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Inserita in Politica il 13/12/2016 da Direttore

Questo blocca il futuro e annienta la cultura: la vergogna di impostori sempre e comunque al comando

Questo
La vittoria dei No è da ascrivere soprattutto agli italiani. Se questa conclusione è ampiamente condivisa, non si comprendono le manovre di aggiramento, le ritornanti torsioni e, quindi, i tentativi di affidarsi ad interpretazioni di comodo sulla volontà degli elettori del 4 dicembre. Un nostro pensiero, coltivato da tempo, va ad una anomalia, a una forzatura che ha messo in discussione diritti e sovranità dei cittadini, che risale al 1994 quando, dopo il referendum del ´93, si votò con una nuova legge elettorale. Iniziava il mutamento dei partiti in movimenti di leader, di cacicchi e la sterilizzazione di un principio costituzionale portante quale il pluralismo, la ricchezza dell´associazionismo, l´apporto spontaneo, e non confezionato, di energie, di intelligenze. Dunque la fine della partecipazione e della responsabilità. Si diceva allora che la nuova legge elettorale avrebbe assicurato stabilità e governabilità. Abbiamo visto come è andata a finire! Una parentesi lunga di oltre 22 anni di sospensione della politica. E allora il 4 dicembre quella valanga di No cosa significa, quale messaggio raccogliere, quali decisioni assumere coerentemente? Ritengo che gli italiani hanno sventato di far entrare "a regime" la seconda repubblica difendendo la Costituzione e il lavoro dei costituenti! Il dirigismo, l´affastellarsi di interessi esclusivi è stato respinto! Le vestali delle novità hanno mostrato i limiti di una storia conosciuta: la novità era apparente per conquistare potere. C´era solo l´antica lotta per "contare" ed "avere" bordata di "diverso". So che siamo in presenza di strettoie. Ma bisogna operare perché una legge elettorale, che introduca il proporzionale, sia l´occasione per ricostruire un rapporto tra società legale e quella reale, tra rappresentanti e rappresentati, per rivivere il territorio e favorire l´affermarsi dei partiti dove si seleziona la classe dirigente. In conclusione bisogna riproporre valori dispersi da scismi, abiure e dalle debolezze di molti opportunisti. Senza i riferimenti identitari la storia è in mano agli approfittatori di scarsa fede. Ho presente tanti democristiani presunti perché da sempre privi di fede ma ricchi di spavalda supponenza. Sono questi presenti in qualsiasi "epoca" con balzi sempre più spericolati. Ma sempre al comando. Questo blocca il futuro e annienta la cultura: la vergogna di impostori sempre e comunque al comando. È di questa vergogna il Paese deve sbarazzarsi. Da qui inizia il nuovo, questo sì, della ritrovata libertà e dignità!
Mario Tassone

 

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