno sequestrato documentazioni che riguardano i finanziamenti ricevuti da vari enti. Se per Caltanissetta gli enti finiti sul mirino sono l’Enaip Asaform a Trapani sarebbero molti di più ma nessun nome al momento trapela.
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